Quanto ci manca il tennis semplice di Pete Sampras

Alle porte degli Us Open più incerti di sempre, il campione americano festeggia i 49 anni. Mai come oggi ci sarebbe bisogno di un gioco lineare come il suo

Luca Roberto

L'estate in cui Pete Sampras capì di non essere un tennista nella media fu quella del 1990. Aveva da poco compiuto 19 anni e buttò a colpi di ace (più di 100) fuori dal tabellone principale degli Us Open, dagli ottavi di finale in poi, nell'ordine Thomas Muster, Ivan Lendl John McEnroe. Si giocò il suo primo titolo slam in carriera, opposto in finale a quello che sarebbe stato non solo il suo principale rivale, più correttamente un alter ego: Andre Agassi

 

 

Prima di quel palcoscenico si erano potuti intravedere i germogli di un fisico statuario, il perfetto congegno per un gioco d'attacco modellato su dritti e rovesci piatti, un servizio martellante, la volée come punto esclamativo di una tattica basilare: puntare sui fondamentali. Aveva cominciato la stagione da numero 81 al mondo, la finì nei primi cinque. "Mi aspettavo al massimo di arrivare ai quarti di finale", disse lui in un'intervista, con il solito impasto di imbarazzo e riservatezza. "Dopo la vittoria su Lendl, sono stato sopraffatto dalle persone mentre facevo shopping. Non mi è piaciuto particolarmente e avrei preferito che mi lasciassero solo, ma oramai quei giorni sono finiti", rimarcò, a chiarire che insomma la sua vita era cambiata per sempre. 

 

  

Gianni Clerici ha raccontato che la prima volta che lo vide giocare a Flashing Meadows, nel 1987, sotto consiglio di un collega americano, rimase a tal punto sbalordito da comporre di fretta un numero di telefono, quello di Sergio Tacchini, e implorarlo di metterlo sotto contratto – lo aveva già fatto nel 1975 e quella volta, assistendo a un match del torneo di Dallas, chiese all'imprenditore italiano di sponsorizzare un tale giocatore americano: si trattava di John McEnroe, a cui l'azienda piemontese resterà iconicamente legata almeno quanto Borg alle polo a righe della Fila. 

 

In vetta alla classifica mondiale, Sampras ci salirà soltanto 3 anni più tardi, e per rimanerci talmente a lungo (286 settimane) che solo l'avvento di Federer ne ridimensionerà i record fin lì ammonticchiati. Prima lo svizzero gli scipperà la durata dell'interregno ai vertici del ranking Atp, poi pure la somma degli Wimbledon vinti e il totale dei tornei dello slam (anche Nadal e Djokovic lo sopravanzeranno). Di fatto il 2 luglio 2001, sul centrale dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club, Sampras e Federer si affrontarono formalmente per un ottavo di finale, ma quel che si consumò entro le righe bianche che squadravano le zolle d'erba somigliava più a un passaggio di consegne. L'americano arrivava da 7 vittorie negli 8 anni precedenti, 56 partite su 57 vinte. Perse, contro l'allora 19enne di Basilea, 7-6 5-7 6-4 6-7 7-5. Il preludio alla più grande delusione della sua carriera, quella dell'anno successivo: un'uscita al secondo turno, sul campo 1, romanticamente definito "il cimitero dei campioni", contro il centoquarantacinquesimo giocatore al mondo, lo svizzero Georg Bastl. 

 

 

Non ha più fatto ritorno a Londra. L'anno successivo, vincendo inaspettatamente gli Us Open contro Agassi, pensò di aver chiuso il cerchio. E' stato uno dei pochi giocatori a non annunciare, in uno squillo di fanfare, il suo ritiro. Lo ha fatto desumere dal non essersi più iscritto ad alcun torneo per oltre un anno. Alle porte degli Us Open più incerti di sempre, esposto alle defezioni di alcuni protagonisti come Rafa NadalAshleigh Barty che hanno preferito non viaggiare, festeggia oggi 49 anni, facendoci venire ancor più voglia di tennis giocato. Auguri. 

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