Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza
Se mi tocchi non vale
Il Var è uno strumento utile, che ha permesso al calcio di entrare in una dimensione di relativa certezza, ma viene adoperato con troppa discrezione. Le immagini riviste al monitor molto spesso non “pesano” la forza di un contatto, ne certificano solamente l’accadimento
Cecco toccami che mamma non vede! E invece mamma vede tutto e anche di più. E se la mamma sono gli arbitri italiani la punizione che si prospetta è grave. Cartellini gialli e rossi come fossero bandierine da sventolare alla festa della scuola. Ma una partita, checché se ne dica dalle parti degli illusi, non è solo una festa, è molto, molto di più, visti gli interessi in ballo. Il calcio è uno sport di contatto ma ultimamente basta uno sfioramento di corpi per assistere all’intervento del vigile: favorisca la patente! Ormai funziona così, e le partite sono diventate una lotteria, perché non sai mai quello che può succedere. Se te ne stai buono, mansueto come un cagnolino da salotto va tutto bene, ma se diventi aggressivo, intenso direbbe qualcuno, rischi di non arrivare al novantesimo. E ne risente, oltre al il risultato, il gioco: spezzato, triste e impaurito. Se poi l’atto del tocco si consuma dentro l’area di rigore, può accadere di tutto, anche di perdersi nel labirinto delle interpretazioni, dove conosci l’ingresso ma poi non trovi l’uscita. Il Var è uno strumento sacrosanto che ha permesso al calcio di entrare in una dimensione di relativa certezza ma viene adoperato con troppa discrezione. Le immagini riviste al monitor molto spesso non “pesano” la forza di un contatto, ne certificano solamente l’accadimento. Da qui la scelta di concedere calci di rigore “leggeri”, come quello di Napoli-Spezia, giusto per fare un esempio, dove non si capisce davvero a quanto ammonti il danno procurato dall’intervento di Fabian Ruiz. È così grave da provocare il fischio di quella che una volta veniva definita “massima punizione”? Il rigore concesso da Mariani sul campo non poteva essere che confermato dal Var. Perché attenzione, le immagini amplificano il gesto, lo rendono molto più eclatante di quello che in realtà non sia.
È un grosso problema, difficilmente risolvibile, che coinvolge la tecnologia non solo le singole capacità di un arbitro, per cui la cosa giusta è quella di accettare un margine d’errore. Ma si potrebbe chiarire il cosiddetto protocollo, secondo cui, in linea generale, il Var interviene solo in caso di svista evidente sul campo. Ma questo protocollo, applicato da Tizio, viene disatteso da Caio e questo non è corretto. Detto ciò, nessuno, in questa sede, mette in discussione la buona fede di un settore che opera con professionalità per trovare delle soluzioni dentro un ambito così complesso e delicato. Però servono soluzioni intelligenti, orientate verso una giustizia che non penalizzi in maniera scriteriata l’essenza del calcio: il contatto. Altrimenti se Cecco ti tocca, la mamma interviene e provvede. Ma se solo ti tocca, non vale.