Il più alto dei tiri (parafrasando Edmondo Berselli) della nostra vita è stato quello di Roberto Baggio a Pasadena nel pomeriggio assolato del 17 luglio 1994. Esiste molta letteratura attorno ai rigori, da Osvaldo Soriano al nostro Alessandro Bonan. Il rigore, quell’uno contro uno, quegli undici metri tra il Gloria in Excelsis e il Miserere, sono senza dubbio la metafora migliore per raccontare la solitudine, il bilico, la paura, il coraggio, l’attesa. Questa è la storia del rigore più alto della nostra storia e di come perdemmo il Mondiale del 1994, anche se il vero responsabile della sconfitta l’ha fatta franca. Perfino Valentina Baggio, la figlia di Roby “il codino”, raccontando con un post affettuoso e filiale su Instagram l’errore di suo padre, incorre in quello sfasamento di prospettiva in cui ogni italiano, e non solo, cade da allora. “26 anni fa il mio papà sbagliava il rigore più marcante della sua carriera. (...) Nel mio amato Brasile dicono che sia stato Ayrton Senna a spingere il pallone verso l’alto. (...) Credo fermamente che quel giorno il mio papà abbia dato il suo meglio, come ogni altro giorno (...) L’importante è non mollare MAI. Ti amo papà, per me sarai sempre il migliore di tutti!”.
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