Quello che forse non sapevate sulla prima giornata di Champions League

Giuseppe Pastore

I debutti di Pirlo e Inzaghi, l'imbattibile Flick, prime volte fantastiche e strani ritorni. Otto curiosità e spigolature dalla storia della coppa europea più prestigiosa

Otto curiosità e spigolature dalla storia della Champions League che riapre finalmente i battenti questa sera e ci terrà compagnia – speriamo – ogni settimana nelle fredde sere d'autunno. che per i dati ufficiali Uefa inizia il 25 novembre 1992 con la fase a gironi dell'edizione che si concluderà con la clamorosa vittoria dell'Olympique Marsiglia ai danni dell'apparentemente Invincibile Milan).

  

Andrea Pirlo e Simone Inzaghi diventeranno stasera il 32esimo e il 33esimo allenatore italiano ad ascoltare la fatidica musichetta della Champions League. Del Pirlo calciatore sappiamo vita, morte e miracoli, che per quanto riguarda la Champions sono molto più milanisti che juventini. A Inzaghino, oscurato nella Coppa dalle Grandi Orecchie dal famelico fratellone, il grande merito di essere l'unico italiano ad aver segnato quattro gol in una sola partita, il 14 marzo 2000 in un festoso 5-1 allentato dalla Lazio all'Olympique Marsiglia – e in mezzo ci mise persino un rigore sbagliato che avrebbe potuto proiettarlo nel ristretto paradiso dei “cinquinisti”, laddove albergano i soli Messi e – pensate un po' – Luiz Adriano.

 

Non vorremmo essere nei panni del buon Hans-Dieter Flick, allenatore campione d'Europa in carica nonché unico allenatore della storia ad aver vinto tutte le partite disputate in Champions. Bella forza: 8 su 8, largheggiando qua e là tra un poker al Chelsea, un 6-0 alla Stella Rossa e un 2-8 al Barcellona. Al secondo posto, primi degli umani con una media di 2,27 punti a partita, Luis Enrique e Raymond Goethals, che hanno alzato la Coppa rispettivamente con il Barcellona 2015 e il Marsiglia 1993. Nei primi 25 c'è un solo italiano e non lo indovinereste mai: la buonanima di Gigi Simoni, 10 punti in 5 partite con l'Inter 1998-99 prima di essere inspiegabilmente esonerato da Moratti pochi giorni dopo una vittoria per 3-1 sul Real Madrid (quest'anno Inter e Real Madrid sono nello stesso girone: Antonio Conte prenda nota).

 

Curiosamente, il primo avversario di Pirlo allenatore in Champions League stabilirà nello stesso momento il record – auspicabilmente ritoccabile nelle settimane successive – di allenatore più vecchio della storia della Champions League. Egli è nient'altro che Mircea Lucescu, “quel volpone di Lucescu” secondo i cliché giornalistici, ex allenatore dello stesso Pirlo ai tempi dell'Inter (ma NON al Brescia: il piccolo Andrea debuttò sotto la guida tecnica di Adelio Moro). Lucescu ha superato i play-off con la Dinamo Kiev e stasera si siederà in panchina a 75 anni, 2 mesi e 21 giorni, battendo così il precedente primato di Jupp Heynckes che aveva allenato l'ultima volta nella semifinale Real Madrid-Bayern Monaco del 1° maggio 2018, otto giorni prima del suo 73esimo compleanno.

 

Sembra incredibile, ma due squadre appartenenti all'altissima aristocrazia del calcio mondiale come Liverpool e Ajax, sorteggiate nello stesso girone insieme ad Atalanta e Midjylland, torneranno a incontrarsi domani sera appena per la seconda volta, a quasi 54 anni dalla prima. Esiste infatti un solo precedente ufficiale andata/ritorno tra Reds e Lancieri: ottavi di finale di Coppa Campioni 1966-67, andata il 7 dicembre ad Amsterdam e clamoroso 5-1 degli sconosciuti olandesi su un Liverpool troppo presuntuoso, in quella che passò alla storia come de mistwedstrijd, la partita della nebbia. Una settimana dopo, ad Anfield, l'Ajax completò l'impresa con un 2-2 vergato da una doppietta dell'implume Johan Cruijff, all'epoca 19enne e ancora con la maglia numero 9. Secondo la leggenda, fu un doppio confronto di cui Bill Shankly, mitologico manager del Liverpool, fece grande tesoro. Qualche giorno dopo riunì la squadra nello sgabuzzino delle scope dello stadio e fu molto chiaro: “O cominciamo a giocare come loro, o siamo fottuti”.

 

Attenti – nuovamente – a quei due. In Champions League Leo Messi ha segnato a 35 squadre diverse; Cristiano Ronaldo a 33. Com'è noto, se Cristiano recupererà in tempo dal Covid-19, i due s'incroceranno due volte nei gironi (non era mai successo che si affrontassero prima delle semifinali) e nel frattempo punteranno a migliorare il loro score impallinando per esempio il Ferencvaros, mai incontrato da nessuno dei due. Importante aggiunta: in Champions Messi ha segnato due gol alla Juventus, mentre CR7 non ha mai segnato al Barcellona.

 

In una Champions sempre più globale in cui non segnano solo francesi, spagnoli, tedeschi, portoghesi, argentini, brasiliani o uruguaiani, ma oramai persino norvegesi e polacchi, quelli che continuano regolarmente a marcare visita siamo noi. Nella scorsa edizione i giocatori italiani hanno segnato la miseria di 7 gol in tutto (2 gol Insigne e Jorginho, uno a testa Bernardeschi, Barella e Candreva), meno della metà del capocannoniere Lewandowski. Dal 2015 a oggi, l'unica edizione in cui siamo arrivati almeno in doppia cifra risale al 2017-18, grazie all'apporto degli espatriati Verratti (PSG) e Zappacosta (Chelsea).

 

Ogni prima giornata di Champions ci fa follemente innamorare di nuovi campioni di cui ignoravamo l'esistenza fino a tre ore prima: l'anno scorso il colpo di fulmine scoccò per il norvegese Erling Braut Haaland, che seminò il panico per tutto l'autunno presso le difese di Liverpool, Napoli e Genk, debuttando con tre gol contro i belgi. Sgranare in rapida successione i nomi degli altri sette “triplettisti” all'esordio in Champions può provocare giramenti di testa: prima di Haaland c'erano riusciti Yacine Brahimi (Porto), Grafite (Wolfsburg), Vincenzo Iaquinta (Udinese), Wayne Rooney (Manchester United), Yakubu Aiyegbeni (Maccabi Haifa), Faustino Asprilla (Newcastle) e Marco Van Basten (Milan), unico a presentarsi in Champions con un poker servito al Goteborg nella magica notte del 25 novembre 1992 (qui però c'è un trucco: il 25/11/1992 è la data di nascita solamente della Champions moderna, mentre Van Basten aveva già accumulato numerose presenze con Ajax e Milan nella cara vecchia Coppa dei Campioni che aveva peraltro già vinto due volte).

 

Dopo tanti record sbriciolati, uno appena sfiorato: lo scorso anno Robert Lewandowski è andato a tanto così da diventare il primo giocatore a segnare in tutte le partite disputate dai gironi alla finale, saltandone una sola (l'ultima di girone contro il Tottenham, ininfluente ai fini della qualificazione) ma inceppandosi proprio in finale, terminata all'asciutto contro il PSG. Riprovaci Robert! Anche per mitigare l'amarezza per l'assenza di un Pallone d'Oro che quest'anno non ti avrebbe tolto nessuno. Per la cronaca, l'unico essere umano in grado di segnare in sei partite di girone su sei rimane perciò il solito Cristiano Ronaldo, con il Real Madrid 2017-18.

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