In campo pensava soltanto a se stesso. Era egoista e arrogante. Era come devono essere i campioni. La maglia gialla dei Los Angeles Lakers che indossava era un pretesto, la verità è che giocava a basket per la sua gloria e per quella di nessun altro. I compagni di squadra? Non li guardava nemmeno. Gli avversari? Ogni volta che ne guardava uno negli occhi voleva trasmettere la sensazione che avrebbe potuto strappargli via il cuore. Si fidava soltanto del proprio talento, sapeva che sarebbero state le sua braccia e le sue gambe a portarlo lontano. Lo sport, anche quello di squadra, è sempre una questione privata.
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