That win the best
La fine democratica e corretta dello sport femminile in America
Pep torna primo in Premier, noi vorremmo tornare allo stadio e ai nostri riti prepartita. Anche quelli voodoo
A forza di dire che i misogini stavano tutti di là, i progressisti hanno fatto il giro: lo sanno anche al New York Times che nessuna ragazza può competere contro una trans nata maschio, ma non si può dire troppo forte o si viene accusati di discriminazione.
Adesso che l’America è finalmente un posto più sicuro e tollerante, e prima delle partite nessuno dovrà più inginocchiarsi con il pugno chiuso, ho già pronti fish&chips da consumare insieme a diversi litri di birra: non voglio perdermi per nulla al mondo lo spettacolo dello sport femminile distrutto dall’eccesso di zelo politicamente corretto di Joe Biden e Kamala Harris. I campioni dell’amore e della pace universale infatti hanno subito stabilito per decreto che “ragazze” transgender devono essere riammesse negli sport scolastici femminili. Per farla corta, un maschio che si sente donna potrà gareggiare contro altre donne in qualunque disciplina sportiva (oltre ovviamente a potere accedere a bagni e spogliatoi femminili). A forza di dire che i misogini stavano tutti di là, i progressisti hanno fatto il giro: lo sanno anche al New York Times che nessuna ragazza può competere contro una trans nata maschio, ma non si può dire troppo forte o si viene accusati di discriminazione. Non tutte le brutte notizie sono per forza solo cattive, però: di questo passo, i maschi che non riusciranno ad avere successo nel calcio potrebbero improvvisamente sentirsi donne e passare alla versione femminile del loro sport, alzandone finalmente il livello. Fonti della Gazzetta dello Sport dicono che Cairo stia pensando a questa soluzione per salvare la stagione del Torino.
Una bella notizia di inclusione, nell’epoca in cui il calcio è diventato quasi esclusivamente un problema di buon esempio da dare. Paolo Berizzi, il giornalista di Repubblica che vede i fascisti come il bambino del Sesto senso vedeva la gente morta, ci ha spiegato che la rissa verbale tra Ibrahimovic e Lukaku in Coppa Italia provoca “l’effetto emulazione nelle categorie minori, soprattutto quelle giovanili”. E via a citare il “progressivo aumento degli episodi di violenza verbale” a livello di Csi. Nel mondo capovolto di chi la sa lunga, insomma, è colpa degli attaccanti di Milan e Inter se in periferia da decenni ci sono i tamarri (che non sarebbero tamarri se leggessero Repubblica, of course). A proposito di buoni esempi, in Premier League Pep Guardiola è tornato in testa alla classifica, anche grazie alla paranormale vittoria del mio Sheffield United all’Old Trafford di qualche sera fa, roba da diventare milionari scommettendoci prima. Mourinho sembra avere perso la spinta di inizio stagione, naviga lontano dal primo posto e ha perso l’ennesima partita contro il Liverpool, non certo una squadra in forma smagliante nell’ultimo periodo. Così, mentre Andrea Agnelli spiega come fare andare a sbattere più forte del dovuto l’auto del calcio mondiale contro un palo chiedendo un’ulteriore accelerata al sistema (e chissenefrega di chi resta indietro, le grandi devono fatturare), noi ci limitiamo a sperare di poter tornare a cantare allo stadio, a bere birra al pub e a fare tutti i nostri riti prepartita. Anche quelli voodoo.