L'Empoli, i suoi allenatori e il riscatto della provincia
Fabrizio Corsi, patron dei toscani dal 1991, sa che nel calcio non è finita fino a quando non è finita. Per questo, dopo aver lanciato gente come Sarri, Spalletti e Guidolin, ha assunto il terzo tecnico di stagione per rincorrere la serie A
Il distacco c'è, ma la corsa è (ri)aperta. D'altra parte Fabrizio Corsi è nel calcio da una vita, presidente dell'Empoli dal 1991, e sa che non è finita fino a quando non è finita. Per questo non ha avuto problemi nell'assumere il terzo allenatore di stagione (Pasquale Marino) per rimettersi in caccia di quella serie A salutata malamente la passata stagione, in una sorta di spareggio con l'Inter. Entrambe le squadre dovevano vincere, i nerazzurri per andare in Champions League e i toscani per salvarsi. L'Empoli ebbe le occasioni, alla fine vinse l'Inter.
Un volto consueto, quello di Corsi. Una presenza consueta, quella dell'Empoli. La serie A arriva per la prima volta nel 1986, senza neanche conquistarla sul campo. I toscani si classificano quarti, per un punto dietro al Vicenza, ma sono promossi a causa del coinvolgimento dei veneti nel cosiddetto secondo Totonero: meno deflagrante del primo - che aveva spedito in serie B Milan e Lazio e squalificato per due anni un ingenuo Paolo Rossi, l'uomo d'oro del calcio italiano all'epoca -, ma comunque rumoroso. Da allora è stato un continuo “ascensore” tra le due categorie, con la ricerca del bel gioco quale costante. Non a caso a Empoli hanno allevato eccellenti attaccanti come Vincenzo Montella, Nicola Caccia, Antonio Di Natale e Massimo Maccarone.
E, al tempo stesso, allo stadio Castellani hanno concesso le prime vere opportunità ad allenatori che sarebbero diventati importanti. Corsi comincia chiamando Francesco Guidolin, pescandolo dal Fano. E poi Luciano Spalletti, promosso nel 1995 dalle giovanili, e Maurizio Sarri, chiamato nel 2012 dopo il flop a Sorrento. Quindi Marco Giampaolo, scelto dopo il tecnico oggi alla Juventus e rilanciato dopo una discesa in serie C alla Cremonese. Per ritrovare la serie A, il presidente punta sulla voglia di riscatto di Christian Bucchi, dopo il fallimento con il Sassuolo e i playoff malamente persi con il Benevento. Inizio incoraggiante, poi il disastro, con un divorzio dopo dodici giornate e diciassette punti. Segue Roberto Muzzi, già secondo di Aurelio Andreazzoli a Empoli e al Genoa. Una scommessa, alla prima panchina in solitaria, ma in una situazione parecchio ingarbugliata: sette punti in nove partite ne segnano il destino.
Arriva così Pasquale Marino, reduce da una estate complicata (avrebbe dovuto allenare il Palermo, poi cancellato dai debiti) e con glorie da ritrovare. Nel suo passato il Catania riportato in serie A nel 2006 dopo oltre due decenni e l'Udinese guidata in alto fino alla qualificazione in Coppa Uefa nel 2008. Poi salvezze, playoff falliti ed esoneri. L'uomo giusto, però, per Empoli, vista la sua idea di un calcio offensivo. L'inizio è stato notevole, battendo squadre di alta classifica come Crotone e Cittadella e riaprendo - per l'appunto - la corsa: il secondo posto oggi dista sette punti, si può fare. Un contratto di cinque mesi per Marino, per annusarsi e vedere come va a finire. Il tecnico sa di trovare dall'altra parte un presidente che di calcio ne sa, anche a livello di conti. Bilanci sempre a posto e la recente certificazione da parte del Cies Football Observatory di essere stati tra i più bravi nelle ultime due sessioni di mercato, che hanno portato cinquanta milioni nelle casse della società. Una società in cui Corsi dà spazio agli affetti familiari, spesso un rischio visto come sono andate certe avventure. Ma sua figlia Rebecca, vicepresidente e responsabile del marketing, ha dimostrato di saperci fare, sfatando i luoghi comuni di “donna” e “figlia di” così abituali nel calcio. Era forse destino, per chi ha avuto Spalletti come padrino al battesimo. Una donna che sa tenere testa al padre con rispetto, vedendo che cosa ha realizzato in provincia per trent'anni. Un'avventura che Corsi non intende interrompere: a ottobre aveva ricevuto una offerta straniera “che avrebbe sistemato anche i miei nipoti. Ho detto no perché l'Empoli è la mia vita”.