Così la Bundesliga è pronta a partire
Il governo federale ha bloccato gli eventi pubblici fino al 31 agosto, lasciando però la possibilità di svolgerli a porte chiuse in determinate condizioni
L’approccio della Germania all’emergenza sanitaria, senza arrivare a un lockdown, si rispecchia anche sul calcio. Il governo federale ha bloccato gli eventi pubblici fino al 31 agosto, lasciando però la possibilità di svolgerli a porte chiuse in determinate condizioni. Ragion per cui la Bundesliga potrebbe essere il primo campionato europeo a ripartire, ovviamente con i ‘Geisterspiele’ (‘partite fantasma’, le gare a porte chiuse). Gli allenamenti, nella sostanza, non si sono mai interrotti: dalle sessioni virtuali di inizio quarantena si è passati alle sedute con giocatori distanziati e divisi in gruppi. La DFL, lega tedesca che raggruppa i 36 club di Bundesliga e di Zweite Liga, ha consigliato di svolgere sessioni con un massimo di otto giocatori. Vincenzo Grifo a Sport Bild ha riassunto così gli allenamenti del suo Friburgo: borracce personalizzate, zero contatti, distanze di sicurezza e avversari di plastica, senza vedere alcun compagno da settimane. Ogni club deve sottostare a regole diverse, quelle del proprio Land. Una situazione che porterà ritardi nella ripresa: le squadre chiedono almeno due settimane di allenamenti allineati e in gruppo prima di poter giocare (si parla del 16 maggio o del 23). Un passo avanti è stato mosso il 23 aprile: l’assemblea della DFL ha approvato il protocollo, redatto dalla task force guidata dal medico della Nazionale Tim Meyer, per far convivere il calcio con il Covid-19. I punti principali del report prevedono che giocatori, staff e arbitri vengano testati costantemente, con i risultati disponibili prima di portare la squadra allo stadio e, in caso di positività, che il giocatore venga isolato, ma senza necessità di mettere in quarantena i compagni. Inoltre non sarà obbligatorio comunicarlo alla stampa. A tal proposito viene consigliato ai club di ampliare le rose con i giocatori delle giovanili. Contingentata anche la presenza allo stadio durante le partite: un massimo di 322 persone per la Bundesliga e di 270 in Zweite Liga, compresi giornalisti, operatori, medici, steward, addetti al soccorso e raccattapalle, divisi per zone. A tutti sarà misurata la febbre prima di entrare. Chi non sarà in campo, dovrà indossare la mascherina. Abolita la mixed zone, le conferenze stampa saranno soltanto digitali. In più le squadre non dovranno entrare in campo contemporaneamente o stringersi la mano. Infine le indicazioni per i ritiri: dovranno essere usati sempre gli stessi alberghi, con diversi e stringenti accorgimenti tra cui il divieto di andare nei bar o nelle palestre. Niente buffet o self service e una temperatura costante di 21 gradi con umidità del 50-60 per cento. Precisione tedesca.
Il Presidente Christian Seifert ha parlato di “rischio medico accettabile” e rilanciato: “La Bundesliga è pronta a ripartire, che sia il 9 maggio o qualsiasi altra data. La risposta dovrà darla la politica”. Giovedì la Cancelliera Angela Merkel ha detto che il 9 è troppo presto, e rinviato la decisione definitiva sulla ripresa al 6 maggio. L’obiettivo della DFL è “non portare i club al fallimento e non dover arrivare a rotture strutturali”. In questo senso, la Lega ha già un parafulmine sopra la testa: ha stretto accordi commerciali con i partner per garantire che nessuna società risulti insolvente al 30 giugno 2020, anche in caso non si dovesse tornare in campo. La politica, a partire dal ministro della Sanità Jens Spahn e dai presidenti dei due Länder più ricchi e popolosi, Markus Söder (Baviera - CSU) e Armin Laschet (Renania Settentrionale-Vestfalia - CDU), si è schierata in gran parte in favore della ripresa. Anche se il dibattito è vivo e molti tifosi si oppongono.
Il dissenso più autorevole è arrivato dal Robert Koch-Institut, con la dichiarazione del vicepresidente Lars Schaade: “I test devono essere usati dove c’è più bisogno dal punto di vista medico”. La DFL sostiene invece che il proprio fabbisogno di 20-25mila tamponi a settimana rappresenti soltanto lo 0,4 per cento della capacità totale stimata in Germania. L’ultima parola spetta al governo, ma il lavoro dei club e della DFL rappresenta un’importante spinta verso il tanto sospirato “ja”.
Giorgio Dusi e Giorgio Tosatto