il foglio sportivo
Giocare a distanza
Ricominciano gli allenamenti del tennis, ma la stagione è ferma. Il presidente Binaghi: “Ora i circoli. Ascoltiamo Federer”
Dal 4 maggio, Matteo Berrettini, Fabio Fognini, Jannik Sinner e tutto il dream team azzurro della racchetta sono tornati in campo dopo quasi due mesi di pausa forzata. In totale sono quasi duecento, tra uomini e donne, i professionisti riconosciuti di interesse nazionale da parte del Coni che hanno ricominciato ad allenarsi, tra circoli chiusi, spogliatoi inaccessibili e distanza di sicurezza obbligatoria. “È il primo passo per riaprire la pratica di base in tutti i club”, dice al Foglio Sportivo il presidente della Federazione, Angelo Binaghi. “Sono contento che da parte del governo sia stata fatta una distinzione tra sport di squadra e sport individuali non di contatto, come il tennis e l’equitazione, che in altri paesi sono già ripartiti”.
Al momento, in Italia, la rete come barriera, il report del Politecnico di Torino che indica il tennis come sport con un fattore di rischio di contagio quasi inesistente (0,1), gli oltre venti metri di campo che separano i giocatori e garantiscono la distanza di sicurezza, sembrano però ancora troppo pochi per i quasi quattrocentomila tesserati della Federazione che non hanno classifiche mondiali da difendere. Binaghi è fiducioso: “Stanno riaprendo i parchi, io credo che sia nell’interesse del paese fare lo stesso con i circoli di tennis, usando i presidenti dei club come persone incaricate di controllare il rispetto delle misure di sicurezza. Dirigenti sportivi e operatori vanno responsabilizzati, solo così si può ricominciare senza timore di contagi”. Buon senso e rispetto delle regole, insomma. La Fit ha stilato un decalogo per i praticanti che prevede mascherine prima di entrare in campo, gel disinfettante a profusione, guanti, nessuna stretta di mano e palline personalizzate per ogni giocatore. Ci si abituerà a tutto, anche a non usare gli spogliatoi, pur di ritornare in campo. E i professionisti dovranno rinunciare ai loro privilegi: niente raccattapalle e ragazzini usati come portasciugamani o reggiombrelli. Il tennis maschile italiano prima dello stop stava vivendo il suo momento d’oro. Anche oggi, con le classifiche congelate, sono otto gli azzurri tra i primi cento al mondo, con Berrettini tra i top ten, numero otto. “Non sono preoccupato per loro. Berrettini era infortunato e credo che stare lontano dalla racchetta gli abbia fatto bene, Sonego aveva un problema al polso e adesso sta guarendo, Sinner tornerà più maturo di prima. Due mesi non bastano a rovinare un percorso di anni. Ciò che mi terrorizza è il futuro del movimento sportivo di base, i novemila insegnanti che non ricevono lo stipendio da due mesi, i circoli piccoli che rischiano di non riuscire a riaprire dopo questo stop. Ma questi sono problemi che il ministro per lo sport Vincenzo Spadafora conosce molto bene”. Prima i primi, a seguire, ordinati e composti, tutti gli altri, pubblico compreso ma soltanto se munito di mascherine.
Per gli amanti del tennis maggio è sempre stato il mese della terra rossa: dopo Montecarlo e Barcellona, Madrid e Roma, l’ultimo torneo prima del Roland Garros. “Se non ci saranno scenari apocalittici, gli Internazionali d’Italia si faranno sempre a Roma nel mese di settembre o ai primi di ottobre”, Binaghi ne è convinto. Atp e Wta stanno lavorando insieme per spostare la stagione e riprogrammare quattro settimane sulla terra subito dopo gli Us Open di New York, che continuano ad essere in programma dal 31 agosto al 13 settembre. “L’extrema ratio sarebbe fare un’edizione speciale degli Internazionali, versione indoor, a Milano (all’Allianz Cloud che nel mese di novembre ospita le Next Gen Atp Finals) oppure a Torino (al PalAlpitour, che dal 2021 diventerà la sede delle Atp Finals). L’ipotesi più ottimistica è quella di garantire le porte aperte al pubblico, con posti distanziati e misure di sicurezza anticontagio. Anche il neopresidente della Atp Andrea Gaudenzi sta lavorando in questa direzione, salvare il salvabile e non rinunciare completamente alla stagione 2020. Anche se continua a ripetere che in una situazione di emergenza lo sport è secondario e ci sono problemi più gravi e drammatici di una partita di tennis da riprogrammare, ogni giorno si riunisce online con i suoi colleghi e con i giocatori al momento impegnati, tra un allenamento e l’altro, in dirette Instagram, partite virtuali, sfide improbabili contro il muro lanciate da Roger Federer. Patrick Mouratoglou, coach di Serena Williams e fondatore della Mouratoglou Tennis Academy si sta attrezzando per conto suo organizzando dei match nella sua accademia (il debutto dell’ultimate tennis shotdown è previsto il 16 maggio con una sfida tra David Goffin ed Alexei Popyrin, ovviamente allievo dell’accademia), ma si tratta di un’iniziativa a parte che non ha niente a che vedere con il circuito ufficiale, al momento in stand by sia per gli uomini che per le donne. In uno dei suoi ultimi Tweet, sempre Federer diventato come tutti i comuni mortali più social che mai, ha proposto di unire le due organizzazioni che sovrintendono il tennis, quella maschile e quella femminile. “Sono d’accordo con Federer – dice Binaghi – e anzi rilancio aggiungendo anche la Itf, l’organizzazione internazionale del tennis che rappresenta la più bassa categoria del tennis professionistico. Raggruppandole in un’unica associazione sarebbe più facile gestire tutto il tennis internazionale. Avrei anche già un nome per la presidenza – ride – Andrea Gaudenzi”. Sempre lui. L’ex tennista in questi giorni sta provando a riprogrammare anche le Atp Finals, previste a Londra dal 15 al 22 novembre. La 02 Arena che le ospita non può dare la disponibilità in altre date, Torino invece sì. “È la città più pronta per ospitarle in caso di rinuncia da parte inglese, si tratta comunque di fantascienza”. Anche se le settimane passano e l’ipotesi continua a non cadere. “Fino a qualche mese fa era fantascienza anche pensare di portare le Finals in Italia. Quella sì che sembrava una missione impossibile”. Questa lo sembra un po’ meno. Insomma, il tennis è pronto per tornare in campo.