Quando David McGreevy e il suo amico Richard Maguire s’annoiavano durante il lockdown, mai avrebbero pensato che una loro idea sportiva sarebbe finita dopo qualche mese sui giornali, né che un’intuizione covata unicamente come passatempo avrebbe avuto la forza di smuovere un’intera comunità verso qualcosa di “storico”, nel suo piccolo. Ma a Belfast è raro trovare qualcosa che non cada nelle tradizionali casacche di cattolici e protestanti, o meglio sarebbe dire, ormai, repubblicani e unionisti, definizioni politiche ben più adatte in una stagione in cui i credi religiosi vanno facilmente raffreddandosi. Qui tutto è diviso: quartieri, strade, scuole, pub… Tutto può essere terribilmente “esclusivo”, assorbire le paure degli uni e gli orgogli degli altri, in una città che ancora ha quartieri tagliati da muri. Pure lo sport può esserlo, ancor di più gli sport gaelici, quell’insieme di discipline che solo in Irlanda accendono i cuori di migliaia di appassionati, un unicum di non professionismo e stadi pieni, tradizione e popolarità in tutta l’isola in barba ai confini tra Gran Bretagna e Eire, che nella capitale dell’Ulster, però, sono stati tradizionalmente associati più alla comunità cattolica/repubblicana. Ma da maggio a East Belfast, quartiere lealista per eccellenza, esiste un nuovo club di GAA, quello pensato da David e Richard: una squadra che vuole essere per tutti.
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