Sembra quasi un racconto sul calcio di Osvaldo Soriano. La storia del campione del mondo, fuoriclasse ormai un po’ in là con gli anni, che vince un maiale di sedici chili, dopo aver segnato cinque gol nella finale del torneo di calcio a cinque del carcere di Asunción. Le scarpe da ginnastica prestate da un agente della polizia penitenziaria, i detenuti che in un primo momento accettano la sua presenza in campo a patto che lui non segni. Si dice che l’onere di marcarlo sia toccato a Miguel Cuevas, deputato paraguaiano recluso da un mese perché accusato di corruzione, e che lui lo abbia dribblato con una finta, senza neanche toccare la palla. Un po’ come fece Pelé a Messico ’70 con Mazurkiewicz, portiere dell’Uruguay. Invece è la realtà, anche se per Ronaldinho non è andato tutto esattamente così. Il maiale c’era ma rappresentava il premio riservato ai vincitori del torneo del Cuadrilátero, dal nome della sezione del carcere dell’Agrupación Especializada, dove l’ex fantasista del Milan, e con lui suo fratello Roberto, si trova dallo scorso 6 marzo. Il brasiliano non era tra i partecipanti, si è limitato a premiare le due squadre vincitrici e a giocare una partitella amichevole. Quindi no, non si tratta della nuova versione dello spot Joga Bonito, né di una riconciliazione di Ronaldinho con il futsal, sport della sua infanzia. Il campione del mondo nel 2002 compie oggi 40 anni e trascorrerà il suo compleanno nella prigione della capitale del Paraguay. Nel paese in cui il suo talento trasmise i primi inconfutabili segnali al mondo nel 1999, quando vinse la Coppa America con la Nazionale brasiliana.
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