Per molte giovani generazioni di una volta l’album, o l’almanacco delle Figurine Panini, con le pagine fitte di tabellini dei calciatori, sono stati indiretti ma efficacissimi testi per imparare la geografia, quanto meno quella italiana. Dopo aver preso visione dei dati sulle presenze e reti, stagione per stagione, squadra per squadra, dopo aver buttato un occhio su altezza e peso – così, tanto per prendere le misure di come dovevano essere fatti i calciatori che volevamo diventare –, si finiva per fare caso, oltre che al giorno mese e anno – metti che qualcuno compiva gli anni lo stesso tuo giorno: per esempio, io, modestamente, sono nato lo stesso giorno di Edinho, difensore dell’Udinese, e Guardalben, secondo portiere del Parma – anche al luogo di nascita. Era così che, ad esempio, scoprivi, seguendo Tarcisio Burgnich, che Ruda era in Friuli; o che “Gigirriva”, che credevi sardo fino al midollo, era invece nato a Leggiuno, sulla sponda lombarda (e magra) del lago Maggiore. Poi arrivò la generazione di quelli che non nascevano più in casa, ma in ospedale; venendo in seguito sempre meno la densità dei servizi ospedalieri sul territorio, causa famigerati tagli alla spesa pubblica, capita che uno nasca nell’ospedale di una città che non è il luogo dove vive la famiglia.
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