Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza
I vecchi del calcio e la felicità
Il Milan affianca Mario Mandzukic a Zlatan Ibrahimovic per provare a vincere subito. I due vogliono vincere gli ultimi trofei di una lunga carriera. Trofei difficilmente potrà conquistare Frank Ribery, sempre meno contento della sua esperienza alla Fiorentina
Anche gli anziani hanno il diritto di essere felici, per questo parlare di loro di questi tempi mette un po’ tristezza. Così deboli, impauriti, soli nel pericolo. Se hai un papà sopra gli ottanta ti preoccupi per lui, lo curi anche con amore, ma spesso purtroppo non basta. Per fortuna ci sono degli anziani speciali, quelli del calcio, dove un vecchio è ancora un uomo giovane, baldanzoso e pieno di speranze. Molti anni fa, e chi vi scrive ne è stato un tifoso appassionato, vi fu una squadra di terribili vecchietti che si chiamava Pistoiese. Raggiunse la serie A con una rosa di ultra trentenni guidata da due giovanotti attempati, Frustalupi e Rognoni. Il primo aveva l’età di Ibrahimovic, ma a guardarlo ne dimostrava almeno dieci in più.
L’evoluzione della specie ci ha condotti allo svedese, un superuomo che a torso nudo, con i muscoli tirati, sfida il gelo nella notte del rigido inverno. Il suo caso sta diventando argomento scientifico: come farà questo signore a essere ancora così forte, lucido e risolutivo a quasi quarant’anni? La risposta non esiste se non nel patrimonio genetico del campione rossonero, unito a una professionalità fuori dal comune. Il fatto è che al Milan la sua storia è talmente piaciuta che l’hanno voluta ascoltare un’altra volta, con l’acquisto di Mario Mandzukic. Il Milan si affida a entrambi per provare a vincere subito, dentro una casa pulita, ben arredata, dove non manca nulla per essere felici. La prima cosa che abbiamo pensato è: saranno amici?
Domanda inutile, due come loro se anche non lo sono, lo diventano in fretta. In comune, la voglia di primeggiare, di essere protagonisti di una impresa che cambi la storia. In questo desiderio che tende al massimo degli obiettivi, sia Zlatan che Mario non ci mettono solo il fisico ma anche la faccia. Se ci pensate bene, all’espressione sfidante di uno risponde il ghigno provocatorio dell’altro. Al sorriso improvviso dello svedese, quasi un sole tra i fulmini, rispondono i denti bianchi del croato, lucenti, sormontati da due occhi ficcanti come punture.
A questi giovani anziani che stanno per tracciare un solco di gloria spaventando gli avversari pur giocando come bambini, si contrappone un uomo che pareva indirizzato verso un simile destino: Frank Ribery. A lui l’età ha però regalato un brutto scherzo, scaraventandogli addosso all’improvviso tutti gli anni come fossero coriandoli. È successo in mezzo a quella festa triste che si chiama Fiorentina, dove il francese, stufo di ballare da solo, si è seduto lentamente guardando malinconico verso la sua famiglia, lassù in Baviera. E ha smesso di giocare, forse ricomincerà, difficile saperlo. Dipenderà da quello che gli detta il cuore. Perché anche un anziano del calcio, come tutti gli uomini, ha il diritto di essere felice.