Quando eravamo folla, quando eravamo assembramento, ci faceva forse velo tutto questo trasporto, questa dimensione fisica del nostro ruolo di spettatori dello sport, soprattutto del calcio, al punto da non riuscire a cogliere davvero fino in fondo che della nostra passione il calcio forse non sapeva cosa farne. Ora che le partite si tengono nel vuoto e nel silenzio, come una messa senza fedeli a cui distribuire l’ostia consacrata, ci sono termini che hanno assunto un senso nuovo, disvelatore del rapporto tra gli ex-noi frantumati in molti-io e il rito sacro del pallone, immerso nella sua pretesa di conservare uno status di fede anche senza una massa che le stia dietro.
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