Il valore del calcio italiano
Una media company per vendere i diritti tv della Serie A. Giusto provarci
Una svolta, anche se la strada è ancora lunga. Ieri la Lega Serie A ha votato a favore della creazione di una media company in cui confluiranno i diritti tv e commerciali del campionato di calcio e in cui, soprattutto, l’obiettivo è far entrare come soci di minoranza alcuni fondi di private equity. In tal senso sono due le proposte arrivate: da una parte Cvc, Advent e Fsi, che hanno messo sul piatto 1,625 miliardi per il 10 per cento della nuova media company, e dall’altra il duo Bain-Nb Renaissance (1,35 miliardi sempre per il 10 per cento). L’obiettivo è quello di sfruttare non solo gli investimenti ma anche le competenze dei fondi (Cvc è stato azionista di maggioranza della F1, ad esempio) per migliorare il prodotto Serie A. Missione complicata, considerando le posizioni perse dal campionato italiano nelle ultime stagioni ai danni di Liga e Bundesliga. Le opzioni sono diverse, dalla creazione dell’ormai noto canale di Lega (da distribuire ai broadcaster o direttamente vendere ai tifosi), a investimenti a livello di marketing e apertura di uffici all’estero, fino ai contributi ai club per la ristrutturazione degli stadi o per la costruzione di nuovi impianti. Progetti che a oggi restano comunque ipotesi, perché, come detto, l’unica decisione presa finora riguarda la creazione della media company, con i club di Serie A che si sono detti disposti a lasciare una parte del proprio potere ai fondi per gestire il lato commerciale (tanto che il fondo sceglierebbe l’ad della nuova società). Nelle prossime settimane gli advisor della Lega approfondiranno diversi aspetti delle offerte, anche relativi ai piani industriali delle due cordate: da lì passa il futuro del campionato di calcio italiano. Anche se già in passato le “svolte epocali” si sono poi trasformate in scontri, come nel caso di Mediapro. Tanto che, alla fine, di questa novità potrebbe rimanere solo la media company: “Se non andasse in porto la trattativa, l’unica soluzione resta la media company, indipendentemente dalla presenza dei fondi”, ha spiegato il presidente della Lega Paolo Dal Pino.
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