Sono un bordocampista, uno che da 25 anni almeno se ne sta tra lì, le panchine di un campo di calcio, vedo, osservo, ascolto e racconto ciò che avviene durante una partita. Riporto, completo, aggiungo ciò che regia prima e telecronisti poi dicono dell’evento partita, in tv. Sono un bordocampista, manco c’era 25 anni fa questa parola, adesso è diventata pure un vino, un buon rosso toscano prodotto da Luciano Spalletti sulle colline della sua tenuta di Montaione. Bordocampista, si chiama proprio così… quanto gli devo essere stato sullo stomaco appollaiato a fianco della sua panchina e quanto ho imparato da gente come lui, da bordocampista. In uno stadio che spesso diventava bolgia, mille suoni, parole, rumori . Un ronzio che restava nella testa anche ore dopo, e una necessità su tutte: sentire! Sentire bene cosa dicevano in panchina, coglierne il significato, rubare espressioni per andare oltre un’impressione. Ogni partita un “master”. I silenzi, fissi, di Lippi; quel sedersi senza parole di Capello a metà gara: non una resa bensì la conferma che la partita l’aveva in mano. Il pungo alto di Mazzone , le parolacce nei miei confronti: “Nun te preoccupa’, mica ce l’ho con te, ma co’ quell’artro” (termine che andava bene per chiunque in quel momento fosse avversario, arbitro compreso). Ancelotti che in dialetto emiliano mi anticipava mosse e scelte, psicologia spicciola e tattica prêt-à-porter, per il successo finale: “Ora cambio Sheva con Pippo, guarda come s’arrabbiano!”. Ed era così, entrambi però in campo davano il meglio. E il geniale pragmatismo di Allegri, vedeva gioco molto prima di tutti ed era sempre una soluzione vincente. Non si arrabbiava più di tanto agli inizi ma quando lo sentivi biascicare un “madonnina delle rose” beh, sapevi bene che di lì a poco sarebbe venuto giù il mondo! Molto tempo prima degli spogliarelli rabbiosi dell’ultima Juventus. Bordocampista, un cronista, nulla più, che lavora prima dell’inizio della gara e dopo la fine della stessa ma soprattutto durante. Sono stato considerato intruso, spione, voyeur, traditore, ficcanaso, non era facile accettare un presenza narrante a bordo campo. Ma la passione comune il rispetto delle storie e delle persone quelle in campo e quelle a casa , ha facilitato la novità di fatto introdotta con l’avvento della pay tv… Da bordocampo hai una visuale differente, molto più vicina a quella degli allenatori o del quarto uomo. Vedi volti, ascolti parole, conosci il prima e il dopo di un gesto ,di una scelta, di un’incazzatura. Contestualizzi, raccogli e porgi al racconto, prima cronaca poi, se serve, uno spunto per l’analisi, tutto ben distinto possibilmente. E poi condividi, il caldo la pioggia i successi le delusioni le arrabbiature, le feste, scudetti e coppe salvezze e promozioni, tuo malgrado sei dove le cose debbono avvenire. Lacrime, gioia e quel disorientamento che prende spesso uno sportivo quando raggiunge il proprio obbiettivo: ”E adesso? Che succede?”.
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