Il Foglio sportivo

I nostri Sport Thinkers 2020

La classifica dei migliori pensatori sportivi

Mauro Berruto e Moris Gasparri

Non tutti hanno vinto, qualcuno se ne è andato, ognuno di loro ha cambiato qualcosa. Nomi e volti da studiare durante questa pausa forzata per ripartire di nuovo tutti

Questo 2020 per lo sport e non solo per lo sport è stato un anno da impazzire. Stadi e palazzetti vuoti, campionati fermi, Olimpiadi rimandate. La pandemia di Covid-19 ha chiuso e sospeso qualsiasi cosa e anche lo sport da movimento si è trasformato in immobilità. Agli eventi si sono sostituiti i pensieri. Ecco la classifica degli Sport Thinkers 2020. Cosa sono gli sport thinkers? Lo spiegano qui Mauro Berruto e Moris Gasparri.

  

    

Diego Armando Maradona, in memoriam, dio del calcio, Argentina. Per aver donato gioia infinita e senza precedenti ai Sud del mondo, e per aver acceso la vita di tanti che lo hanno visto giocare, bruciando la sua.

     

Paolo Rossi, in memoriam, pater patriae, Italia. Per aver, in 70 minuti scarsi, fatto diventare possibile l’impossibile e aver regalato all’Italia una delle estati più belle della sua storia.

   

Kobe Bryant, in memoriam, eroe del basket, Stati Uniti. Per la combinazione eroica di predestinazione, omerica “smania di vincere” e capacità tecniche ed atletiche fuori dal comune, fattori che lo hanno reso una star mondiale,e per essere stato un “Istituto Italiano di Cultura” vivente, dando una platea globale alla nostra meravigliosa lingua.

   

  

4) Alex Zanardi, campione dello sport e della vita, Italia. Perché, quando gli hanno detto che i Giochi di Tokyo sarebbero stati posticipati di un anno, lui era felice: “Un anno in più per allenarmi, sudare, programmare, perché è il viaggio la cosa più bella”. Con l’augurio che questa frase diventi il simbolo di tutti quegli atleti olimpici e paralimpici che hanno visto il proprio sogno allontanarsi di un anno, e che il suo viaggio riprenda presto.

  

5) Maya Moore, giocatrice di basket, Stati Uniti. Per la scelta di sacrificare la propria carriera sportiva di grande campionessa del basket a favore della battaglia legale per la riapertura del caso di Jeremy Irons, condannato nel 1998 a 50 anni di detenzione e scarcerato per ingiusta condanna lo scorso 20 febbraio; Irons che poi a settembre è divenuto suo marito.

 

    

6) Wuhan Sports Centre, impianto sportivo, Cina. Perché il palazzetto che a febbraio si era riconvertito in ospedale temporaneo con 1.100 posti letto per ospitare pazienti affetti da Covid-19, diventando il simbolo degli effetti devastanti della pandemia, dallo scorso ottobre è tornato a ospitare partite di basket aperte al pubblico. 

   

     

7) David Stern, in memoriam, manager sportivo, Stati Uniti. Perché la sua visione manageriale e la sua leadership hanno trasformato l’Nba in un impero sportivo ed economico, facendone un riferimento della cultura popolare globale.

 

 

8-9) Carola Pessina e Vittoria Olivieri, apprendiste tenniste, Italia. Per l’idea di giocare a tennis durante il lockdown dai rispettivi terrazzi sui tetti di Finale Ligure, e per aver attirato, qualche mese dopo, Roger Federer a palleggiare lì, insieme a loro.

 

     

10) Lo sport di base, in memoriam? Cultura del movimento, Italia. Davvero serve aggiungere altro?

 

      

11) Tim Meyer, medico, Germania. Per la leadership della task force creata dalla Bundesliga per stilare un protocollo sanitario in grado di permettere la ripresa agonistica durante la pandemia, esperienza che ha fatto da apripista mondiale alla ripartenza del calcio e dello sport in generale.

 

     

12) Erling Haaland, calciatore, Norvegia. Perché quello messo a segno lo scorso 16 maggio, al ventottesimo minuto di Borussia Dortmund-Schalke 04, è stato il primo gol dell’era pandemica.

 

     

13) Andrea Ghez, astronoma e nuotatrice master, Stati Uniti. Perché, dopo aver vinto il Nobel 2020 per la fisica dimostrando l’esistenza di un buco nero al centro della Via Lattea, ha dichiarato: “il nuoto è la mia forma di meditazione”.

 

    

14) Jason Hehir, autore televisivo, Stati Uniti. Perché, con The last dance, nei primi mesi di lockdown ha permesso al pubblico mondiale di lenire il dolore per l’assenza di eventi sportivi, attraverso la minuziosa esplorazione della carriera del più grande agonista moderno.

 

      

15) Naomi Osaka, tennista, Giappone. Perché, come calcolato da Forbes lo scorso maggio, con la modica cifra di 37 milioni di dollari raccolti nel 2019 è divenuta l’atleta più pagata di sempre nella storia degli sport femminili.

 

       

16) Zlatan Ibrahimovic, calciatore, Svezia. Perché non sappiamo se sia più difficile dominare in Serie A anche alla soglia dei 40 anni, o non aver mai visto dal vivo il Duomo di Milano prima dello scorso giugno.

   

     

17) Filippo Ganna, ciclista, Italia. Perché ha dimostrato di essere una macchina perfetta della velocità a due ruote, vincendo la crono mondiale di Imola a una media di 53 km/h.

 

      

18) L’ultrà napoletano che prega per Maradona, tifoso e teologo popolare, Italia. Perché l’Eterno riposo in forma di coro ultrà, con tanto d’incitazione a cantarlo più forte per spingere Maradona in Paradiso, rappresenta una combinazione irripetibile di antropologia, calcio, religione e folklore degna di un libro di Ernesto De Martino.

 

    

19) Suor Rosa Lupoli, suora di clausura, Italia. Per aver issato la bandiera del Napoli sui tetti del convento delle Clarisse Cappuccine, dichiarando: “è un omaggio a Maradona, fenomeno irreplicabile”.

 

     

20) Ralph Baric, microbiologo, Stati Uniti. Perché, per esaltare i suoi meriti nell’ambito della ricerca scientifica sui coronavirus, è stato definito il “Maradona” dei virologi. 

 

   

21) Jvan Sica, autore e scrittore, Italia. Perché aveva proposto la creazione di un Centro Studi maradoniani già prima della morte di Maradona, idea ora recepita dal Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università di Salerno.

   

     

22-23-24) Jannik Sinner, Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti, tennisti, Italia.  Perché, in tre, hanno 62 anni e potrebbero diventare una generazione di fenomeni, maramaldeggiando nelle prossime cinque Atp Finals a Torino.

   

   

25-26) Paolo Bertolucci e Vincenzo Martucci, allenatore di tennis e giornalista, Italia. Perché il loro libro Il Rinascimento del tennis italiano è uno strumento molto utile per comprendere come l’ascesa azzurra nel tennis maschile sia frutto non solo della casualità genetica e geografica che assegna in sorte alle nazioni i grandi campioni, ma anche di scelte e pianificazione.

  

     

27) Klay Thompson, giocatore di basket, Stati Uniti. Perché, dopo il secondo grave infortunio nel giro di un anno, se il 2020 dovesse scegliere l’immagine di un atleta per rappresentarsi userebbe la sua, con l’augurio che il suo percorso di rinascita sportiva possa diventare un auspicio collettivo per il futuro.

 

     

28) Marco Belinelli, giocatore di basket, Italia. Perché la scelta di tornare a casa nella “sua” Bologna ci ha fatto percepire con estremo nitore la grandezza (e la lunghezza) del suo percorso americano in Nba.

   

  

29) Marcus Rashford, calciatore, Inghilterra. Per essere diventato un calciatore-goleador-attivista così influente da incidere direttamente nel campo delle politiche pubbliche, attraverso una tenace battaglia per il sostegno alimentare alle famiglie colpite dalla crisi che il governo britannico ha deciso di finanziare con 120 milioni di sterline.

 

    

30) Roberto Cavallo, agronomo e podista-ecologista, Italia. Per aver organizzato, a settembre, l’edizione pilota del mondiale di plugging, disciplina sportiva che prevede di correre, raccogliere e differenziare i rifiuti che si trovano lungo la strada.

    

31) Morten Thorsby, calciatore, Norvegia. Perché, da buon scandinavo e grande sostenitore di Greta Thunberg, per venire a Genova (dove gioca, sponda Sampdoria) pur di non prendere l’aereo ha fatto 2.000 km con la sua auto elettrica.

 

  

32) Junior Messias, calciatore, Brasile. Per aver completato una favola sportiva iniziata una decina di anni fa a Torino, dove era arrivato senza un soldo in tasca, in una squadra di calcio amatoriale del torneo delle comunità migranti, e culminata lo scorso 12 dicembre con la doppietta in serie A con il Crotone.

   

   

33) Cristo, calciatore, Spagna. Per essere transitato dall’Udinese e, prima di andare in prestito al Deportivo Mirandés, averci regalato un colpo di genio: la maglia n. 33.

 

        

 34) John Rahm Rodriguez, golfista, Spagna. Perché, con il suo “miracoloso” hole-in-one al Master di Augusta, ci ha mostrato come anche le palline da golf possono camminare sull’acqua.

   

      

35) Achille Polonara, giocatore di basket, Italia. Per la sua corsa impazzita sulle tribune vuote al termine della finale per il titolo della Liga Acb vinta dal suo Baskonia contro il Barcellona, grazie anche ad un suo assist decisivo quanto geniale nei secondi finali.

      

36) Rubén Limardo, schermidore, Venezuela. Perché, in attesa dei prossimi Giochi di Tokyo, il venezuelano campione olimpico di Londra 2012 nella spada si è messo a fare il rider in Polonia, consegnando cibo per sopravvivere.

 

     

37) Dorothea Wierer, biathleta, Italia. Perché non capita tutti i giorni di vincere due medaglie d’oro mondiali nel paesino in cui si è nati e cresciuti.

 

      

38) Paul Zingerle, in memoriam, albergatore, Italia. Perché il sogno realizzato da Dorothea Wierer si deve anche alla spinta visionaria di quest’albergatore che agli inizi degli anni ‘70 del secolo scorso decise di fare di Anterselva la capitale mondiale del biathlon.

   

    

 39) Federica Brignone, sciatrice, Italia. Perché durante il lockdown a lei il corriere non ha recapitato macchine per fare la pasta o libri, ma una Coppa del Mondo generale e due di specialità.

 

     

40) Josip Ilicic, calciatore, Slovenia. Per averci testimoniato che anche i grandi campioni dello sport hanno diritto alla fragilità.

   

     

41) Rigoberto Uran, ciclista, Colombia. Perché, perfetta inversione dell’episodio coppiano della bici ricevuta in dono da un falegname, è stato lui a regalarne una a un contadino colombiano che in allenamento lo aveva affiancato a 45 km/h, commentando così: “Ora potrai andare a 50 km/h”.

 

     
42) Gianna Bryant, in memoriam, prospetto del basket femminile, Stati Uniti. Perché, nel tragico schianto dell’elicottero, non abbiamo perso solo la giovane figlia di un grande campione, ma anche una probabile futura campionessa di basket.

  

      

43) Paul Rogers, ex responsabile area digital As Roma, Inghilterra. Per il lavoro che in questi anni ha reso la Roma uno dei club sportivi più seguiti e apprezzati a livello mondiale sui social.

 

   

44) Dominik Szoboszlai, calciatore, Ungheria. Perché ravvivare la nobile e perduta tradizione dei grandi calciatori magiari è uno dei compiti più belli che la storia dello sport possa assegnare a degli atleti, e lui sembra essere uno studente molto promettente.

    

    

45) Nicolò Barella, calciatore, Italia. Per la crescita calcistica mostrata anche a livello internazionale, che dovrebbe diventare il manifesto ispirativo della rinascita tecnica e agonistica del calcio italiano.

 

  

46) Haley Bugeja, calciatrice, Malta. Perché, mentre aspettiamo i nuovi eredi di Messi e Cristiano Ronaldo, una delle più grandi esplosioni di talento calcistico giovanile del 2020 è andata in scena allo stadio Ricci di Sassuolo, nella Serie A femminile, per mano di questa giovanissima calciatrice maltese classe 2004.

    

  

47) New Kim, colombo viaggiatore, Belgio. Perché, con la vendita all’asta ad un acquirente cinese per la cifra di 1,8 milioni di dollari, questo colombo viaggiatore femmina ha battuto il precedente record di Armando, che nell’aprile del 2019 era stato venduto per 1,4 milioni: la parità di genere sportiva ha le ali dei piccioni.  

 

      

48) David Davis, giornalista, Stati Uniti. Perché il suo libro Wheels of courage, dedicato alla nascita del basket in carrozzina negli Stati Uniti del secondo Dopoguerra, è uno dei più belli mai scritti a livello mondiale sulla nascita degli sport paralimpici.

   

    

49) Giusy Versace, atleta e parlamentare, Italia. Per il ruolo determinante svolto a favore dell’ingresso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato, provvedimento recentemente inserito nella riforma dello sport.

 

     

50) Sami Ben Hamza, campione di paradventuring, Italia. Per aver inventato “la disciplina con cui un gruppo di persone, con diversi gradi di abilità, trova il modo di superare limiti fisici e mentali per migliorare la propria vita, imparando gli uni dagli altri”. Perché Sami soffre di tetraparesi spastica distonica, ma con i suoi amici Annalisa e Andrea attraverserà 15 paesi in camper per arrivare a Tokyo.

 

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