Dopo Milan-Juve 1-3
Scivolosa e imprevedibile, questa è la Serie A più bella dell'ultimo decennio
In meno di una settimana Roma-Inter, Lazio-Roma e Inter-Juventus daranno una fisionomia tutta diversa alla classifica. Almeno per qualche giorno
È il campionato dell'improvvisazione e del situazionismo, in cui i più bravi a recitare a soggetto stanno traendo i maggiori benefici. Nonostante i gufi che lo vorrebbero far saltare
“E' un campionato bellissimo: praticamente inizia adesso”. Ieri sera al “Club” su Sky Sport Sandro Piccinini si fregava le mani e ne aveva ben donde, perché la serie A 2020-2021 scivola come una saponetta impazzita tra le mani di chi crede di averlo in pugno e sorride ogni settimana a una squadra diversa, ribaltando le aspettative in maniera talvolta anche efferata com'è capitato, per esempio, nell'allucinante secondo tempo di Napoli-Spezia, partita vinta dai liguri 2-1. Quest'inverno finalmente il calcio giocato non avrà da temere la concorrenza del mercato: a parte qualche operazione di contorno o di prospettiva, nessuna big è destinata a fare alcunché, soggiacendo alle conseguenze della crisi globale o da diktat provenienti da molto in alto (vedi Inter). A rovinarlo potrebbe pensarci la terza ondata di Covid, attesa e forse persino auspicata dalle tante cornacchie che volteggiano sul nostro calcio, alcune delle quali sedute in importanti scranni di governo. Per esempio, martedì sera in molti si sono buttati a pesce sulla remotissima possibilità di un rinvio di Milan-Juventus, che avrebbe probabilmente apposto la pietra tombale sul presente campionato: siti, giornali e commentatori hanno rilanciato convulsamente una dichiarazione fraintesa di un medico dell'ASL di Torino, smentita dalla Regione Piemonte nel giro di un'ora, ma sufficiente a sollevare un polverone che la dice lunga sull'antipatia che genera presso molte alte sfere la resistenza del calcio italiano, che ha tenuto botta in primavera a dispetto dei santi e ora – proprio in coincidenza con la cruciale asta dei diritti televisivi 2021-2024 – sta offrendo alla gentile clientela il torneo più equilibrato del decennio.
Viste le circostanze, è il campionato dell'improvvisazione e del situazionismo, in cui i più bravi a recitare a soggetto stanno traendo i maggiori benefici: sicuramente il Milan, che ha saputo via via fronteggiare e superare vari tipi di assenze e carenze (anche se non tutte insieme, come dimostra il tracollo fisiologico di ieri sera) e già sabato sera dovrà fare i conti con l'ennesima insidia: smaltire l'hangover psicologico della tanto attesa, e forse benvenuta, prima sconfitta. Certamente anche la Roma quatta quatta, casual ma elegante, che non ha mai viaggiato a fari così spenti come quest'anno, anche per via del suo curioso campionato bifronte ma degno di ammirazione: 30 punti su 30 contro le squadre dal decimo posto in giù, tre su 18 contro le prime otto. L'improvvisazione serve e aiuta anche fuori dai novanta minuti: per esempio, Gasperini ha rotto con Papu Gomez con modalità talmente spettacolari da ricordare un grande condottiero della storia del nostro sport, Julio Velasco, che negli anni Novanta, a metà del suo ciclo strepitoso da commissario tecnico dell'Italia del volley, liquidò brutalmente il capitano Andrea Lucchetta per futili motivi, sentendo che quello era l'unico modo per riallacciare la corrente a un gruppo che rischiava di adagiarsi nel tran-tran: funzionò, eccome. E così, riaffermando se stesso e il proprio potere assoluto su ogni questione di campo, Gasp ha rimesso in riga qualche elemento che aveva diminuito i giri del motore a cominciare da Ilicic, lussuoso anche ieri nell'assist a Muriel.
Molto meno bendisposta verso l'imprevisto sembra l'Inter, dove Conte ha più volte ribadito, con la serenità d'animo che gli è tipica, di essere un allenatore dai chiari principi: “Non sono uno che allena buttando il cappello per aria!”. Peccato che questa rigidità viva e muoia sulla presenza o l'assenza di Romelu Lukaku, anche per colpa di compagni che spesso giocano a nascondino, specialmente quando le stelle gli sono avverse come ieri pomeriggio e il tecnico è costretto a concedere ben 25 minuti consecutivi all'inutile Eriksen, ormai trattato persino dai suoi estimatori più come un panda bisognoso di affetto che come il grande calciatore che è o che sarebbe. Per non parlare della rigidità stilistica di Gattuso che a lungo andare tende purtroppo a degradare nella macchietta, perché il Napoli che tira 27 volte contro lo Spezia segnando un solo gol – e non è certo la prima volta che esibisce una tale mollezza – è leggerissimamente in antitesi con il suo calcio ideale di veleno e cattiveria sbandierato a ogni intervista e conferenza stampa. Paradossalmente a metà del guado, guardando la concorrenza di sbieco, stanno i vincitori degli ultimi nove scudetti, cui sembra sempre che manchi qualcosa per tornare a fare davvero paura: e per insufficienza di prove non basta nemmeno la vittoria in casa della prima in classifica, ottenuta peraltro facendo del tutto a meno di Cristiano Ronaldo, visto che il Milan, o quel che ne rimaneva, si è spento per cause naturali intorno al sessantesimo minuto.
Reggiamoci dunque al corrimano, che da domenica si scivola davvero: in meno di una settimana Roma-Inter, Lazio-Roma e Inter-Juventus daranno una fisionomia tutta diversa alla classifica, buona per inzupparci nuovi discorsi al massimo per un'altra settimana. Solo una legge vale: con questi chiari di luna bisogna farsi concavi e convessi, come amava ripetere un ex presidente di calcio di discreto successo, tuttora l'unico che continua a sventolare impunemente il portafoglio per futili motivi calcistici, annunciando un rinforzo alla settimana per il suo costoso balocco attualmente terzo in serie B. Probabilmente, questo imperscrutabile 2021 riporterà di moda persino lui.