L'intervista
"Maradona è il mio nome. E sono nata e cresciuta a Trieste"
Anna Maradona, e di cognome Cribari. Figlia di genitori tifosi del Napoli emigrati al nord. "C'ho fatto l'abitudine, e a volte questa stranezza mi ha perfino avvantaggiata"
“Affidatevi alla protezione di Maradona, vedrete quello là prima o poi vi farà vendere pure qualche rifugio antiatomico. E per l’occasione permettetemi di dedicarvi questo pensiero poetico. San Gennà, non ti crucciare, tu lo sai ti voglio bene. Ma 'na finta e Maradona squaglia o' sanghe dint 'e vene”. Così parlò il “poeta” Gerardo Scala in “Così parlò Bellavista”.
Era il 2004 quando Luciano De Crescenzo in un’intervista a Radio Due raccontò della genesi di quella che è uno dei più celebri spezzoni del suo film che quel giorno compiva vent’anni. “Vent’anni fa Maradona arrivò a Napoli e Napoli non fu più la stessa. Si trasformò perché tutti ritennero evidente che Diego era un regalo di San Gennaro. E ne erano talmente convinti che davvero i napoletani si affidarono alla protezione di Maradona, che si trasformò da giocatore a santino”. Lo scrittore e regista poi sottolineò che “Maradona è come non se ne fosse mai andato da Napoli, è qui, presente sui muri, nelle parole delle persone. I ricordi sono al presente, mai al passato. E quando Maradona non ci sarà più, non se ne andrà comunque da Napoli, perché resterà nei nomi, nei Diego, nei Diego Armando, nei Diego Armando Maradona, che sì, ci sono pure i Diego Armando Maradona. I più grandi hanno una ventina d’anni ormai, i più piccoli sono in culla. Un Diego l’ho visto in passeggino ieri mentre sua madre lo presentava a un’amica”.
Tra Diego e Diego Armando però c’è anche solo Maradona, che finisce con la A e quindi è femminile. Maradona come nome, secondo ma senza virgola, dietro ad Anna e davanti a Cribari. Anna Maradona, così appariva nei registri scolastici, così appare ancora in carta d’identità, patente e passaporto. “La virgola non ce l’ho messa, anche se ero tentata, anzi avevo già tutto l’incartamento pronto per l’anagrafe. Poi però Anna Maradona sono sempre stata e ha vinto l’abitudine”, racconta Anna Maradona Cribari.
Napoli però non c’entra nulla, o quasi. “Mamma solo è di Napoli, mio padre è di Frosinone, ma si sono conosciuti a Trieste. Io sono nata e cresciuta a Trieste”, spiega. Non rientra tra gli oltre duemila bambini battezzati nel nome di Diego sotto il Vesuvio. “Anzi in chiesa Maradona proprio non è mai entrato. Il prete era contrario. Lì sono solo Anna”.
Maradona è un regalo, un omaggio. “Mio padre è un gran appassionato di pallone, del Napoli, ma non è un tifoso da curva o da tribuna, allo stadio ci sarà andato al massimo una ventina di volte. Anche mia madre è una che le partite del Napoli se le ascoltava volentieri alla radio. È cresciuta con tre fratelli calciatori, uno che ha pure giocato in Serie C, tutti cresciuti nelle giovanili del Napoli. Si sono conosciuti a Trieste, ma in un posto dove il titolare è napoletano e Maradona appariva su ogni muro. Il mio secondo nome viene da tutto questo. Doveva esserci la virgola, ma all’anagrafe non l’hanno messa”, racconta.
Una virgola mancante che non le ha dato mai problemi. “Qualche battuta alle elementari, nulla di più, anche perché a tirare calci al pallone me l’hanno insegnato i miei zii e quindi non ero proprio a zero di calcio. E poi ero più alta di quasi tutti i maschi, non mi hanno mai infastidita”.
Anna Maradona Trieste l’ha lasciata qualche anno fa. Ora vive in Costa Azzurra dove lavora in una società che si occupa dello studio delle acque e della tutela del patrimonio marino. Il suo capo è francese, ma di origine napoletane, “quando ha visto il mio nome sul curriculum pensava a uno scherzo. Poi per fortuna si è letto pure il curriculum. Quando ho iniziato il periodo di prova mi ha confidato che oltre alle competenze e alle esperienze lavorative fatte in precedenza l’aveva colpito il nome. Sono qui da quasi tre anni, alla fine non è stato merito solo di quel Maradona”.
Il suo nome l’ha aiutata però una volta altrove. “Ero scesa a Napoli per trovare i nonni. Poi i miei sono tornati a Trieste e io ho sono andata a vedere la Costiera Amalfitana con il mio ragazzo. Due giorni a zonzo, turismo puro. Quando è venuto il momento di saldare il conto si presenta il proprietario dell’albergo con un sorriso enorme. ‘Tutto a posto, signorina’ mi dice. E visto che io non capivo si spiegò meglio: ‘Maradona per me è una fede, si figuri se posso far pagare una signorina che di secondo nome fa Maradona’. Il mio ragazzo mi prende ancora in giro, anche perché a lui il calcio non interessa per niente. Ieri però mi ha chiamato con una voce triste. ‘È morto Maradona’. Poi silenzio. ‘Sai che un poco mi dispiace, è come fosse morto tuo zio’. Conoscendo i miei zii, per loro è stato davvero così”.