Quattro scenari per le Olimpiadi, dal tutto chiuso al quasi normale. “Ma nessun piano B per rinviarle”, dice il Cio
Chiamatelo pure World Olympic Forum. Non è Davos ma Tokyo, la città virtuale del webinar organizzato da Aips – l’Associazione internazionale della stampa sportiva. Obiettivo dichiarato al 26 gennaio: “Far svolgere i Giochi più sicuri di sempre”, garantisce Lucia Montanarella, responsabile delle operazioni media del Cio. Doppio sospiro di sollievo, dunque, sul fronte a cinque anelli: se l’Italia ha evitato in extremis l’infamante sospensione dal Comitato olimpico grazie al decreto salva-autonomia del Coni, in quelle stesse ore anche l’allarme generale più temuto – “Il Giappone pronto ad annullare tutto”, annunciava il Times – è stato disinnescato. Il quadro è come sempre più complicato degli slogan, ma non per questo spinge al pessimismo: “Non siamo nella stessa, proibitiva situazione dello scorso marzo”, spiega il portavoce delle Olimpiadi ai 300 partecipanti collegati da tutto il mondo. “Da allora la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, lo sport ha ripreso a funzionare, anche senza pubblico, e noi abbiamo cercato di immaginare la vita al 23 luglio 2021”, giorno della cerimonia di apertura. “Preparandoci di conseguenza”.
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