Magnini assolto, giustizia è davvero fatta
Un processo basato sul “non poteva non sapere”. Doping reale, zero
Il doping produce danni allo sport, i professionisti dell’antidoping, parafrasando Leonardo Sciascia, ne fanno altrettanti. Filippo Magnini, ex nuotatore italiano tra i più rappresentativi, bi-campione mondiale (2005-2007) dei 100 stile libero, già storico capitano azzurro, ex fidanzato di Federica Pellegrini e ora compagno dell’ex velina Giorgia Palmas, è stato assolto dal Tas (Tribunale arbitrale dello sport) di Losanna, dall’accusa di doping, con pagamento delle spese processuali a carico del Tna, cioè il Tribunale nazionale antidoping italiano. In soldoni, nel vero senso della parola, dei contribuenti. Magnini era stato riconosciuto colpevole in primo e secondo grado (novembre 2018 e maggio 2019), abbondantemente dopo il ritiro, per “tentato uso di sostanze illecite” e condannato a quattro anni. Processo indiziario che aveva fatto nascere il sospetto di un accanimento contro un atleta in pensione per dare un esempio e farla finita lì. Pippo, però, ha deciso di battersi e il suo caso ha evidenziato le carenze dell’antidoping che per battere un reato odioso corre il rischio di dare la caccia alle streghe. Nel caso di Magnini, emergeva, dalle intercettazioni, la frequentazione con il nutrizionista Guido Porcellini, condannato penalmente in primo grado per “ricettazione di sostanze dopanti e importazione di sostanze proibite”. Insomma, per Magnini era ipotizzato qualcosa del tipo “non poteva non sapere” o, volendo, “chi va con lo zoppo deve per forza zoppicare”. Doping reale zero, così il Tas ha cancellato la condanna. Pazzo di gioia Pippo: “Le gare le ho sempre vinte negli ultimi metri”. Dura anche la Federnuoto di Paolo Barelli, appena assolto dalla Corte dei conti a cui era stato denunciato (per una questione di finanziamenti alle piscine del Foro Italico) dal Coni. La decisione del Tas gli consente di attaccare le istituzioni del nemico Giovanni Malagò, per sé e per Pippo. “Auspichiamo maggiore prudenza nell’intraprendere azioni e nell’assumere decisioni che possano arrecare un danno di immagine ad atleti, tecnici e tesserati di un intero movimento”. E’ lo sport italiano, bellezza, nell’anno olimpico.