Essere sé stesso e il proprio opposto, alto e basso senza distinzione, angelo diabolico e demone serafico. Gli scudetti con il Napoli, la sua immagine vissuta dalla città come un icona religiosa. Omaggio all'irripetibilità del campione argentino, vittorioso e triste
Nel 2014 Antonio Gurrado ha pubblicato “Ho visto Maradona” (Ediciclo editore), un romanzetto in cui immagina le ambasce politiche e umane, prima ancora che calcistiche, di un adolescente che vive a Napoli ma è milanista (un po’ come il pasticcere trotzkista di Nanni Moretti). È una storia d’amore che si traduce in incontrollabili sfoghi di astio; è un azzardo di teoria tattica applicata al crollo del comunismo; è un omaggio all’irripetibilità di Maradona cesellata con l’attenzione che può essere riservata soltanto al proprio opposto. La storia si conclude sull’urlo in piena telecamera del Maradona redivivo ai Mondiali del ’94, ma non si capisce se sia un lieto fine. Ne pubblichiamo un estratto.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE