Quello che sconcerta, è la totale mancanza di concretezza, di realismo; l’assenza, nel dibattito sull’impatto – enorme – del Covid-19 sul calcio, di un approccio serio e fattivo alla questione “stadi di domani”, che fino ad oggi si è limitata alle solite frasi fatte, tra le quali primeggia il tormentone nazionale dell’estate 2020, ossia “riapriremo con limitazioni” (sì, ci rendiamo conto che la questione “stadi di domani” è infinitamente meno grave della questione “scuole di domani”, altrettanto in alto mare, e che genitori e studenti hanno tutto il diritto di insultarci al grido di “chissenefrega degli stadi”; ma noi, ancorché genitori, di stadi dobbiamo scrivere…). A sentire le dichiarazioni di politici, dirigenti e addetti ai lavori, si ha sempre l’impressione di essere un passo indietro rispetto alla realtà: la “riapertura con limitazioni” è una bella frase buttata là, ma che se si sa di cosa si sta parlando, se si ha un minimo di esperienza di che cosa sia andare allo stadio in Italia, appare completamente avulsa dalla realtà, pura retorica casaliniana.
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