Setteperuno
La lunga attesa. Quando tornerà a giocare Roger Federer?
È dal 30 gennaio 2020, semifinale degli Australian Open, che il campione svizzero manca dal campo da tennis. Doveva tornare in Australia. Ora un nuovo rinvio
L’ultima apparizione a Melbourne, il 30 gennaio 2020. Australian Open, semifinale, due ore e 19 minuti, 37 gradi, sconfitto in tre set, 7-6 6-4 6-3. Si scrisse: Roger Federer ha il braccio, Nolan Djokovic tutto il resto. Nella conferenza-stampa dopo il match, le parole di Djokovic echeggiarono quasi come un addio per Federer: “voglio dire a tutti, rispetto per Roger per essere sceso in campo stasera, era chiaramente infortunato, si vedeva che non si poteva muovere come sa. Grazie a lui”. E ancora: “Abbiamo giocato 50 volte? Spero solo di averlo fatto diventare almeno il 20 per cento migliore come giocatore, rispetto a come lui ha aiutato me a migliorare. Lui e Rafa Nadal sono i più grandi rivali della mia carriera. Per arrivare al loro livello ho dovuto lavorare tanto, fisicamente e tecnicamente”. Da quel momento, per King Roger, la clausura. Non per una crisi mistica né per quella sanitaria. Il grande tennis non ha mai chiuso. Ma un lockdown fisico: due operazioni al ginocchio destro. E una lunga, lenta riabilitazione. Fino all’annuncio dell’ennesimo rinvio sui palcoscenici mondiali. “Roger ha fatto grandi progressi negli ultimi due mesi – le parole del suo agente Tony Godsick – ma dopo essersi consultato con la sua squadra, ha deciso che la migliore scelta per lui sia di tornare alle competizioni dopo l’Australian Open”. Verso la fine di febbraio.
Federer ha 39 anni. Ne compirà 40 il prossimo 8 agosto. Bisogna cominciare da qui per spiegare che se il motore c’è, la carrozzeria cigola. Non aveva ancora 17 anni quando esordì nel circuito professionistico. E non ne aveva ancora 20 quando si aggiudicò il primo dei suoi 103 tornei, a Milano, al Palalido. Fu paragonato a Pete Sampras: lo avrebbe surclassato. Aveva già collezionato una coppa di Wimbledon junior, una cesta di arance all’Orange Bowl di Miami e un titolo di campione del mondo under 18: li avrebbe sepolti sotto sei Australian Open, un Roland Garros, cinque US Open e otto Wimbledon, più Olimpiade e Coppa Davis. Di tutto e di più, di più di tutto. Pagine di sport e spettacolo, pagine di letteratura.
Se solo si dovesse – si dovesse, più che si potesse – salvare una pepita, “Last 5 games with commentary – Federer Nadal Australian Open 2017”: è l’estratto finale della telecronaca su Espn. Dura 23 minuti e 21 secondi.
Lì dentro c’è tutta la storia del tennis, concentrata e ingigantita, semplificata ed esemplificata, dalla pallacorda in poi attraverso i quattro moschettieri francesi e le parolacce di John McEnroe e i tic dello stesso Rafa Nadal, la storia del tennis di ieri oggi e domani, perché non arriva fino a quel 29 gennaio 2017, ma va oltre, e specificare esattamente quando, non si può, non si sa, forse non si potrà e non si saprà mai.
Gli ultimi cinque giochi cominciano dopo che per tre ore e un quarto Roger Federer e Rafa Nadal se le sono date di santa ragione, ogni punto come un pugno, pesante fatale mortale come un diretto d’incontro, il tennis è boxe, e questo è il campionato del mondo dei pesi massimi a corone unificate al meglio dei 15 round. Il punteggio sancisce la parità dei set: il primo per Roger, 6-4, il secondo per Rafa, 6-3, il terzo per Roger, 6-1, il quarto per Rafa, 6-3, il quinto è questo, è decisivo, finale, estremo, e Rafa ha conquistato un “break”, e conduce 3-1. Come sia andata, si sa. Eppure, ogni volta che con un click si ritira il cursore del video, si riavvolge la pellicola di quella partita, e del tennis, e della vita, si ha la sensazione che quella storia possa cambiare, che quel rovescio possa uscire e quel diritto entrare e quel servizio sfiorare la riga e quel passante spegnersi in rete e che infine il punteggio possa cambiare. Come se quella partita non sia una partita, ma sia la partita. Punto e basta. Solo che la partita la vince Federer. Il punto e basta (quello finale è un diritto che bacia, quasi di sfuggita, la riga) è roba sua. Su Youtube, se solo si volesse.
Federer non è normale. Il dio del tennis giocherebbe così. Servizio, diritto, rovescio, un rovescio divino, non c’è colpo che non sia divino. Fine febbraio? Comunque lo aspetteremo.
Un fine settimana di "altri sport"
Basket: campionato italiano, Milano riprende la marcia e conquista Bologna 73-68 il giorno in cui Marco Belinelli è tornato a giocare per la Virtus dopo 13 anni.
Pallavolo: campionato italiano, Perugia s’impone a Cisterna 3-0, Trento sbanca Modena 3-1.
Ciclismo: Fabio Aru ricomincia dal ciclocross, dorsale numero 1 e quarto posto finale in una gara del calendario nazionale ad Ancona. Il suo ultimo giorno di corsa il 6 settembre, quando si ritirò dal Tour de France.