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La partita di Monchi. La Roma a Siviglia va incontro a una promessa mancata

Federico Giustini

La voglia di riscatto dell'ex ds dei giallorossi, Julen Lopetegui e Lucas Ocampos ha rilanciato una squadra che considera l'Europa League “la nostra” coppa. Chi sono i rivali degli ottavi di finale della Roma

A coronamento di un'ottima stagione e a dimostrazione dell’entusiasmo ritrovato, due settimane fa era giunta la notizia della scelta, da parte dell’Ateneo di Siviglia, di far interpretare al direttore sportivo Monchi il ruolo di Baldassarre nella prossima Cavalcata dei Re Magi. La tradizione, in una città fortemente connotata dalle feste popolari e da quelle a carattere religioso, ha la sua importanza e allora l’ex ds della Roma il prossimo 5 gennaio distribuirà doni e dolci per le strade della città. Il ritorno di Monchi sulle rive del Guadalquivir, dopo la controversa esperienza romana di due anni, è stato all’altezza della fama che lo accompagna in patria: il Siviglia ha chiuso la Liga al quarto posto e ha messo in evidenza molti talenti. Proprio stasera il dirigente di San Fernando ritrova la sua ex squadra, l’unica altra parentesi della sua ventennale carriera, quella in cui per la prima volta non si è sentito un intoccabile: il suo operato a Roma è stato messo più volte in discussione, forse perché l’andaluso non è riuscito ad adattarsi a un contesto diverso, con più variabili da tenere in considerazione e con livelli di pressione differenti. Scelto dalla proprietà per la sua reputazione di campione del player trading, Monchi ha sbagliato qualche scommessa di troppo. A Roma si sarebbero volentieri accontentati di almeno uno tra Diego Carlos e Koundé, coppia di difensori centrali acquistati dal Siviglia nella scorsa estate e ora obiettivi di mercato rispettivamente di Arsenal e Real Madrid.

  


Il ds del Siviglia Mochi (foto Ansa)


 

Il Siviglia ha scommesso sulla voglia di riscatto di Julen Lopetegui, un tecnico reduce da un esonero al Real Madrid e dalla cacciata dalla panchina della nazionale spagnola a poche ore dal debutto al Mondiale di Russia. È andata bene, la squadra ha trovato da subito grandi equilibri, grazie a una difesa molto solida e a una manovra efficace, seppur poco entusiasmante, che trova sbocco quasi sempre sugli esterni. L’ex Genoa e Milan Lucas Ocampos, da ala destra nel 4-3-3, ha messo a segno 14 reti, risultando il principale protagonista del campionato del Siviglia e riuscendo così a scrollarsi di dosso l’etichetta di talentuoso ma incompiuto.

  

 

Raggiunta la matematica qualificazione alla Champions, tutte le attenzioni del club andaluso potevano rivolgersi all’Europa League, competizione che il presidente Pepe Castro ama definire “la nostra”, per via dei cinque successi ottenuti tra il 2006 e il 2016. Ma tra giovedì 23 e venerdì 24 luglio ha iniziato a circolare, fino a diventare virale, un video in cui si vede di spalle l’ex presidente, nonché socio di minoranza, José María del Nido parlare al telefono della sua volontà di riprendere il comando del club, offrendo al suo interlocutore “tutti i consiglieri che ti servono nel cda”. Si è così riaperto un fronte che sembrava essersi chiuso a fine novembre 2019 quando fu sancito il patto del “Dna sevillista”. Castro e Del Nido, intimoriti dalla misteriosa cordata americana Sevillistas Unidos 2020 che aveva racimolato più del 5 per cento delle azioni del club nel giro di un anno, trovarono un’intesa conveniente per tutti: il figlio di Del Nido alla vicepresidenza; il cambio dello statuto che stabilisce un valore triplicato per il pagamento dei dividendi agli azionisti; l’aumento degli stipendi per i componenti del consiglio d’amministrazione. Lo scenario e le alleanze sembrerebbero essere cambiati. In questo momento i pallottolieri negli uffici di Nervión raccontano una sfida all’ultima azione: considerando il gruppo americano come alleato di Del Nido, il vantaggio di Castro ammonterebbe a sole 50 azioni (39.300 a 39.250).

 

Le rassicurazioni dello stesso Del Nido – “non ci saranno movimenti fino a che la squadra non terminerà la stagione” – non sono bastate a riportare calma nell’ambiente. La scorsa settimana si è aggiunta la positività al Covid di uno dei componenti della rosa. Si è saputo poi che si trattava del mediano serbo Gudelj, ma intanto il pensiero dei più maliziosi era andato a Banega, fotografato in una discoteca di Valencia dove dodici dipendenti erano risultati positivi al coronavirus qualche giorno prima. Lo stesso Banega a fine giugno aveva già violato il protocollo, facendosi immortalare sui social assieme a più di dieci persone, tra cui i compagni De Jong, Vazquez e Ocampos, attorno allo stesso tavolo.

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