Nel giorno di Hamilton e Nadal
Il primo titolo dei Lakers di LeBron dopo Kobe è ancora un titolo di Kobe
Non è stata una vittoria normale. Non è stata solo la vittoria di chi ha giocato meglio a basket
Los Angeles batte Miami nella bolla Disney e vince il suo 17° titolo Nba. La promessa fatta da James dopo la morte di Bryant e la prima volta di Anthony Davis
Vanessa Bryant ha celebrato la notte dei Lakers postando su Instagram una foto di Kobe con in braccio la figlia Gianna, mentre festeggiavano il titolo del 2009. Il significato dell’impresa di LeBron James è condensato in quest’immagine che riempie il cuore di nostalgia. Il primo titolo del Lakers dopo Kobe è ancora un titolo di Kobe, perché la spinta emotiva che ha dato alla squadra la sua scomparsa a febbraio è qualcosa di sovrannaturale. Hanno giocato tutti per lui, soprattutto LeBron che lo aveva promesso nei giorni del lutto e che con questo che è il 17° titolo dei Lakers (eguagliato il record di Boston), porta a quattro i suoi anelli personali dopo la doppietta con Miami e il miracolo con Cleveland. “Wish Kobe and Gigi were here to see this”, vorrei che Kobe e Gigi fossero qui a vedere tutto questo, aggiunge Vanessa che sta cercando di riempire un vuoto incolmabile con queste emozioni forti per una donna, una moglie, una madre, da sempre abituata a dividere la sua vita e il suo amore con il basket. E non lo vorrebbe solo lei. LeBron con lo sguardo e il dito rivolto verso il cielo dice tutto. Non è stata una vittoria normale. Non è stata solo la vittoria di chi ha giocato meglio a basket.
“Dal cielo furono toccati. Verso i cieli, sono saliti alle stelle”, scrive il Los Angeles Times. I Lakers hanno giocato con un uomo in più, con una forza interiore che gara dopo gara li ha fatti diventare i migliori. Quando la stagione è partita, ormai quasi un anno fa, non erano loro i favoriti per conquistare il Larry O’Brien trophy che nella città del cinema mancava da 10 anni, dall’ultimo anello firmato proprio da Kobe. Poi, dopo quello che è successo la notte del 26 gennaio, il terribile incidente in elicottero che oltre a Kobe e sua figlia Gianna è costato la vita ad altre sette persone, qualcosa è cambiato. Prima nello spirito e nella mente, poi quando si è tornati a giocare nella bolla di Disney anche in tutto il resto. I Lakers sono diventati inarrestabili, esattamente come nel secondo quarto di gara 6, con un parziale di 36-16 che ha fissato il punteggio finale sul 106-93 per il 4-2 nella serie contro i Miami Heat, sorpresa dell’anno, regalando a LeBron (per la prima volta in tripla doppia nella serie con 28 punti, 14 rimbalzi, 10 assist) anche il trofeo come Mvp, miglior giocatore, delle Finals più strane della storia, giocate sono con i tifosi virtuali in tribuna. La quarta volta di LeBron è la prima di Anthony Davis, un altro che ha messo una firma grossa così sulla stagione, gigantesco nel distruggere i sogni degli avversari (19 punti, 15 rimbalzi, 2 stoppate) e tra i primi a dedicare il successo a Kobe: “Ci manca, questo titolo è per lui”. Ma in una notte in cui Rajon Rondo espone la sua miglior versione da Playoff (19 punti, 4 rimbalzi e 4 assist con 8/11 al tiro) c’è spazio e tanto anche per Alex Caruso, il ragazzo con l’aspetto da ragioniere che è riuscito a mettere il suo volto sui murales nella città di Kobe e LeBron. Frank Vogel, il coach che era stato soprannominato “ruota di scorta” perché il post gli era stato offerto dopo due rifiuti, lo ha messo nel quintetto base di gara 6, vedete un po’ voi.
Le Finals 2020 passeranno alla storia anche per esser state le prime (e speriamo le ultime) disputate in campo neutro nella bolla di Orlando tra Topolino e Minnie. La bolla ha retto con 170 partite e zero contagi e sta diventando sempre più un esempio da seguire per il mondo dello sport. I tifosi dei Lakers avrebbero preferito festeggiare un momento così allo Staples, la casa che a febbraio aveva ospitato la commovente, ma sontuosa celebrazione di Kobe e Gianna. Si sono dati appuntamento fuori dallo Staples con fumogeni e fuochi d’artificio, qualcuno ne ha approfittato per tentare la rissa con la polizia, il distanziamento sociale non è esattamente qualcosa di praticato da quelle parti, almeno a giudicare dalle fotografie in arrivo.
L’anello dei Lakers arriva alla fine della domenica dei re celebrata con la 91 esima vittoria di Lewis Hamilton e il Roland Garros di Rafa Nadal. La perfezione avrebbe richiesto il successo di Federer sulla terra rossa, ma anche così, con il ventesimo slam dello spagnolo, il suo tredicesimo a Parigi, non è male. I campioni in fin dei conti fanno la differenza proprio in giornate così. Quando la vittoria va oltre i numeri e diventa qualcosa di molto più pesante per la storia e i significati che si porta dietro. Il 17°titolo dei Lakers vale la 91esima di Hamilton o il 20° Slam di Rafa. La foto postata da Vanessa ha lo stesso significato del casco di Michael Schumacher che suo figlio Mick ha consegnato a Lewis. C’è la felicità del momento, ma c’è anche il rispetto per il passato, il riconoscimento della grandezza di chi è venuto prima e la gioia deve fare i conti con quel velo di tristezza che ci avvolge ogni volta, quando pensiamo a Kobe e a Schumi e quel groppo in gola non basta a riempire il vuoto nel cuore.
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