Warm up Italia
Il Gp di Monza a porte chiuse è lo specchio dei tempi
La classica settembrina di Formula 1 doveva essere simbolo di ripartenza di Milano e il momento più alto della Ferrari mentre invece il capoluogo lombardo arranca e la Rossa va ancora peggio. Ma ci si prova lo stesso
Milano. Quella gran mano del Matitaccia (al secolo Giorgio Serra, il più noto vignettista del motorsport), ha tolto l’aria all’Autodromo di Monza mettendolo sottovuoto nel disegno studiato per il Cittadino di Monza: una grande cupola racchiude l’Autodromo e il grande Parco, sigillandoli. E fuori, un cartello che dice: vietato agli spettatori. “È un Gran Premio in una bolla che lo esclude dalla vita della città – conferma Claudio Colombo, direttore dello storico quotidiano locale – gli anni scorsi i giorni di avvicinamento alla gara automobilistica significavano eventi e appuntamenti speciali. Ora nulla”.
Da sempre appuntamento “della città”, la classica settembrina di Formula 1 da un po’ di anni era diventato anche un “evento” della Lombardia allargata, e di Milano soprattutto, con show di bolidi persino alla Darsena. Ma ora il Gp di Monza a porte chiuse è lo specchio dei tempi: doveva essere l’evento di ripartenza di Milano e il momento più alto della Ferrari mentre invece il capoluogo lombardo arranca e la Rossa va ancora peggio. Tristezza guardare solo allo scorso anno, con una Ferrari reduce dalla vittoria di Spa e un Leclerc vincitore a Monza e una Milano invidiata da tutte le altre capitali europee. “E’ un mondo che non è il solito – dice Giuseppe Redaelli, presidente dell’Autodromo Nazionale di Monza – un paddock meraviglioso come sempre, stanno per essere finiti gli allestimenti in pista ma tutto in un silenzio surreale e in una situazione di pochi addetti ai lavori. Non c’è amarezza perché non è quello il sentimento, ma malinconia sicuramente. E poi si pensa che anche in questo modo è una attività che serve a tenere vivo il Campionato del Mondo. Dal lato sportivo nulla cambia ma pensando alle centinaia di migliaia di tifosi e a tutto ciò che ha gravitato intorno a questo evento ci rendiamo conto che siamo qui a preoccuparci che non ci possa essere il benché minimo caso di contatto con eventuali positivi”. Dimenticati i momenti trionfali, ora la grande preoccupazione è il possibile contagio. “L’attenzione è altissima, ogni misura e ogni protocollo sono rispettati e ogni mattina alle 6,30 abbiamo il bollettino delle analisi e dei tamponi fatti il giorno precedente”.
Ma il cuore degli sportivi batte lo stesso. E con 40 euro si potrebbe avere il proprio volto cartonato lì presente, e per una buona causa perché l’intero incasso dell’iniziativa verrà devoluto. “Autodromo aperto o chiuso non fa differenza. Si soffre anche davanti alla televisione. Sicuramente ci sono commenti sui social molto contrastanti tra loro. Abbiamo proposto la manifestazione Face For Fun, silhouette da mettere in tribuna con il viso dei tifosi che vogliono dare un aiuto anche alla raccolta fondi per l’istituto Spallanzani di Cremona, l’istituto Ca’ Granda di Milano e all’associazione Brianza per il cuore onlus. E qualche tifoso ci ha risposto “no, io quest’anno non ci metto nemmeno la mia immagine perché con la Ferrari così ridotta non sarei stato presente né di persona e tanto meno in foto”, mentre lo stato d’animo di altri è più positivo; ci scrivono da tutti i paesi del mondo. Il vero protagonista di Monza sarà il sociale. E l’orgoglio nazionale, che ha bisogno di una spinta. “Sto attendendo il cerimoniale di Formula 1 per definire l’esecuzione del nostro inno nel dettaglio. Il coro degli alpini sarà in pista con i componenti tenuti a distanza di sicurezza e dovrebbe essere celebrato secondo la coreografia tradizionale, è la prima volta perché quest’anno l’inno nazionale era finito un po’ in sordina. Vogliamo dare un segnale con la ripresa di una tradizione”.
Gp di Monza come warm up della ripartenza, hoc erat in votis, questa primavera, quando gli organizzatori avevano scommesso che ci sarebbe stata la corsa, che ci sarebbe stato il popolo dei bolidi, ed erano stati messi in vendita (e comprati) i biglietti: saranno rimborsati.
Ma il lato economico più dolente quello dell’indotto, quel che gira attorno alla pista, e che è invece l’immagine un po’ depressa di una corsa senza bandiere rosse. “Perché un Gran Premio a pieno regime con oltre duecentomila spettatori avrebbe portato come in passato, e non solo in Regione Lombardia, introiti importanti. Oggi, l’impatto economico che riguarda noi organizzatori come promoter non subisce una grave differenza in quanto Formula 1 ha capito che anche le condizioni economiche nei suoi confronti devono essere differenti, c’è un discreto bilanciamento. Ai primi di marzo eravamo a 33 mila biglietti venduti con il 30 per cento in più rispetto all’anno precedente. Tra Gp e altre attività l’Autodromo porta tra introiti diretti e indiretti oltre duecento milioni in un anno”. A questo va aggiunto tutto l’indotto dell’ospitalità, della ristorazione, sia in Brianza che a Milano, e dello shopping che ormai fa parte del rito. Ma ci sarà il tricolore, nel manifesto ufficiale del Gran Premio quest’anno in chiave futurista, e ci sarà lo sforzo ideativo di dare calore al “warm up” nazionale: “E’ nostra intenzione fare una sorpresa al pubblico in televisione simulando una invasione di pista. La stiamo organizzando curando ogni dettaglio perché dovrà essere scenografica in modo tale che la tradizione, il colore e il calore di Monza siano confermati e mai dimenticati. Vogliamo riportare a Monza l’affetto e i sentimenti del pubblico anche se virtuale”.