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La triste danza attorno alle condizioni di Schumacher

Fabio Tavelli

Non notizie spacciate per notizie. L'ultima sulle dichiarazioni di Felipe Massa, che ha detto solamente: “So come sta Michael, vive una situazione complicata”

Funziona sempre. Basta mettere una sua foto, farci un bel titolo magari strillato sullo schema “secrets” e il clic è fatto. Continua imperterrita la mungitura da parte di chi si ostina a non produrre niente di nuovo sulle condizioni di Michael Schumacher. E’ bene che lo sappiate prima di proseguire con la lettura di queste poche e misere righe: non so niente di più di quel che sapete voi.

  

Ma, francamente, ci dovrebbe essere un po' più di amor proprio anche da parte nostra. Di noi che siamo semplici intermediari tra quel che accade e coloro che hanno voglia di sapere. Invece l’altro giorno viene strillato come un titolo a sensazione il fatto che Felipe Massa abbia detto, chissà poi se ha detto così, “so come sta Schumacher, vive una situazione complicata”. Ma dai? Forse noi pensavamo se la stesse spassando facendosi grasse risate della nostra ignoranza… Intendiamoci, mica è colpa di Felipe. Che sappia come sta Michael è abbastanza evidente visto che è uno dei pochi a poterlo andare a trovare. Che la situazione sia complicata, beh, abbiamo sentito dichiarazioni più roboanti.

  

In questi minuti viene nuovamente spacciato per originale un servizio del Mundo Deportivo nel quale si ricorda che nessuno sa niente, che la privacy regna sovrana e che forse, ma forse perché altrimenti Corinne (la moglie) arma il bazooka degli avvocati e spesso porta a casa, il patrimonio di famiglia si sta erodendo a causa dei costi per le cure.

 

Per tacere della mai invecchiata pratica di citare genericamente “altre fonti”, giusto per sporcarsi poco le mani e tenere il distanziamento sociale fingendo di avere chissà quali entrature.

  

Come stia Michael Schumacher, se sia ancora vivo e perché la famiglia abbia eretto un muro invalicabile sono e rimangono fatti loro. Corinne è il miglior Ministro della Difesa che ogni Paese deve augurarsi di avere e il fatto che nessuno abbia mai fatto uscire anche un solo selfie con dietro il corpo del Campione dimostra come la privacy rimanga un bene ancora difendibile, seppur con non poca fatica.

  

Magari tra vent’anni ci farà un documentario Netflix, intanto accontentiamoci delle briciole (sempre le stesse) e non spacciamole per una pietanza appetitosa.

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