Le nuove paure di Nicolò Zaniolo
Nove mesi dopo la rottura del legamento crociato destro, ieri il fantasista della Roma si è rotto quello del ginocchio sinistro
Forse c'è solo una cosa con cui è impossibile convivere: il rimpianto. Un’idea che da ieri sera ha iniziato a prendere insistentemente forma nella testa di Nicolò Zaniolo. Perché al 41’ della sfida di Nations League fra Olanda e Italia il fantasista è caduto a terra dopo un contrasto con van de Beek. E non si è rialzato. Il dolore che gli addenta il ginocchio, le lacrime che gli gocciolano giù dagli occhi. Ancora, come fosse un déjà vu. Solo che questa volta addosso non ha la maglia giallorossa della Roma ma quella bianca della Nazionale. Nove mesi dopo la rottura del legamento crociato destro, Nicolò Zaniolo si è ritrovato ancora a terra, tradito nuovamente dalle proprie ginocchia. Il suo sogno azzurro si scolorisce ancora, le certezze che si sbriciolano in paure. La diagnosi è chiara fin da subito. Anche se nessuno ha il coraggio di pronunciare quelle parole. Rottura dei legamenti del ginocchio sinistro. Lo hanno confermato oggi gli esami effettuati a Villa Stuart. Da ieri sera la carriera del numero 22 giallorosso ha iniziato a camminare in equilibrio su un filo sottile, sospesa fra ciò che sarà e ciò che avrebbe potuto essere.
Una paura che Zaniolo aveva iniziato a conoscere lo scorso 12 gennaio. Roma contro Juventus, lo stadio Olimpico ancora affollato a fare da cornice. Il fantasista prova lo slalom gigante fra de Ligt e Rabiot, poi si affloscia sul prato. E resta giù. Uno dei nuovi dei pagani del calcio viene caricato sulla barella mobile in una scena che ricorda la deposizione del Cristo dalla croce. Il giorno successivo arriva la sentenza, legamento saltato, ginocchio da ricostruire. Zaniolo finisce sul lettino di Villa Stuart. I camici bianchi al posto delle divise colorate dei compagni di squadra. L’Europeo che viene declassato da sogno a opportunità mancata. E poi settimane intere di sudore e di lavoro. Da solo. Prima a guardare gli altri che si allenavano e che andavano in campo. Poi chiuso nel suo appartamento per il lockdown.
Lo slittamento della stagione sembra un piccolo risarcimento, un atto di clemenza per un talento che rischiava di essere inghiottito dalla sfortuna. L’Europeo del 2021 torna a essere un obiettivo da rincorrere, l’Europa League una vetrina per ridare senso a una stagione che era iniziata con prospettive ben diverse. Perché per Zaniolo doveva essere l’annata della consacrazione, quella del passo in avanti verso la 10 che è stata di Totti e che a Roma non ha ancora trovato un erede all’altezza di indossarla, il culmine di quel cammino di innamoramento reciproco fra lui e i giallorossi che era partito da lontano, dal 19 settembre del 2018. Girone di Champions, Real Madrid contro Roma al Santiago Bernabeu. Di Francesco manda in campo dal 1° minuto un ragazzino di 19 anni che non ha ancora esordito in Serie A. Sembra una scelta fatta per protestare contro il calciomercato della sua società, si rivela l’epifania di un talento finissimo. I capitolini perdono 3-0 ma a Zaniolo basta una finta di corpo per mandare a spasso l’avversario e far ripartire l’azione. Un gesto che calamita tutti gli occhi su di lui, che lo racconta meglio di qualsiasi fiume di parole: istinto puro, espressione di un calcio che viene tratteggiato, immaginato ancora prima di prendere la forma di un pensiero. La crescita è costante. Zaniolo diventa un calciatore che galoppa in una squadra che scammella per il campo. I suoi strappi creano occasioni, mandano in cortocircuito le difese avversarie. L’investitura sembra inevitabile, ma serve ancora un passetto in avanti, un lavoro costante sui fondamentali a volte un po’ rudimentali e sulla scelta delle giocate giuste per chiudere l’azione. Perché quando Zaniolo abbandona l’istinto per abbracciare la razionalità il suo calcio si contrae, diventa meno fluido, quasi ordinario.
Al rientro dall’infortunio Paulo Fonseca tiene a bada la sua voglia di strafare. Lo dosa, lo fa iniziare sempre dalla panchina. Tranne nelle ultime due gare: contro la Juventus e contro il Siviglia. Il ragazzo è troppo prezioso per pregiudicarne l’utilizzo futuro. Anche perché la nuova proprietà americana ha deciso di farne un simbolo. In chiara controtendenza con la Roma a stelle e strisce di Pallotta, Zaniolo diventa incedibile, si trasforma nella pietra su cui fondare una chiesa che deve tornare al centro del villaggio.
Quella di ieri doveva essere la partita del ritorno alla normalità, la testimonianza che l’infortunio era solo un brutto ricordo, che il futuro poteva essere ancora luccicante. E invece il ragazzo che sognava di diventare Totti ora ha paura di fare la fine di Strootman, la lavatrice della Roma che dopo due operazioni al ginocchio è diventata un elettrodomestico di seconda mano all’Olympique Marsiglia. Un timore forse ingiustificato per un ragazzo che al suo esordio ha stregato il Santiago Bernabeu.