Super Bowl, istruzioni per l'uso
All’Hard Rock Stadium di Miami, nella notte tra il 2 e il 3 febbraio si sfidano San Francisco 49ers e Kansas City Chiefs. Chi può vincere? Chissà, intanto ecco alcune buone ragioni per dubitare dell'una e dell'altra
Come succede ogni anno, alla fine si riduce tutto a una partita. La finale di campionato di uno sport tutto americano, che però trascende regolarmente i suoi confini per trasformarsi in uno degli eventi più seguiti al mondo. Il Super Bowl è ormai parte del senso comune: per i suoi eccessi, per i soldi che ci girano attorno e che si avvicinano molto a quelli di una manovra finanziaria, per la guerra milionaria degli spot, per il rituale pop dell’Half Time Show, quest’anno affidato a due icone come Shakira e Jennifer Lopez, e anche per il lato sportivo.
A fronteggiarsi sul campo dell’Hard Rock Stadium di Miami, nella notte tra il 2 e il 3 febbraio, ci saranno i San Francisco 49ers e i Kansas City Chiefs: le due squadre più forti della stagione, secondo molti osservatori. Niente spazio, dunque, per polemiche come quelle dello scorso anno, quando un’azione controversa nella semifinale tra New Orleans Saints e Los Angeles Rams aveva innescato discussioni molto simili a quelle italiane intorno al Var, seguite pure da un cambio di regolamento.
Cento anni di NFL
Gli ingredienti per un’edizione appassionante ci sono tutti, a cominciare da un anniversario d’eccezione: sono infatti passati cento anni dalla nascita della National Football League, l’attuale lega professionistica di questo sport, che tra i suoi antenati vanterebbe il rugby e, strano a dirsi, il nostro calcio. E nell’anno delle elezioni presidenziali americane, in quella partita parallela giocata a suon di spot e milioni, sono pronti a entrare anche il Presidente Donald Trump e il candidato democratico ed ex sindaco di New York Mike Bloomberg. I due contendenti avrebbero infatti acquistato spazi pubblicitari per un minuto ciascuno, al costo di dieci milioni di dollari.
Viene allora da chiedersi se non sia il destino ad aver condotto in finale i San Francisco 49ers, la squadra in cui militava quel Colin Kaepernick che aveva iniziato a non alzarsi in piedi durante l’inno americano proprio in protesta contro le politiche di Trump, e che ora è fuori dal giro mentre l’America si divide nell’attribuire le colpe a lui o ai timori dei vertici NFL.
Del resto, fa tutto parte del fascino del Super Bowl: c’è lo sport, e c’è molto altro. C’è dentro una nazione intera, che tuttavia mantiene per il momento gli occhi puntati su due squadre che lasciano presagire una delle finali più interessanti di sempre.
San Francisco 49ers: perché non possono vincere
I San Francisco 49ers arrivano a giocarsi il Super Bowl al termine di una stagione storica: 13 vittorie e 3 sconfitte nella regular season, e una cavalcata trionfale nei playoff culminata domenica in una vittoria schiacciante sui Green Bay Packers. Tutto questo non è bastato però a convincere gli analisti, che vedono i Kansas City Chiefs come favoriti per la vittoria finale. I 49ers sono una squadra relativamente nuova, rifondata dopo un periodo nero. Negli ultimi 5 anni ai playoff non ci erano mai arrivati, e il trofeo manca dal 1994. Certo, ora le cose sembrano nettamente diverse, ma sulla strada verso il Vince Lombardi Trophy, potrebbero ancora inciampare su qualche sassolino.
• Un incubo di nome Mahomes. Che Partick Mahomes, quarterback dei Kansas City Chiefs, sia un fuoriclasse, ormai è cosa nota. Nel 2018, al suo primo anno da titolare, è stato nominato MVP, ovvero miglior giocatore della stagione, e da allora le sue prestazioni sono sempre rimaste su livelli altissimi. Come se non bastasse, è il tipo di fuoriclasse che può fare particolarmente male a San Francisco, perché è un quarterback che corre. Contro le squadre che hanno schierato questo tipo di giocatore, i 49ers quest’anno hanno sempre faticato. Certo, a Mahomes non manca un braccio da paura, ma a quanto pare le sue gambe sono capaci di azioni impressionanti, come quella che ha letteralmente terrorizzato i Titans nelle semifinali. Se i 49ers non riusciranno a fermarlo, la sua mobilità potrebbe dare ai ricevitori di Kansas City quei secondi in più necessari per trovare i buchi nella difesa di San Francisco.
• L’incognita Jimmy-G. Il quarterback di San Francisco Jimmy Garoppolo, per gli americani “Jimmy G.”, si è formato nei New England Patriots alla corte di Tom Brady, uno che di Super Bowl se ne intende. Ma la sua stagione è iniziata con molti dubbi, anche perché era reduce da un pesante infortunio al legamento crociato anteriore. Fin qui è andato decisamente bene, ma nei playoff è stato chiamato in causa poche volte, limitandosi per lo più a consegnare la palla ai suoi compagni per il gioco di corsa. Durante la stagione, quando si è trovato a puntare sui passaggi, qualche problema di turnover (cioè di palle recuperate dagli avversari) non è mancato. La difesa dei “Niners” ci ha messo una pezza, ma in una finale questi errori possono costare cari. Sarà interessante vedere se questo ragazzo dalle origini abruzzesi (di cui va fiero) saprà smentire questi dubbi, conquistandosi un posto tra i grandi.
• Coi Chiefs non si corre. Parlando di corse e di 49ers, non si può non citare il running back Raheem Mostert, che nei playoff ha letteralmente fatto la differenza. Ma i Chiefs, in quanto a contromosse, sembrano ben messi: nella semifinale contro i Tennessee Titans hanno tenuto a bada il leader della lega di quest’anno, la rivelazione Derrick Henry. E si preparano a fare lo stesso anche contro San Francisco, riportando il “pallino” del gioco in mano a Garoppolo.
Kansas City Chiefs: perché non possono vincere
A Kansas City, in questi giorni, tutto è rosso: rosso come le bandiere dei Chiefs spuntate ovunque, e rosso come le magliette della squadra che sono comparse anche addosso alle statue. Persino Papa Francesco, che già aveva ricevuto in dono una casacca dei Baltimore Ravens, ora ne possiede pure una dei Chiefs, regalatagli dal vescovo di Kansas City. Tutto questo non stupisce, se si pensa che questa città aspettava la finale da cinquant’anni: l’ultima volta, infatti, risale al trionfo sui Minnesota Vikings del 1970, e nessuna squadra che abbia giocato un Super Bowl ha dovuto attendere tanto quanto loro, per disputarne un’altro. C’è fame, da quelle parti. E c’è una squadra completa, guidata da un allenatore esperto come Andy Reid e da quel Patrick Mahomes che a soli 24 anni è considerato da molti come il miglior quarterback in circolazione. Fin qui tutto bene. Il problema è che dall’altro lato ci sono i San Francisco 49ers, un team che quest’anno fa davvero paura.
• Le false partenze. Ogni partita di football fa storia a sé, e figuriamoci un Super Bowl. Ma se si guarda al percorso di Kansas City nei playoff, saltano all’occhio due grandi rimonte contro gli Houston Texans e contro i Tennessee Titans, arrivate però a seguito di due avvii di match decisamente sotto tono. Prima di prendere in mano la partita e di travolgere gli avversari, i Chiefs erano finiti sotto rispettivamente di 24 e 10 punti. Se una situazione del genere dovesse replicarsi contro i 49ers, potrebbe essere decisamente complicato rimontare: ne sanno qualcosa i Green Bay Packers, spazzati via da San Francisco nel primo tempo dopo una partenza a rilento.
• Il reparto difensori. Un adagio tra i più citati nel football americano afferma che “Gli attacchi fanno vendere i biglietti, e le difese fanno vincere le partite”. In questo senso, i 49ers sono in una botte di ferro, con una delle migliori difese del campionato. Per la precisione la seconda miglior difesa, a quanto dicono gli analisti di “Football Outsiders”, che collocano invece Kansas City al quattordicesimo posto. Se il detto dei vecchi allenatori di football dovesse rivelarsi corretto ancora una volta, le cose non si mettono bene per l’attacco dei Chiefs.
• Forza contro velocità. Mahomes è un campione, e come quarterback può rivelarsi micidiale. Ma il 2 febbraio a Miami avrà di fronte un gruppo di giocatori pronti ad abbattersi ferocemente su di lui. Tra questi Nick Bosa, uno di quei difensori che fanno paura a chiunque, quando si piazzano sul campo. Nei videogiochi a tema, mettono attorno a giocatori come questo una stellina rossa, per riprodurre l’ansia che provoca vederselo schierato contro. Nella finalissima sarà lì in carne e ossa, e vedremo chi avrà la meglio tra la sua forza e la velocità di Mahomes