Gli imprevedibili anni 60 del calcio europeo
Dallo Sporting Lisbona al Newcastle, quelle vittorie europee mai più replicate. Un viaggio tra le imprese dei Sixties al ritmo di Beatles e Who
Gli anni Sessanta sono stati probabilmente il decennio più iconico del Ventesimo secolo. Basti pensare alla musica. Nel 1963 esce il primo album dei Beatles Please Please Me che riscuote un ottimo successo.
Dal 1964 al 1967 si parla addirittura di British invasion (che di questi tempi appare un’affermazione ironica e amara al tempo stesso) grazie a gruppi quali Beatles, appunto, Rolling Stones, Who, Yardbirds, Animals, Them, ecc.
Sono gli anni del boom economico, dell’uomo che arriva sulla Luna, della guerra nel Vietnam, delle rivolte giovanili e del festival di Woodstock. Del colpo di stato in Grecia e della primavera di Praga. Nel calcio è il decennio in cui nasce il Campionato Europeo per Nazioni e la Coppa delle Coppe, mentre quella dei Campioni era partita nel 1955, così come quella delle Fiere. E se nella prima dominano Real Madrid e Benfica, nella seconda sono Barcellona e Valencia a farla da padrone. La Coppa delle Coppe, invece, sembra fatta apposta per gli underdog, manifestazione nella quale alcun club è riuscito a conquistarla due volte consecutivamente. Ma quali sono state le regine per una notte di questo decennio?
Sporting Lisbona, Coppa delle Coppe, 15 maggio 1964
Nel 1964 Andy Warhol dipinge Saturday disaster mentre Malcom X pubblica la propria biografia. Gli astronomi inglesi Hoyle e Narlikar formulano una nuova teoria della gravitazione universale mentre il 14 maggio il presidente egiziano Nasser e il primo ministro sovietico Krusciov danno il via alla costruzione della diga di Assuan. Il 13 allo stadio Heysel di Bruxelles si gioca l’andata della finale di Coppa delle Coppe tra i portoghesi dello Sporting Lisbona e gli ungheresi dell’MTK Budapest, un movimento in ascesa contro uno in parabola discendente. I secondi hanno tra le loro file Karoly Sandor, famoso per segnare gol da posizioni impossibili e quella sera ne fa due, portando due volte in vantaggio l’MTK, ma non bastano perché Figueiredo fa altrettanto e all’80’ pareggia i conti. Nei tempi supplementari non accade niente di rilevante e finisce 3-3, il 15 si giocherà la ripetizione. Lo Sporting Lisbona era arrivato in finale iniziando con una sconfitta, 2-0 a Bergamo contro l’Atalanta, battuta poi 3-1 e ancora 3-1 nello spareggio. Poi APOEL, Manchester United con una rimonta strepitosa, da 1-4 a 5-0, infine l’O. Lione, con un altro spareggio.
Il 15 maggio la ripetizione si gioca ad Anversa e il protagonista della serata è Joao Morais che segna il gol decisivo direttamente da calcio d’angolo, divenuto celebre come o cantinho de Morais. Lo Sporting vince il suo primo e unico alloro internazionale, rimanendo l’unica squadra portoghese ad avere vinto la Coppa delle Coppe.
West Ham United, Coppa delle Coppe, 19 maggio 1965
Il 1965 inizia, 21 febbraio, con l’assassinio di Malcom X a New York, il 28 aprile Ieri, oggi e domani di Vittorio De Sica vinceva l’Oscar come migliore film straniero. Nel calcio, invece, sta crescendo l’onda britannica, nello specifico quella inglese con una squadra che è sempre stata d’esempio per il suo settore giovanile. È il West Ham United, si quella di I’m forever blowing bubble, allenato da Ron Greenwood e che da qui a un anno vedrà Bobby Moore, Martin Peters e Geoff Hurst, autore della tripletta nella finale contro la Germania Ovest, conquistare la Coppa del Mondo. Gli Hammers sono arrivati in finale eliminando il Gent, lo Sparta Praga, non senza fatica, il Losanna e il Real Saragozza, mentre il Monaco 1860 in semifinale ha buttato fuori un grande Torino che si è arreso solamente nello spareggio. Il 19 maggio la finale si gioca a Wembley, casa per il West Ham, davanti a quasi 98.000 spettatori. La gara è combattuta ma alla fine decide una doppietta dell’ala destra Alan Sealey che segna al 70’ e al 72’, un colpo da kappao che stende la squadra allenata dall’austriaco Max Merkel. Gli Hammers raggiungono il punto più alto della loro storia così come Sealey che un anno dopo si romperà una gamba giocando a cricket e compromettendo la sua carriera. Morirà nel 1996, a soli 53 anni, per un infarto.
Ferencvaros, Coppa delle Fiere, 23 giugno 1965
Sempre nel 1965 assistiamo in Coppa delle Fiere, antesignana della Coppa Uefa, oggi Europa League, a un bellissimo colpo di coda del calcio magiaro. La finale si gioca allo stadio Comunale di Torino e di fronte ci sono Juventus e Ferencvaros, per i bianconeri è la prima in assoluto, i biancoverdi invece negli anni Venti e Trenta hanno già vinto due edizioni della Coppa dell’Europa Centrale; una specie di Coppa Campioni ante litteram. La Juve elimina l’Union SG, lo Stade Français, il Lokomotiv Plovdiv, con spareggio, i quarti di diritto per mancanza di squadre, e l’Atletico Madrid con un altro spareggio. Gli ungheresi lo Spartak ZJS Brno, il Wiener SK, con ripetizione, una brillante Roma, l’Athletic Bilbao e il Manchester United con ulteriori ripetizioni. Insomma, un cammino particolarmente impegnativo. A Torino la Juventus di Heriberto Herrera deve fare a meno di Sivori e Salvadore, mentre il Ferencvaros di Mészaros può schierare sia Laszlo Horvat che Florian Albert, uno dei giocatori magiari più forti di sempre. Anche se è Fenyvesi a decidere il match al 74’. Il calcio ungherese si congeda così dalle grandi ribalte, mentre per la Juventus inizia un calvario interrotto nel 1977 con la Coppa Uefa. Tre giorni prima i Beatles avevano iniziato la loro tournée italiana, accoglienza tiepida a Roma, trionfale a Milano.
Celtic Glasgow, Coppa dei Campioni, 25 maggio 1967
Nel 1967 Adriano Celentano interpreta Serafino nel film di Pietro Germi, mentre l’astronomo Paolo Maffei scopre due nuove galassie, che saranno ribattezzate Maffei I e Maffei II. Questo è anche un anno sportivamente tragico per l’Inter di Helenio Herrera che riuscirà a perdere lo scudetto dietro la Juventus per un solo punto, la semifinale di Coppa Italia contro il Padova e la finale di Coppa dei Campioni, il canto del cigno di quella splendida generazione di calciatori nerazzurri. Dopo le due vittorie consecutive del ’64 e ’65 l’Inter si rifà sotto per tentare di riconquistare la manifestazione regina che ha dimostrato di sapere meritare e dominare. Nel primo turno elimina la Torpedo Mosca, poi è la volta del Vasas SC, Real Madrid e CSKA, allo spareggio. Ma nessuno ha capito ancora di cosa è capace il Celtic, la squadra allenata da Jock Stein che fa fuori Zurigo, FC Nantes Atlantique, FK Vojvodina e Dukla Praga. Inutile dirlo, i favori del pronostico sono tutti per l’Inter di Facchetti, Mazzola e Corso, ma non hanno fatto i conti con il football aggressivo degli scozzesi che sulle fasce metteranno in crisi il sistema di gioco nerazzuro. Allo stadio Nacional di Lisbona fa caldo, c’è l’afa, al 7’ Mazzola porta in vantaggio l’Inter su rigore, per fallo su Cappellini, ma col passare dei minuti la gara in più giocata contro i bulgari in semifinale si fa sentire; in realtà è un’Inter alle corde, fisicamente e mentalmente, che cerca di resistere agli assalti scozzesi. Ma al 63’ proprio uno dei terzini, Gemmell, pareggia e a sei minuti dalla fine l’attaccante Chalmers segna il gol della vittoria. Si chiudeva la stagione della Grande Inter e nasceva quella dei Lisbon Lions.
Dinamo Zagabria, Coppa delle Fiere, settembre 1967
Nel 1967 un’altra stella fa la sua comparsa nel firmamento del calcio europeo. Si tratta della Dinamo Zagabria allenata da Ivan Horvat. L’8 settembre 1967 la sonda spaziale americana Lunar Orbiter 5 trasmette le prime immagini della faccia nascosta della Luna, e solo due giorni prima i croati avevano vinto la loro prima e unica coppa internazionale. Sul proprio cammino incontrano Zbrojovka Brno, Dunfermline, Dinamo Pitesti, Juventus, che a Zagabria perde 3-0, ed Eintracht Francoforte. In finale se la deve vedere con il Leeds United dell’iconico e discusso Don Revie, figura che abbiamo imparato a conoscere con il bellissimo film Maledetto United, che in rosa può schierare giocatori del calibro di Peter Lorimer, Eddie Gray e Billy Bremner, il capitano, tutti e tre scozzesi. Al Leeds toccano gli olandesi del DWS, il Valencia, il Bologna (passando per sorteggio) e il Kilmarnock, avendo saltato il primo turno. Si gioca con finale di andata e ritorno, come sarà per alcuni decenni la Coppa Uefa, curiosamente tra agosto e settembre. Il match decisivo è quello del 30 agosto di Zagabria, in cui la Dinamo vince 2-0 grazie alle reti di Cercek e Rora. La Dinamo dimostra tutta la sua forza e di non essere lì per caso. Gli inglesi pensano di poter rimontare e il 6 settembre all’Elland Road cercano di mettere sotto i croati che, però, resistono a portano a casa la coppa. Coppa che il Leeds vincerà l’anno successivo e ancora nel 1971.
Slovan Bratislava, Coppa delle Coppe, 21 maggio 1969
Il 1969 è, purtroppo, l’anno della strage di piazza Fontana a Milano, ma anche quello in cui alcuni ricercatori della Rockefeller University definiscono per la prima volta la struttura di un anticorpo, la gammaglobulina. In Coppa delle Coppe, invece, si fa notare una squadra cecoslovacca allenata da Michal Vican, lo Slovan Bratislava. Sono lontani i tempi del calcio mitteleuropeo, ma in queste competizioni con partite di andata e ritorno tutto può accadere, anche perché non sempre s’incrociano squadre particolarmente temibili. Lo Slovan affronta il Bor, il Porto e nei quarti il Torino, che perde sia in casa che in trasferta, infine il Dunfermline. Il 21 maggio 1969 allo stadio St. Jakob di Basilea, di fronte allo Slovan Bratislava c’è il Barcellona di Salvador Artigas che, tra gli altri, schiera Carles Rexach; un club che ha già vinto tre coppe delle Fiere. Il pronostico è tutto per i blaugrana, ma la presunzione è dura da masticare e il calcio veloce dei cecoslovacchi mette in difficoltà i catalani che al 2’ sono già sotto grazie alla rete di Cvetler. Pareggia Zaldua al 16’, ma al 30’ segna Hrivnak e al 42’ Jan Capkovic. La rete di Rexach al 52’ riapre la partita ma il risultato resterà inchiodato sul 3-2 fino alla fine, regalando ai cecoslovacchi un trionfo storico e al Barcellona un’altra sconfitta internazionale in terra elvetica, dopo la Coppa Campioni persa contro il Benfica a Berna nel 1961.
Newcastle Utd, Coppa delle Fiere, 11 giugno 1969
Il decennio si chiude con la vittoria del Newcastle United in Coppa delle Fiere, l’unico alloro internazionale degli inglesi. È un cammino difficile quello della squadra allenata da Joe Harvey che butta fuori il Feyenoord, presto vincitore della Coppa dei Campioni, lo Sporting Lisbona, il Real Saragozza, il Vitoria Setubal e i Rangers Glasgow. Un percorso netto che porta il Newcastle Utd alla doppia finale contro gli ungheresi dell’Ujpesti Dozsa, allenati da Lajos Baroti e con in rosa Laszlo Fazekas. Il 29 maggio si gioca in Inghilterra e non c’è di fatto partita, con gli inglesi che vincono 3-0 ipotecando la coppa, anche se le reti arrivano tutte dopo la metà del secondo tempo, due di Moncur e una di Scott. L’11 giugno c'è il ritorno a Budapest e alla fine del primo tempo le cose si sono messe male per i ragazzi di Harvey che sono sotto 2-0 con i gol dei magiari Bene e Gorocs.
Ma nella ripresa si gioca una partita diversa e la rete dopo solo un minuto del solito Moncur strozza di fatto il tentativo di rimonta dell’Ujpesti, arriveranno anche i gol di Arentoft e Foggon per il definitivo 2-3. Stavano arrivando gli inglesi, mentre per i magiari rimanevano solamente i cassetti dei ricordi della storia del calcio, quelli che stiamo sbirciando insieme.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA