L'unica squadra imbattuta in Italia è campana (e non è il Napoli)
La Turris vive dell'entusiasmo dei suoi tifosi, acceso dalle prestazioni in campo e dal lavoro di una società che ha evidentemente una passione per i nomi originali
Non è facile fare calcio nei dintorni di Napoli, realtà che si allunga fino a diventare un tutt'uno inestricabile con città che - da altre parti - sarebbero entità a sé stanti di notevole rispetto. Il San Paolo e la maglia azzurra diventano calamita irresistibile di un pallone ad alto livello e così, nei dintorni, si vivacchia. I più anziani ricorderanno l'Internapoli, se non altro perché ci giocava Giorgio Chinaglia prima di approdare alla Lazio per uno scudetto mai visto. Era una società con sede nel quartiere del Vomero, in città, salita fino alla serie C. Poi, più recentemente, il Savoia di Torre Annunziata, meteora nel 1999-00 in serie B, categoria in cui è tornata quest'anno la Juve Stabia, che ha tra gli abbonati Fabio Quagliarella, nato a Castellammare di Stabia.
Più sotto, in serie D, fa notizia la Turris, squadra di Torre del Greco, 85.000 abitanti a una manciata di chilometri da Napoli. Da un paio di settimane è rimasta infatti l'unica imbattuta in Italia, dalla serie A in giù, dopo la sconfitta del Mantova (altra serie D) con il Franciacorta. Un campionato in testa fin dalla prima giornata, per un totale di ventisette (aggiungendo le due del campionato 2018-19) e un primo posto che ripaga delle amarezze della passata stagione. La Turris si era piazzata seconda, alle spalle del vincitore annunciato Bari. La società si era così mossa in tempo per presentare la domanda di ripescaggio e, soprattutto, per avviare i lavori allo stadio Amerigo Liguori, che non rispondeva alle caratteristiche richieste dalla Lega Pro. E, alla fine, proprio l'impianto è stato l'ostacolo che si è frapposto inesorabilmente tra la Turris e la serie C, con cantieri mossisi in ritardo anche per il sequestro di una tribuna per “gravi violazioni al progetto esecutivo”.
Una casa che i campani hanno ritrovato soltanto il 3 novembre, nella partita contro il Latina. Un pellegrinaggio in giro per la Campania che non ha spento l'entusiasmo dei tifosi, tra i più presenti in serie D in trasferta, acceso dalle prestazioni della squadra e dal lavoro di una società che ha evidentemente una passione per i nomi originali. Il presidente è Antonio Colantonio, patron della Colma, leader nel settore degli infissi e serramenti, un'azienda familiare creata con i fratelli Giuseppe e Massimo. L'allenatore è Fabio Fabiano, sessantuno anni e sicuramente uno dei professionisti più felici d'Italia perché sta realizzando l'impresa nella città in cui è nato. Prima di lui la Turris aveva visto allenatori illustri come l'ex attaccante del Napoli Canè, il campione del mondo 1962 Amarildo e l'inventore del gioco corto (un antenato del tiki-taka, che portò la Ternana in serie A) Corrado Viciani, che a Torre del Greco ebbe nel 1991 l'ultima esperienza in panchina. Fabiano è tornato in luoghi già frequentati nel 2012-13, quando aveva vinto la Coppa Italia di serie D. Oggi la Turris non soltanto è imbattuta ma possiede anche l'attacco più forte d'Italia, sempre dalla serie A in giù: 64 i gol i realizzati, uno in più dell'Atalanta (ma anche con una partita in più). Il profeta di Fabiani è il centravanti Fabio Longo, 51 partite e 38 reti in due annate con la maglia rosso corallo, colore scelto in onore del tesoro che ha dato fama alla città. Mentre la data segnata sul calendario è quella del 22 marzo, giorno della partita in casa con l'Ostiamare, oggi secondo in classifica con sette punti di distacco: potrebbe essere la domenica della grande festa.