La Sambenedettese di Fedeli punta tutto sulla tenacia di Montero
Il presidente punta ancora al sogno della serie B. E l'allenatore, nonostante alcuni passaggi a vuoto, è uno che non molla mai
Paolo Montero aveva una voglia matta di tornare in Italia, dove lo avevamo conosciuto per le vittorie con la Juventus e per le espulsioni. Sono sedici, numero che lo pone leader incontrastato della classifica in serie A, distribuite tra gli anni all'Atalanta (dal 1992 al 1996) e quelli a Torino (dal 1996 al 2005), dove lo aveva voluto Marcello Lippi, suo allenatore a Bergamo. Un leader riconosciuto della difesa, dove si muoveva da centrale. Un carattere che non perdonava nulla, neppure i tifosi avversari. Come quelli della Fiorentina, con cui faceva anche a botte quando andava in vacanza da un amico a Viareggio.
Montero si era congedato il 9 aprile 2005, dopo aver disputato l'ultima partita, per tornare in Sud America, prima in Argentina e poi a casa, in Uruguay. Aveva giocato fino al 2007 quindi, a 36 anni, aveva detto basta per provare a inventarsi una carriera da agente di calciatori. Una carriera che non lo aveva mai catturato fino in fondo, anche se ci sono volute ben sette stagioni per rivederlo su un campo. Nel 2014 riparte come allenatore dal Penarol, la squadra con cui aveva smesso. Poi esperienze in Argentina con Boca Unidos, Colon e Rosario Central, fino al richiamo dell'Italia. Avviene tutto di fretta in estate, quando Franco Fedeli, presidente della Sambenedettese, contatta il procuratore di Montero e gli chiede se il suo assistito sia interessato a un'esperienza sulla panchina rossoblù. Una “non trattativa”, tanto è forte il desiderio di ritrovare un Paese che aveva amato: Montero dice immediatamente sì, partendo dalla serie C.
Un'avventura per lui entusiasmante ma, al tempo stesso, potenzialmente pericolosa. San Benedetto del Tronto è piazza di grandi innamoramenti come di altrettanto grandi arrabbiature, quando le cose non girano. In questo angolo di Marche hanno tirato su portieri che hanno scritto la storia, come Stefano Tacconi, passato nel 1979-80, e Walter Zenga, arrivato subito dopo il futuro numero uno della Juventus: due stagioni nelle Marche, per andare direttamente all'Inter nel 1982. Erano stati gli anni migliori del calcio rossoblù, quelli di una serie B attraversata negli anni Ottanta e salutata nel 1989, cui aveva fatto seguito la solita sequela di problemi economici, come il fallimento che obbliga a ripartire dall'Eccellenza nel 1994. Ma anche nei giorni più difficili, da queste parti hanno sempre apprezzato il bel calcio, storcendo la bocca quando si presentavano tecnici maggiormente propensi a conservare che ad attaccare. Una storia che Montero ben conosceva, al punto da promettere, il giorno della presentazione, “una squadra che sappia giocare un calcio divertente, a cominciare dai quattro difensori: chi difende, oggi, ragiona come i centrocampisti dei miei tempi”. Sambenedettese che si schiera con il 4-3-3, proposto da una squadra senza grandi nomi ma con elementi adatti alla categoria. Un gruppo capace di ottime prestazioni come di notevoli passaggi a vuoto. Nell'ultimo turno, prima di battere la FeralpiSalò, i rossoblù avevano raccolto una vittoria e cinque sconfitte in sei partite.
In altri tempi uno come Fedeli non avrebbe avuto problemi nel congedare l'allenatore. Gli era successo diverse volte nella sua lunga attività dirigenziale, cominciata con la Ternana e poi passata da Latina, Arezzo, Ancona, Perugia e Rieti, sempre come socio. A San Benedetto è arrivato cinque stagioni fa, come proprietario al 100%. Non vive in città, ma sa annusare l'ambiente e anche il presidente è convinto delle qualità di Montero, non soltanto per un tifo juventino avviato ai tempi del trio Boniperti-Charles-Sivori. E per questo non ha mollato un allenatore in cui crede, che - raccontano - sarebbe seguito con costanza da alcuni club di serie A. Fedeli è uno pratico, uno che ha costruito la propria fortuna imprenditoriale aprendo oltre una cinquantina di supermercati, puntando sempre sull'alimentare, “un settore che regge ancora bene”. È così pratico al punto da sottolineare che potrebbe salutare San Benedetto al termine della stagione, visto che la serie C è considerata la categoria più onerosa del calcio italiano: tante spese e pochi introiti. Una promozione in B aiuterebbe a cambiare la prospettiva. Per ora si parla solamente di ambizioni playoff, ma il girone B è il più equilibrato dei tre. E Montero è soprattutto uno abituato a non mollare mai.