La statua di Fred Perry dietro ai cancelli chiusi di una delle entrate dell’All England Lawn Tennis and Croquet club, lo scorso 1° aprile (foto LaPresse)

il foglio sportivo

Un “lodo Wimbledon” per tutto lo sport

Roberto Perrone

Che cosa può insegnare lo stop del torneo di tennis più famoso del mondo: qualità, realismo, visione

Sorry. Con great regret il 134esimo Wimbledon si è auto-cancellato il primo aprile dando appuntamento al 28 giugno 2021. Un brutto scherzo per tutti gli appassionati di tennis e di sport in generale. Roger Federer è stato il primo degli intristiti, a quasi quarant’anni (agosto 2021) sarà più dura tentare l’ultimo urrà. Ma non è di questo che vogliamo parlare, piuttosto del Lodo Wimbledon che non riguarda solo il torneo di tennis più importante del mondo. I Championships, come li chiamano all’All England Lawn Tennis Club, i campionati, come se non ce fossero altri, rappresentano uno dei Grandi Appuntamenti dello sport. L’Olimpiade, il Tour, il Mondiale di calcio, Wimbledon. Tutto il resto, di fronte a questi Everest, è mezza collina. I dirigenti di Wimbledon sono stati più lungimiranti dei governanti del paese la cui bandiera sventola sulle palazzine verdi col rampicante oltre i Doherty Gates. Mentre il pm Boris Johnson prendeva il Covid-19 sottogamba, rischiando perfino la sua personale collottola, a Wimbledon chiudevano senza neanche fare un tentativo di spostarsi più in là, come annunciava il Roland Garros, con la tradizionale protervia dei francesi, irritando tutti.

   

Quello di Wimbledon è un Lodo che può essere applicato a tutto lo sport e al calcio che in questo momento litiga su quando, dove e come riprendere. Il Lodo Wimbledon è importante da applicare perché propone un modo rispettoso di vedere lo sport e lo spettacolo. Infatti, nell’annullare l’edizione di quest’anno, a Wimbledon non hanno considerato solo la sicurezza, certamente il punto di partenza, non si sono posti solo il problema della salvaguardia delle salute delle persone, ma hanno riflettuto anche sull’offerta dello show. Niente di meno: questo il loro modo di pensare. Potevano tentare di rinviare di qualche settimana, potevano industriarsi vendendo qualche biglietto in meno, scaglionando gli ingressi. Insomma comportarsi come tutti gli organizzatori di eventi sportivi ai tempi del coronavirus. Sopravvivere. Invece hanno detto no al basso cabotaggio. Lo hanno deciso perché l’erba più in là non sarebbe la stessa, i rimbalzi delle palline cambierebbero, il clima inciderebbe in modo diverso, gli atleti non avrebbero le dovute salvaguardie. Ma, soprattutto, gli spettatori a livello planetario non avrebbero goduto delle stesse emozioni.

  

Insomma, hanno compiuto una riflessione globale sulla propria offerta. Il Lodo Wimbledon andrebbe trasportato ad altre manifestazioni, a cominciare dal calcio europeo che in questi giorni sta dibattendo ferocemente su come e quando riprendere. Navigando a vista, però, ognuno per sé, polemizzando, con presidenti di club che erano sicuri di ottenere qualcosa da questa stagione che minacciano cause se non l’otterranno comunque, dirigenti di leghe, federazioni, medici e sindacati che non trovano un accordo. Come? Sentiamo l’obiezione al Lodo Wimbledon: un torneo di tennis, anche il più importante del mondo, non può essere paragonato all’universo del pallone. Ma infatti non si tratta di paragonare, ma di prendere spunto. Di ripensare, cogliendo l’occasione da questa vita dimezzata per tutti, calcio compreso, a come riprendere l’attività curando di più i dettagli, i particolari, di essere più lungimiranti, di non basare ogni stagione sulla plusvalenza, sul campione richiamato a salvare la patria o sul mercato di gennaio, di studiare per migliorare lo spettacolo, di trasformare gli stadi, di creare un pubblico che non accampi solo diritti ma abbia dei doveri, di valorizzare i giovani, di aumentare lo scarso livello di rispetto presente attorno al calcio. Il Lodo Wimbledon suggerisce una politica di programmi, meno zavorrata dalla burocrazia, più attenta a quello che succede nella realtà in cui viviamo. Altra obiezione: bravi quelli di Wimbledon a rinviare, avevano l’assicurazione e intascheranno 100 milioni di euro. Ma pure questo dettaglio fa parte del Lodo. Significa essere attenti alla realtà, non contare sull’effimero. Wimbledon dicevamo, è un torneo snob, con la sua ripetitività e le sue tradizioni: fragole con la panna (liquida), Pimm’s N1, colore dominante il bianco su sfondo verde. Si crede superiore a tutto, ma non fuori dalla realtà. Questa crisi ha dimostrato che il calcio europeo e quello italiano in particolare, invece, non erano (e non sono, ancora) preparati a quello che può accadere al di là del proprio orizzonte ristretto. Nel calcio, in Italia di più che altrove, si cambia da un anno all’altro, se non in corsa nello stesso anno. Basti pensare alla Var che dal 2017 ha subito revisioni su revisioni senza ancora trovare una sua precisa utilizzazione o al famoso Boxing Day che ha ballato un solo inverno, prima di scomparire, cancellato dalla tv che si è resa conto che i quindici giorni senza calcio a gennaio non erano sopportabili. Il Lodo Wimbledon suggerisce di ricominciare con passione e programmazione, con linee guida, con l’idea che bisogna offrire un grande spettacolo e non solamente quello che passa il convento. O il Covid.

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