Gli anni della sorprendente Coppa delle Coppe

Francesco Caremani

Dall'Europa conquistata dal Manchester City al Magdeburgo che oltrepassa i confini della Ddr. Gli anni Settanta del calcio europeo

[seconda puntata della serie "Regine una notte sola". Tutte le altre le trovate qui] Se i Sessanta sono stati gli anni del boom economico i Settanta sono decisamente più difficili e complicati, sia dal punto di vista economico che sociopolitico. Il 1972, da vari punti di vista, è drammatico. Il 30 gennaio a Londonderry, Ulster, la polizia uccide tredici giovani cattolici durante una manifestazione, è il Bloody Sunday, immortalato pure da una canzone degli U2. Il 17 maggio a Milano viene ucciso il commissario Luigi Calabresi. Il 5 settembre l’attentato ai Giochi Olimpici di Monaco si conclude con un massacro. Seguiranno altre guerre e la crisi petrolifera, insieme con quella economica. E nel calcio? I Settanta sono dominati da olandesi, tedeschi e, soprattutto inglesi, in particolare in Coppa dei Campioni e nella neonata Coppa Uefa che ha preso il posto di quella delle Fiere. Solo la Coppa delle Coppe, come già scritto, resta sui generis ed è qui che peschiamo le regine di questa decade. C’erano una inglese, una scozzese e una tedesca dell’Est e, spoiler, non è una barzelletta.

  

Manchester City, Coppa delle Coppe, 29 aprile 1970

 

 

Il 1970 è un anno davvero particolare, basti pensare che in Italia lo scudetto lo vince il Cagliari di Gigi Riva, mettendosi dietro Inter e Juventus.

 

 

Il regista statunitense Robert Altman si mette in luce con il film Mash e in Italia Mario Lodi, uno dei principali esponenti del Movimento di cooperazione educativa, pubblica Il paese sbagliato. Nel calcio stanno per arrivare olandesi e inglesi, anche nella Coppa delle Coppe dove si registra, fino a oggi, l’unico alloro internazionale vinto dal Manchester City. La finale si gioca il 29 aprile al Prater di Vienna, in anticipo perché poi ci sarà il Mondiale messicano, quello di ItaliaGermaniaquattroatre, tutto attaccato, e i Citizens affrontano il Gornik Zabrze, una squadra polacca, in uno dei momenti migliori del loro movimento. Tra le file della squadra di Michal Matyas gioca in attacco ‘Wlodek’ Lubansky, migliore marcatore di tutti i tempi della Nazionale e scelto dalla federazione nel 2003 come il giocatore più rappresentativo di quel calcio. Il City, seppur sempre all’ombra del più forte e famoso United, in quegli anni aveva vinto il campionato, ’68, e la FA Cup, ’69, mentre nel ’70 vincerà pure la Coppa di Lega inglese, facendo quello che in gergo si chiama Double. I ragazzi allenati da Joe Mercer in finale c’erano arrivati battendo Atletico (Athletic per i puristi) Bilbao, Lierse, Academica Coimbra e Schalke04, mentre il Gornik Zabrze aveva eliminato Olympiacos, Rangers Glasgow, Levski Sofia e una brillante Roma. La partita di Vienna, però, è tutta appannaggio degli inglesi che passano in vantaggio all’11’ con Young, il quale devia fortunosamente un tiro di Francis Lee ed è ancora Lee a raddoppiare su rigore al 43’, rigore concesso per un fallo del portiere polacco Kostka. Al 68’ Oslizlo accorcia le distanze, ma il risultato non cambierà più e il Manchester City conquista la Coppa delle Coppe. Curioso pensare che, ancora oggi, il ricco club di Manchester non è riuscito a tornare sullo scranno più alto di una coppa europea, con il sogno imperituro della Champions League.

  

Rangers Glasgow, Coppa delle Coppe, 24 maggio 1972

 

 

Nel 1972 Il braccio violento della legge vince l’Oscar come miglior film, Ultimo tango a Parigi regala la fama internazionale a Bernardo Bertolucci e Arancia meccanica di Stanley Kubrick desta scalpore per il polemico messaggio sulla violenza. In Coppa delle Coppe, invece, la finale si gioca al Camp Nou di Barcellona tra Rangers Glasgow e Dinamo Mosca, con The Light Blues che avevano già perso la partita decisiva nel 1961 contro la Fiorentina e nel 1967 contro il Bayern Monaco, oltre che vivere nella stessa città del Celtic, già vincitore della Coppa dei Campioni. Nel suo cammino il club scozzese incontra il Rennes, lo Sporting Lisbona, il Torino, non senza fatica, e il Bayern Monaco, con un rotondo 2-0 a Ibrox Park. I russi, invece, hanno fatto fuori Olympiacos, Eskisehirspor, Stella Rossa e Dinamo Berlino. La finale è bellissima, forse una delle più belle di sempre, dove accade di tutto. Al 23’ dopo un fallo a centrocampo non fischiato dallo spagnolo Ortiz de Mendibil a favore dei russi gli scozzesi ripartono e Stein segna un gol straordinario. Piccola curiosità: la porta della Dinamo è difesa da Volodymyr Pil’huj e non da Lev Yashin (o Jasin) che vestiva la maglia biancazzurra dal 1949 e che un anno dopo lascerà il calcio. Ancora più incredibile l’invasione di campo dei tifosi (?) dei Rangers dopo il vantaggio, invasione e vandalismi che porteranno alla squalifica della squadra per la stagione successiva. I ragazzi di Waddell raddoppiano con Johnston al 40’ e al 49’ sempre il numero 11 scozzese segna il terzo gol. Partita finita? Macché, sulla melina della difesa dei Rangers Estrekov accorcia le distanze, dando vita a quasi mezz’ora di continui capovolgimenti di fronte fino a quando Machovikov entra in area di rigore e in scivolata riesce a scavalcare McCloy per il definitivo 3-2. La Coppa delle Coppe prende così il volo per Glasgow, un titolo che per colpa delle prime avvisaglie hooligan The Light Blues non potranno difendere.

 

Magdeburgo, Coppa delle Coppe, 8 maggio 1974

 

 

Nel 1974 Gabriel Garcia Marquez pubblica il romanzo L’autunno del patriarca, mentre Eddy Merckx vince la 57° edizione del Giro d’Italia, è la sua quinta vittoria nella manifestazione, e l’8 novembre in Italia viene dichiarato costituzionale lo sciopero politico. In Coppa delle Coppe il Milan è la favorita, visto che è campione in carica, avendo battuto l’anno prima il Leeds con gol di Chiarugi e Nereo Rocco in panchina, che aveva perso lo scudetto per un punto contro la Juventus. Questa volta, però, in panchina c’è un giovanissimo Giovanni Trapattoni che guida una squadra con Gianni Rivera, Alberto Bigon, Romeo Benetti e Aldo Maldera, tra gli altri. L’Europa è da sempre la casa naturale dei rossoneri che abbattono nei sedicesimi la Dinamo Zagabria, poi il Rapid Vienna, il Paok Salonicco e il Borussia Mönchengladbach. In finale trovano il Magdeburgo, squadra della Germania dell’Est, che da lì a qualche settimana parteciperà al Mondiale organizzato dalla federazione dell’Ovest. I tedeschi hanno eliminato il NAC Breda, il Banik Ostrava, il Beroe Stara Zagora e lo Sporting Lisbona. Si gioca l’8 maggio al De Kuip di Rotterdam con i rossoneri privi di Luciano Chiarugi, l’eroe dell’anno prima, e il Magdeburgo che schiera tra le sue file Jürgen Sparwasser, il quale passerà doppiamente alla storia, visto che al Mondiale segnerà la rete della storica vittoria della Germania Est su quella dell’Ovest. Il Milan è sterile in attacco e subisce le ripartenze dei tedeschi, su una di queste Lanzi cerca di rinviare facendo carambolare la palla verso Pizzaballa che s’impappina e il Magdeburgo è in vantaggio. Il raddoppio di Seguin al 74’ è incredibile e mette in evidenza anche la differenza fisica tra le due squadre con la difesa del Milan che fatica a uscire dalla propria area di rigore. Finisce 2-0 e la Coppa delle Coppe è vinta per la prima e unica volta da una squadra tedesca dell’Est. Club che oggi milita in terza serie. Una vittoria iconica di un decennio complesso.

Di più su questi argomenti: