il foglio sportivo
Fino all'ultimo sparo
Sciare e colpire il bersaglio, faticare e restare concentrati. Le vittorie di Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi e il Mondiale in casa. Perché il biathlon ci piace sempre di più
Fino all’ultimo sparo. Non è il titolo di un film western, ma la legge di una gara di biathlon. Lo sport che mette insieme lo sci nordico e il tiro a segno. È facile pensare che questa disciplina, sulla rampa di lancio per uscire dalla nicchia, grazie alle imprese di due campionesse straordinarie, Lisa Vittozzi e Dorothea Wierer, abbia origine dalla caccia nei boschi sulle colline scandinave. Tutto quanto ci fa scivolare sulla neve viene dal nord Europa: ci sono pitture rupestri che raffigurano uomini con sci e arco che risalgono al terzo millennio avanti Cristo. Più recenti le testimonianze che arrivano dalla Cina, risulta anche un racconto di Virgilio che narra di caccia sugli sci, datato 40 avanti Cristo. Naturalmente sci e armi sono stati abbondantemente coniugati in ambito militare. I primi eserciti del nord che impararono l’arte di spostarsi così velocemente sulla neve ebbero vita facile anche contro eserciti più numerosi, come i finlandesi nel 1550 contro i russi nella battaglia di Kivennapa.
Solo dopo la Seconda Guerra mondiale la dimensione puramente sportiva cominciò a prendere piede, ma non in Italia. Fino a quando, negli anni Settanta, un albergatore della Valle di Anterselva, Paul Zingherle, incontra una pattuglia militare in allenamento in Val Ridanna e chiede se può interessare la realizzazione di un poligono fisso a due passi dal lago in fondo alla sua valle. Il colonnello Battista Mismetti (olimpionico di fondo a Cortina 1936) ascolta e accoglie la proposta. Quel lago era un piccolo gioiello tra i boschi dove trovava pace Enrico Mattei con la sua canna da pesca, tanto da far costruire una villa, un buen retiro, dove non perdeva occasione di passare ogni momento libero, e dove aveva trovato una delle persone più fedeli, Peter Hittaler, che per un puro caso non si trovava sull’aereo dell’allora presidente dell’Eni quando esplose nel cielo di Bascapé per un attentato.
Foto LaPresse
Anterselva era, ed è, una delle poche stazioni turistiche a sud delle Alpi completamente dedicata al fondo. Qui i piccoli sci stretti non sono un succedaneo dello sci alpino: non c’è neppure un microscopico ski lift. Qui negli anni Settanta si butta il primo seme di uno sport che a febbraio celebra per la sesta volta i Campionati del Mondo, e questo sarà anche il campo gara del biathlon nelle Olimpiadi 2026. Dal 13 al 23 febbraio, questa valle di neppure tremila abitanti, compresa nel comune di Rasun, cambierà faccia. “Nelle gare del fine settimana avremo venticinquemila spettatori al giorno, spalmati sui nove giorni del campionato raggiungeremo le centosettantamila presenze”, racconta con orgoglio Erica Palhhuber, segretario generale del comitato organizzatore. “Sono numeri importanti e, oltre al nostro storico pubblico composto soprattutto da norvegesi, tedeschi, tifosi dall’est Europa, quest’anno aspettiamo un incremento notevole di appassionati italiani. Dobbiamo ringraziare le nostre campionesse Wierer e Vittozzi che l’anno scorso hanno dominato”. Dorothea ha vinto la Coppa del Mondo assoluta (prima italiana della storia) e quella dell’inseguimento, Lisa la coppa del mondo individuale che si assegna su un calendario di sole tre gare. Dorothea Wierer è stata eletta atleta dell’anno della Federazione Italia sport Invernali, cosa mai successa prima a un biathleta.
Negli ultimi due anni gli italiani sono saliti su un podio almeno una volta in ogni tappa di Coppa del mondo; ci sono le ragazze, ma anche Dominik Windisch e Lukas Hofer: tutti insieme formano il quartetto della staffetta mista che ha già vinto due bronzi olimpici nel 2014 e nel 2018, il bronzo mondiale 2019 e ha cominciato questa stagione dominando.
“È uno sport molto emozionante da seguire”, sottolinea Dorothea parlando con il Foglio Sportivo, “si decide sempre all’ultimo sparo (ogni errore al poligono si paga in tempo o distanza a seconda della gara). Sci e tiro a segno sono discipline molto diverse, uno di fatica e l’altro di concentrazione, il mix tra le due crea un effetto thrilling, proprio perché fino all’ultimo colpo di carabina la classifica si può ribaltare. Mi piacerebbe che anche in Italia ci fossero manifestazioni come quella del 28 dicembre in Germania nello stadio dello Shalke04, con quarantamila persone in delirio, ma che quando spariamo seguono in religioso silenzio”.
Per anni tutti i praticanti venivano dalla valle di Anterselva, ora la geografia del biathlon si è allargata. Lisa Vittozzi, veneta di Pieve di Cadore che da ragazzina aveva cominciato con il fondo, è la punta di diamante della pattuglia sempre più folta che non è nata nell’enclave altoatesina. Lisa è una delle migliori tiratrici del circuito, un vero cecchino. “Sono molto brava a sparare, ma non mirerei mai a un animale: la caccia non mi attrae”, dice. Gli impianti attuali oltre che in Alto Adige si trovano in Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia, Trentino e Friuli. I praticanti crescono e c’è una Coppa Italia che abbraccia tutte le categorie di età a cominciare dai tredici anni (sparano con una carabina ad aria compressa), ma se pensiamo che i praticanti sono un decimo rispetto a paesi come Francia o Germania, risultati alla mano possiamo parlare di un vero miracolo italiano.
Gli sponsor vanno a caccia delle nostre due atlete. Si dice che il valore della Wierer superi i cinquecentomila euro all’anno. Tra i primi a credere nel potenziale commerciale di Dorotea e Lisa è stato Luca Moretti presidente dell’Atp di Livigno: “Quattro anni fa abbiamo cominciato a pensare a un team di atleti di vari sport come ambassador della nostra località. Abbiamo Federica Pellegrini, imbattibile in Italia, le due biathlete ci danno un incredibile ritorno nell’est europeo e in Scandinavia, che sono mercati per noi molto importanti. Ma qui non si tratta di fare solo immagine, siamo una capitale dello sport praticato, è nata la pista di atletica, arriverà la piscina da cinquanta metri perché la Nazionale di nuoto oramai è una habitué. Non potevamo non creare un poligono di tiro diventando luogo ideale per gli allenamenti. Siamo a quasi duemila metri sul livello del mare, condizioni ideali per prepararsi ai grandi eventi come Mondiali e Olimpiadi.
Le gare mondiali saranno trasmesse anche dalla Rai, che però ignora completamente la Coppa del Mondo (un’esclusiva Eurosport). “Senza nulla togliere all’impegno di Eurosport, avere le dirette su una piattaforma in chiaro, visibile a tutti, per noi è importante”, sottolinea Erika Pallhuber. Eurosport ha sempre creduto nel biathlon, sin dagli anni Novanta, è un fiore all’occhiello del canale allsport di Discovery che si può vedere su Sky, su Dazn e con l’applicazione smart Eurosport player. I numeri che può fare la Rai anche con una trasmissione occasionale, ma in chiaro, sono differenti, però il canale sportivo ha avuto in questi ultimi anni il polso della crescita di interesse. Gli ascolti tra la stagione 17/18 e quella 18/19 sono cresciuti del trentacinque per cento e nelle prime gare della stagione appena iniziata il trend continua. Il giorno della vittoria di Dorothea Wierer nella coppa del mondo assoluta l’ascolto medio è stato di centoundicimila telespettatori, quasi un record assoluto per la rete.
I due commentatori, Dario Puppo e Massimiliano Ambesi sono diventati popolari tra i maniaci del biathlon. Qualcuno li ha paragoniti alla coppia Gianni Clerici-Rino Tommasi del tennis e qualche analogia è reale. Puppo è l’anima passionale della coppia, quello che salta sulla sedia, Ambesi, che come Tommasi ha una voce inconfondibile anche a occhi chiusi, è il mago delle statistiche. “Ho cominciato da solo grazie alla mia esperienza di commentatore dello sci nordico – ricorda Dario Puppo – Max mi scriveva durante le telecronache dandomi sempre spunti interessanti, fino a quando un giorno si è presentato in studio e lì è nata la collaborazione”.
“Ho praticato il pattinaggio in tutte le sue forme e si da bambino le vacanze sulla neve erano le più belle”, racconta al Foglio Sportivo Massimiliano Ambesi. “Mi sono appassionato a tutti gli sport invernali e benché abbia studiato Giurisprudenza ho sempre avuto una mente matematica, questo assieme ai miei appunti mi aiuta nelle statistiche, però se non sono sicuro non mi sbilancio. Tocco con mano il successo del biathlon dalla quantità di messaggi che ricevo, oramai ho superato il centinaio a settimana. Ogni tipo di richieste: risultati del passato, curiosità, pronostici, talent scout”.
Ora non resta che centrare il bersaglio delle medaglie ai Mondiali di Anterselva per diventare ancora più grandi.
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