Il Foglio sportivo
Il Papa, Mayo e la finale maledetta
Storia (con leggenda) della squadra irlandese che da 69 anni non vince il campionato di calcio gaelico. E che ha perso ancora in finale
Agosto 2018, Papa Francesco sta concludendo la sua visita pastorale in Irlanda, un passo storico dopo anni di scetticismo e di crisi per la Chiesa nell’Isola dello Smeraldo. Sotto la pioggia battente dell’aeroporto di Knock, che è anche la sede di un santuario mariano nell’ovest dell’Isola, contea di Mayo, una donna del personale di pista si avvicina e porge al Pontefice una maglia di calcio gaelico della rappresentativa locale. Bergoglio la guarda gentile, con un pennarello autografa la jersey lungo la banda rossa orizzontale, poi sale sulla scaletta verso Roma. Le immagini fanno il giro dell’Irlanda, la divisa viene incorniciata e appesa all’ingresso dei gate. Più che un omaggio, è una benedizione, qualcuno maligna. Perché Mayo – che del calcio gaelico è una delle contee più innamorate – non vince un titolo nazionale dagli anni Cinquanta e su quella divisa pesa da 69 anni una maledizione sportiva tra le più micidiali di sempre. Una storia che, come tutte le maledizioni, viaggia tra realtà e mistero, chiacchiere che la assecondano e ricerche storiche che tentano di sfatarla. E una sola certezza: dal 1951 Mayo non ha più vinto un campionato di calcio gaelico, collezionando ben 11 finali perse (replay compresi). Un digiuno eterno e bestiale, che non è stato saziato nemmeno sabato, il giorno della finale del torneo nazionale di calcio gaelico, giocata al Croke Park di Dublino proprio contro la squadra della capitale.
Che i blu-azzurri di casa partissero favoriti non c’era ombra di dubbio: Dublino vinceva il titolo da cinque anni di fila, e una contea grande come quella della capitale sa mettere giù una squadra che ha instaurato uno strapotere enorme nel calcio gaelico, anche in questo anno così particolare. Solitamente, infatti, la finale nazionale si giocherebbe a settembre, ma a causa del Covid l’intero calendario della GAA (l’associazione degli sport gaelici) ha dovuto subire ritardi. Inoltre, siamo nell’anno del centenario del Bloody Sunday – nel novembre 1920 l’esercito inglese fece irruzione durante un match proprio qui a Croke Park, uccidendo 14 persone – e uno sport come questo, che tanto risente di storia e tradizione, non poteva rimanere impassibile a questa ricorrenza. Il caso ha pure voluto che le semifinaliste del torneo 2020 fossero le stesse del 1920, che in realtà poi si concluse nel ’22, a causa della guerra d’indipendenza. Mayo non vinse nemmeno allora, uscì in semifinale mentre a trionfare fu proprio Dublino.
È stato nel 1951, appunto, che i rossoverdi hanno trionfato per l’ultima volta. La leggenda vuole che nel tornare a casa in festa dalla capitale, il furgone che li trasportava avesse attraversato il villaggio di Foxford, dove era in corso un funerale. La comitiva non si sarebbe fermata per rendere omaggio al feretro, ma anzi avrebbe interrotto in maniera roboante le esequie, e a quel punto non si capisce chi – c’è chi dice il parroco, altri parlano di una donna – avrebbe maledetto la squadra, vaticinando a Mayo che non avrebbe più trionfato nel torneo nazionale finché tutti i calciatori di quella formazione non fossero rimasti in vita.
Oggi c’è solo un testimone di quell’episodio, ovvero Paddy Prendergast, 93 anni, che negli ultimi anni ha dovuto piangere la scomparsa di numerosi compagni: uno alla volta se ne sono andati tutti, l’ultimo nel 2019, Padraig Carney. Tutti, a più riprese, negli ultimi anni, hanno negato in maniera netta la storia del funerale. Qualche storico è perfino andato a cercare negli archivi parrocchiali di Foxford, non trovando alcuna celebrazione che coinciderebbe. “Eravamo nel retro del furgone e non potevamo nemmeno vedere che ci fosse un funerale”, ha detto proprio Pendergast nel 2016 all’Irish Times. “Come potevamo saperlo? Non potevamo nemmeno vedere fuori dai lati”.
La storia ha iniziato a montare realmente negli anni Novanta, quando sono cominciate le disavventure sportive di Mayo (la prima finale persa è dell’89). Prima di allora non se ne parlava molto, è questo sarebbe un’ulteriore prova dell’infondatezza della maledizione, troppo imprecisa nei suoi dettagli, troppo tardiva nell’emergere. “Pensavo fosse del tutto ridicolo quando la sentii per la prima volta qualche anno fa”, sono ancora le parole di Prendergast. “Che razza di prete potrebbe aver fatto questo a noi? Ma quando una storia come questa comincia a girare in Irlanda, è difficile fermarla”. Forse, perfino per il Papa.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA