"Senza calcio sono vuoto. Non perché non abbia altri interessi, ma nei giorni come questa sosta ho un picco all’ingiù, mi manca l’adrenalina della partita, lo stress”. C’è qualcosa di atavico in quest’uomo dai contorni definiti, geometrici. E non è solo la voce di Roberto De Zerbi, profonda e lontana. È qualcosa che ha a che fare con la luce, col vedere le cose. “Cos’è per me il calcio l’ho capito al volo. Sono nato a cinque metri dall’oratorio di Mompiano, a cento dallo stadio Rigamonti, metà della mia infanzia è il gioco e l’altra metà è il Brescia. Metto la professionalità del calciatore e la passione del tifoso, per questo le mie squadre hanno il mio carattere. È più facile da trasmettere perché sei tu. Il calcio è un modo di esprimere me stesso”.
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