Quella Scarpa d'oro di Ciro Immobile
A Napoli la Lazio si gioca il terzo (o secondo) posto. E l'attaccante la possibilità di essere il giocatore più prolifico, in una stagione, della storia della Serie A. Storia di tre rinascite
Di nuovo di fronte all'ultima di campionato, come accaduto il 30 maggio 2015. Quel giorno il Napoli deve battere la Lazio per agganciarla in classifica e superarla grazie agli scontri diretti. In palio il terzo posto, che regala la qualificazione ai preliminari di Champions League. Al San Paolo termina con un fragoroso 4-2 per gli ospiti, ai padroni di casa non basta la doppietta di Gonzalo Higuain. L'argentino si rifarà l'anno successivo, il primo di Maurizio Sarri sulla panchina azzurra: chiude la serie A con 36 gol, arrivando fin dove nessuno era mai arrivato.
Sabato sera Higuain potrebbe non essere più solo. O, peggio ancora, potrebbe ritrovarsi superato dallo straordinario Ciro Immobile di questa stagione. E sarebbe già successo se il centravanti della Lazio, sempre all'Olimpico, non avesse incocciato prima in Alessio Cragno del Cagliari quindi in Lorenzo Andrenacci del Brescia che hanno limitato a un solo gol incassato il duello personale.
Primo tra i marcatori in Italia, con Cristiano Ronaldo lasciato dietro a quota 31. E, soprattutto, primo tra i marcatori in Europa. Immobile guida infatti la classifica della Scarpa d'oro, trofeo una volta prestigioso, quindi passato in secondo piano negli anni Ottanta, quando lo vincevano giocatori improbabili come il turco Tanju Colak, il romeno Dorin Mateut o l'indimenticabile macedone Darko Pancev, una delle tante illusioni di cui si è nutrita la storia dell'Inter. Dal 1996 è assurto a nuova gloria, con conteggi che premiano chi milita nei campionati più importanti. Certo, ci sono state eccezioni (chi si ricorda Kevin Phillips del Sunderland o Nikos Machlas del Vitesse?), ma da tre anni il vincitore era Leo Messi. E, orfano del Pallone d'Oro, vi aveva dedicato un pensiero Cristiano Ronaldo, frenato dalla scampagnata della Juventus a Cagliari.
La strada sembra spianata per Immobile, che con il gol al Brescia ha staccato Robert Lewandowski, ormai fermo, e che alla Lazio celebra la terza rinascita professionale. La prima nel 2012, a Pescara. Immobile è uno dei tanti che la Juventus ha tesserato ma senza credervi fino in fondo. Eppure è bravo: con la Primavera ha vinto il Viareggio per due volte consecutive nel 2009 e nel 2010 (anno in cui realizza 10 gol, record del torneo), ma la prima squadra non la vede mai, girando di prestito in prestito. In Abruzzo incrocia le idee visionarie di Zdeenk Zeman in una di quelle rare volte in cui si trasformano in successi. Il Pescara è promosso in A con un gioco che riporta alla memoria lo spettacolo che offriva Giovanni Galeone, sul campo ci sono interpreti giovanissimi ma già fenomenali come Marco Verratti in cabina di regia e Lorenzo Insigne spalla in attacco di Immobile, che realizza 28 gol. Il primo va al Paris Saint Germain, il secondo torna a Napoli, il centravanti finisce al Genoa. E lì si intristisce. Decisivo è il ritorno a Torino, sulla sponda granata dove Gian Piero Ventura fa “frullare” la palla. Immobile vince la classifica cannonieri nel 2014 con 22 gol, Urbano Cairo passa alla cassa vendendolo per una ventina di milioni al Borussia Dortmund. Una scelta che fa felice il presidente del Toro e si rivela un disastro per Immobile. Agli occhi di Jurgen Klopp dovrebbe sostituire Lewandowski, appena passato al Bayern Monaco. Nei fatti Immobile è schiacciato dall'eredità del polacco (66 gol in tre annate di Bundesliga) e dall'incapacità di inserirsi nella realtà tedesca.
Serve una terza rinascita, che arriva dopo una toccata e fuga in Spagna (pochi mesi al Valencia) e un ritorno al Torino di Ventura, dove incrocia Andrea Belotti. Nel 2016 Simone Inzaghi prende in mano la Lazio, il ds Igli Tare gli affida questo centravanti che ha bisogno di ritrovarsi. Il gioco del primo sembra fatto per le caratteristiche del secondo. Il tecnico intuisce che Immobile ha bisogno di caricarsi da solo sulle spalle il peso del squadra per sentirsi realmente utile al gruppo: segna e fa segnare, con quei movimenti che sono l'ideale per chi gli deve fornire l'assist oppure per chi cerca l'imbucata sottoporta. È subito deflagrante con 23 gol, che diventano 29 nel 2018 per la seconda vittoria tra i marcatori, in coabitazione con l'interista Mauro Icardi. La passata stagione un passaggio a vuoto, se vogliamo chiamare così 15 gol, e quest'anno la marcia trionfale che ha reso per lungo tempo la Lazio unica alternativa credibile alla Juventus.
Sabato la caccia all'ultimo obiettivo, da strappare a chi al San Paolo era stato un idolo come Higuain. E nel futuro ci sono Silvio Piola e le 159 reti che ne fanno il marcatore più prolifico nella storia della Lazio. Uno che nel club non ha vinto nulla ma che nel 1938 sollevò a Parigi la Coppa del mondo quando si chiamava ancora Coppa Rimet. Ecco, con la Nazionale Immobile ha avuto un rapporto non altrettanto lineare come quello con la Lazio: al Mondiale 2014 è comparsa nella squadra improvvidamente costruita intorno a Mario Balotelli, all'Europeo 2016 è messo da parte nella prima linea in cui Antonio Conte gli preferisce Eder e Graziano Pellè, il Mondiale 2018 lo segue in tv, dopo essere stato vittima sul campo delle incertezze tattiche di Ventura, che portano a una clamorosa non qualificazione con la Svezia. Ci sarà un Europeo slittato al 2021 per rifarsi, a patto che Roberto Mancini sappia far scoccare la scintilla giusta come ha fatto Inzaghi.