Un Giro da mediano
Marco Frapporti e l'esplorazione del Giro d'Italia
A Villafrance tirrena l'uomo delle fughe di questi ultimi anni di corse rosa è finito in mezzo a tutti. E questo dopo l'ennesima fuga
Nel 2018 ha pedalato inseguito da tutti per oltre 600 chilometri, corridore più in fuga del Giro. L’anno scorso per oltre 800 chilometri, ma Damiano Cima di chilometri in fuga ne aveva fatti 932 e quindi niente premio.
Marco Frapporti ha il gusto dell’esplorazione. È un anticipatore, se non di mode o gusti, quantomeno di chilometri. Ha la voglia d’avventura, l’abitudine di non fare troppi calcoli, il buon gusto di credere che prima di sperare che qualcosa possa realizzarsi è sempre meglio fare il possibile per renderlo possibile. Lui che spera sempre nella vittoria, per ottenerla cerca la fuga, sia mai che il gruppo faccia male i calcoli.
Marco Frapporti non è uno che si dà mai per vinto. Nel 2018 ha pedalato inseguito da tutti per oltre 600 chilometri, corridore più in fuga del Giro. L’anno scorso per oltre 800 chilometri, ma Damiano Cima di chilometri in fuga ne aveva fatti 932 e quindi niente premio.
Al Giro d’Italia 2020 non è riuscito a entrare nella prima fuga e neppure nella seconda. Alla terza (quarta tappa, la prima era a cronometro) però non si è fatto fregare. Con Simon Pellaud ha fatto un po’ di strada. Con Kamil Gradek di più. Lo svizzero sulla Portella Mandrazzi ha deciso di andarsene da solo e da solo se ne è andato per un po’.
Marco Frapporti sa che ci saranno altre occasioni, che altre fughe verranno e tra loro ci sarà magari quella giusta, quella che ancora non ha mai visto. A 35 anni il corridore della Vini Zabù ha imparato ad aspettare, come un surfista in una spiaggia della California che scruta in mare per il suo Big Wednesday.
All’ingiù dalla Portella Mandrazzi Marco Frapporti si è fatto riprendere, ma non ha mollato il gruppo. Si è messo accanto a Giovanni Visconti, il suo capitano qualora gli servisse qualcosa. Con lui è rimasto fino all’arrivo: 86esimo su 172. Mediano perfetto.