L'anniversario
I Giochi paralimpici compiono 60 anni: "Così si aprirono le porte dello sport a milioni di persone"
Il 18 settembre del '60 allo stadio Rosi di Roma la cerimonia di apertura della prima edizione: 400 atleti in rappresentanza di 21 nazioni
L'Italia può rivendicare di esser stata la culla di uno dei più grandi eventi sportivi planetari. Partì da qui la storia di tanti atleti disabili del nostro paese
Esattamente 60 anni fa lo stadio ‘Paolo Rosi’ di Roma, allora conosciuto come stadio dell’Acqua Acetosa, fu teatro della cerimonia di apertura della prima edizione dei giochi paralimpici della storia. Il 18 settembre del 1960, 400 atleti in rappresentanza di 21 nazioni, sfilarono davanti a 5000 spettatori.
Il movimento paralimpico internazionale stava scrivendo una delle pagine più importanti di un lungo viaggio. Il nostro paese può dunque rivendicare di esser stato la culla di uno dei più grandi eventi sportivi planetari. Un primato che deve renderci orgogliosi.
L’Italia chiuse quella edizione storica al primo posto nel medagliere ma soprattutto aprì le porte a una delle più grandi avventure sportive e sociali capace, oggi, di coinvolgere milioni di persone di tutto il mondo nel segno dell’inclusione e dei diritti per tutti. Maria Scutti, Anna Maria Toso, Aroldo Ruschioni sono alcuni dei protagonisti di quell’evento sportivo. Nomi poco noti al grande pubblico ma fondamentali per la storia del nostro movimento e dello sport italiano in generale.
Le Paralimpiadi di Roma 60 nacquero grazie a un grande professore e medico INAIL, Antonio Maglio il quale ebbe l’intuizione di portare i Giochi di Stoke Mandeville - competizione ideata da sir Ludwig Guttmann, colui che per primo utilizzò lo sport come strumento di riabilitazione per persone con disabilità motorie – nella Capitale per sfruttare la vetrina dei Giochi Olimpici. Quell’idea anticipò così di 28 anni il gemellaggio tra Giochi Olimpici e Paralimpici ancora oggi in vigore. È da lì che è inizia la meravigliosa storia del movimento paralimpico italiano e internazionale.
Non dobbiamo perdere i pezzi della nostra storia. Quelle immagini in bianco e nero, via via - nel corso dei decenni - sono andate a colorarsi fino a consacrare straordinari campioni paralimpici, oggi patrimonio dello sport italiano. Vogliamo celebrare l’inizio di quella storia affinché tutti quanti siano consapevoli che da lì non è nata solo un’organizzazione sportiva ma sono partite le storie di tanti campioni, di tanti atleti, di tante ragazze e ragazzi disabili di questo Paese, ma non solo, persone che grazie allo sport hanno ripreso in mano la loro vita, sfidando con coraggio e curiosità la vita. E noi dobbiamo celebrare questi giorni pensando a tutti coloro che ancora non hanno raccolto questa sfida.
Questi 60 anni sono un patrimonio prezioso che dobbiamo difendere. Ancora sono troppe le storie di persone a cui vengono negati diritti e opportunità. Ecco, noi vogliamo attraverso lo sport dare un contributo per migliorare la società e permettere a ciascun individuo di potersi esprimere al meglio partendo dalle proprie abilità, qualunque esse siano.
*l'autore è presidente del comitato paralimpico italiano