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Dal rugby al Covid. Maxime Mbanda, voce del verbo aiutare

Marco Pastonesi

La terza ala della Nazionale italiana è stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella per ciò che ha fatto come volontario alla Croce Gialla di Parma durante il lockdown

Si è sfilato maglia, calzoncini e scarpe, ha indossato tuta, maschera e guanti. È uscito dal campo, è salito sull’ambulanza. Ha smesso di giocare, ha cominciato a servire. Il ruolo, più o meno, era quello: terza ala. “Che significa sostenere, soccorrere, aiutare”.

 

È successo durante la clausura a inizio anno. Maxime Mbanda, giocatore delle Zebre Rugby Club e della Nazionale italiana (20 “caps”, letteralmente cappellini, quelli che una volta venivano consegnati a ogni presenza), ha lavorato come volontario con la Croce Gialla di Parma. Dodici-tredici ore al giorno, casa-ospedale, ospedale-casa, prima portando cibo agli anziani, poi recuperando i contagiati, assistendo i malati, confortando i familiari. “I 70 giorni più impegnativi della mia vita. E rifarei tutto. Quando vedevo quello che succedeva nelle stanze della terapia intensiva, mi dicevo che non potevo essere stanco. C’erano vite da salvare, anche quelle di medici, rianimatori e infermieri, che lottavano senza sosta 24 ore al giorno”. “Paura? È normale”. “Ho assistito a scene di grandissima sofferenza, con malati che non riuscivano a parlare, ma che comunicavano con gli occhi, e sono cose che non si possono neanche immaginare”. “Stragi quotidiane, silenziose e sconvolgenti”.

 

Nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella, Mbanda – 27 anni, 1,89 per 106 chili – non ha mai avuto una vita facile. Razzismo, si può immaginare: “Nato a Roma, dunque italiano, di madre sannita di Pannarano, in provincia di Benevento, e da padre congolese, venuto in Italia a 19 anni grazie a una borsa di studio e diventato medico chirurgo fra mille difficoltà e ostacoli”. C’è razzismo e razzismo: “Quello dei bambini, che ripetono ingenuamente cio che ha sentito da adulti o da altri bambini, senza capire, senza sapere. E quello degli ignoranti”. Come successo anche quasi un anno fa a Milano. “Sentirsi dire, da cittadino italiano e mulatto quale sono, ‘vattene negro di m...”’ e ‘tornatene al tuo Paese’, mi ha ferito, deluso, danneggiato moralmente. Invece sono fiero di essere il risultato dell’unione di due culture diverse e mi batterò sempre affinché vengano rispettati i diritti di cittadino italiano e del mondo miei e di qualsiasi altra persona che abbia una storia analoga alla mia”.

 

Mbanda non si è mai tirato indietro. “Ho cominciato a giocare a nove anni, in terza elementare. C’erano due compagni che giocavano e mi hanno invitato a provare. Da allora non ho più smesso. Sono cresciuto a Milano. Del rugby mi ha fatto innamorare il senso di seconda famiglia che gli appartiene e tutto il patrimonio di valori. Per esempio, quello del rispetto, non solo per i compagni, ma anche per l’arbitro”. Tre anni fa Mbanda visitò Le Tre Rose Nere, una squadra di Casale Monferrato composta interamente da rifugiati politici: “Il rugby è uno straordinario strumento di aggregazione e integrazione, e le Tre Rose Nere rappresentano un bellissimo esempio di come il nostro sport sappia unire uomini e donne di ogni razza e provenienza. Incontrare questi ragazzi e vederli lavorare insieme sul campo, poter condividere con loro la mia esperienza di atleta dell’Italia, è stata un’esperienza emozionante e formativa. Ovunque questi ragazzi proseguiranno il proprio cammino, in Italia o altrove, ne sono certo, porteranno sempre con sé quanto il rugby ha saputo dare loro”.

 

In questi giorni Mbanda si trova con la nazionale italiana di rugby, che a Roma si sta preparando per recuperare due partite del Sei Nazioni 2020: sabato 24 ottobre a Dublino contro l’Irlanda e sabato 31 ottobre a Roma contro l’Inghilterra. Il cavaliere è pronto. Ha trasformato il fair play del rugby in pronto soccorso, in volontariato, in amore senza frontiere, in passione senza limiti.

 

Un fine settimana di "altri sport"

 

Sci, Valanga Rosa nel primo appuntamento della Coppa del mondo, il gigante di Soelden: prima Marta Bassino, seconda Federica Brignone, sesta Sofia Goggia. Fra gli uomini, vittoria del norvegese Lucas Braathen, decimo Luca De Aliprandini, tredicesimo Giovanni Borsotti, ventunesimo Manfred Moelgg.

 

Basket, quarta di campionato, Olimpia Milano a punteggio pieno: in casa batte Roma 93-71. Pallavolo, sesta di campionato, e sesta vittoria per Perugia e Civitanova.

 

Covid-19, è un assedio: non sono positivi soltanto Federica Pellegrini (nuoto) e Valentino Rossi (moto), ma anche Francesca Piccinini (pallavolo) e Stephen Varney (rugby).

 

Giro d’Italia: c’è sempre una prima volta. Nella tappa cominciata con l’esibizione delle Frecce Tricolori, la giuria ha multato il team elicottero Rai e inflitto una sanzione di mille franchi svizzeri per “infrazioni alle disposizioni regolamentari o alle direttive concernenti la circolazione dei veicoli in corsa”.

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