il foglio sportivo – il ritratto di bonanza
Atalanta, coraggio e onore
Si era presentata in Champions League con la stessa intraprendenza mostrata in campionato. Aveva racimolato tre sconfitte e zero punti nel girone di andata. Poi la svolta e la qualificazione agli ottavi di finale
[Anticipiamo un articolo del numero del Foglio Sportivo in edicola domani e domenica. L'edizione di sabato 14 dicembre e domenica 15 dicembre la potete scaricare qui dalle 23,30 di venerdì 13 dicembre]
C’è un rapporto molto stretto tra coraggio, onore e credibilità. Chi è coraggioso nel calcio si distingue se non per il risultato, a volte ingiusto e quindi sbagliato, per l’onore. E chi è onorevole diventa improvvisamente credibile. L’Atalanta, dopo aver guardato la classifica di Champions dal basso, ferma come una pianta, a zero punti dopo tre partite, ha lentamente ripreso vita, anche se la vita in lei, come la clorofilla nelle sue foglie non aveva smesso di colorare il gioco.
Si era presentata in Europa con la stessa intraprendenza mostrata in campionato. Inizialmente ha ricevuto schiaffi, bullizzata dal resto della compagnia, ma non ha pianto, né chiesto aiuto a nessuno. Si è comportata con onore. Non si è nascosta, ha continuato a gridare la propria differenza, un gioco di rimandi offensivi costanti, di pressione sull’uomo, di velocità e inserimenti da dietro, con difensori pazzi, assaltatori senza un domani. Dopo la cinquina subita con il City, Guardiola li ha elogiati, e qualcuno lo ha preso per un lusingatore vanitoso, un uomo che si complimenta per piacere ancora di più. Invece, da preveggente, aveva capito che Gasperini stava esportando dall’Italia un buon prodotto tipico. Finalmente.
Il coraggio dei bergamaschi si è tradotto in spinta. Come un motore a trazione integrale, la squadra ha cambiato marcia senza sbandare mai, compatta, sicura anche nel disegnare curve pericolose. Un giocatore ovunque, Pasalic, un’invenzione, la traduzione sul campo di quella che si chiama idea. Il croato, al Milan chierichetto timido, si è trasformato in leone pur mantenendo la faccia di un bambino. Il resto è stato un crescendo di convinzione. Gasperini non ha perduto neanche un istante quel sorrisetto malizioso che caratterizza gli illusionisti, sapendo di poter cambiare le carte in ogni momento di qualsiasi partita, in mezzo a tempeste di freddo e ad arbitraggi irrispettosi. Mago Gasperini ha toccato il pollo e ne ha fatto oro, costringendo al digiuno chi ha avuto denti deboli e bisogno di carne per sopravvivere. Ma sono questi i miracoli di cui si nutre. Gasperini vive per la trasformazione, mutando genere e ordine ai suoi giocatori. Aprendo il campo a chi se l’era chiuso per quella che sembrava una vocazione. Come nel caso di Gomez, che chiamarlo Papu sembra adesso quasi uno scherzo. Gomez che da piccino è diventato un gigante, ora dietro le punte, ora di lato. Genio imprendibile, che punta e salta, cade e si rialza come una specie di trottola.
E adesso Dea, divinità del gioco, col tuo coraggio che è onore, di quale amore ci farai soffrire?