Città come nessun’altra capace di liquefarsi nel sacro e di rinascere nell’abbraccio dei morti, e per questo di ridere con gusto, Napoli non si dimenticò, nel giorno del Miracolo, del primo scudetto, di farli partecipare, i suoi morti, allo scioglimento di tutti i voti. “E che ve site perso” è lo striscione che Napoli appese fuori dal cimitero di Poggioreale, e mai morte e vita, sacro e profano passarono meglio, in mistica comunione di tifoseria, quasi una santeria, dentro nel mistero del calcio. Perché il dio del calcio si era fatto uomo, aveva avuto la sua incarnazione. Ci perdoneranno i pietisti e i moralisti se diciamo questo, ma abbiamo di certo dalla nostra parte un Papa argentino.
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