Il Foglio sportivo
Le nostre notti a guardare barche volanti. Guido Meda ci racconta la sua Prada Cup
"Ci sono velocità mai viste e su tempi di regata simile a quelli dei Gran premi. E poi ci sono i sorpassi, l’alternarsi, a volte repentino, in prima posizione. Mi è andata bene"
Clive Cussler nella sua vita ha sorvolato terra e acque sugli aerei, vagato per i mari di mezzo mondo in cerca di relitti marini. Ha fatto anche altro. Meccanico, agricoltore, pubblicitario, militare e la guerra in Corea. Poi si è messo a scrivere romanzi di avventura. Aveva un sogno: “Volare su di una barca a qualche metro dalle onde”. Non è mai riuscito a realizzarlo, ma lo ha fatto realizzare a un suo personaggio letterario.Il sogno di Clive Cussler l’hanno reso possibile gli scafi che si stanno contendendo la Prada Cup, la competizione velica che ha sostituito la Louis Vuitton Cup come via d’accesso all’America’s Cup, il più antico trofeo sportivo al mondo per il quale si compete tutt’ora, quello più ambito per la vela.
Lo scrittore disse in un’intervista a Esquire che “a raccontare sono buoni in tanti, ma per raccontare il mare uno per mare ci deve essere stato. E poi aver fatto tutt’altro, perché altrimenti cos’è il mare non lo si riesce a far capire”. Tutt’altro ha fatto anche Guido Meda, vicedirettore a Sky Sport e capo dei motori, voce del motociclismo che per la pay tv si è trovato in studio a commentare queste barche a vela che volano sulle onde. Il giornalista per mare c’è andato e ci va, poi ha fatto tutt’altro. La via maestra tracciata da Cussler. Al commento c’è arrivato “perché ho una passione per tutto ciò che si muove con degli uomini sopra. Moto, macchine, aeroplani, barche: la patente di guida e quella nautica le ho prese nello stesso anno. Tradizione di famiglia”, dice al Foglio Sportivo.
Un attracco in un porto nuovo, dopo un viaggio iniziato anni e anni fa. “Mio padre aveva una barca a vela, lì sono stato svezzato sin da piccolo. Al microfono di questa Prada Cup ci sono arrivato da modesto diportista molto appassionato e divertito dall’andare per mare. Qualche regata l’ho pure fatta, ma certo non da raffinato timoniere, da uomo di fatica”.
Ha attraccato in tempo, nel momento giusto. “Perché quest’anno la Prada Cup assomiglia al motomondiale, ci sono velocità mai viste e su tempi di regata simile a quelli dei Gran premi. E poi ci sono i sorpassi, l’alternarsi, a volte repentino, in prima posizione. Mi è andata bene. Che gli scafi fossero veloci era risaputo, ma che ci fosse questa battaglia era difficilmente immaginabile”.
Una lotta fatta di carbonio e tecnologia. “Il carbonio è figlio di una strada di miglioramento continuo dei materiali, una via della leggerezza, attraversando più ère: ferro, acciaio, alluminio”. Leghe metalliche da esterno e da interno, metalli che trasportano segnali, che regolano l’andar per mare. “Moltissima elettronica. Dati di bordo, gestione degli impianti, regolazione delle vele che ormai non sono più soltanto vele, si sono quasi evolute in ali. Si modificano e cambiano geometria a seconda di come vengono investite dal vento”. Serve l’elettronica anche per volare “per controllare le parti aereodinamiche immerse che permettono la navigazione”, spiega Meda.
Una lotta però che è ancora decisa dagli uomini, dalla loro capacità di scrutare il mare, sfruttare il vento, dove l’errore, anche minimo, pesa tantissimo. “Le barche sono un’avanguardia tecnologica pazzesca, ma sono domate da gente che l’acqua e il vento li conoscono alla perfezione, che se non fossero ad Auckland navigherebbero da qualsiasi altra parte. Persone innamorate del mare che godono alla stessa maniera a navigare a cinque o a cinquanta nodi. L’elettronica toglie loro un po’ di fatica, ma non ditelo ai grinder che le manovelle le devono comunque girare. Queste barche, allo stesso modo di quelle che le hanno precedute, sono animate da un corpo che deve muoversi all’unisono, un equipaggio che deve essere anzi ancor più veloce e coordinato perché a queste velocità per perdere decine o centinaia di metri basta solo un attimo di distrazione”.
Barche che “segnano una nuova frontiera della vela, che però si lega anche al percorso che anche quelle da trasporto hanno seguito, si pensi agli aliscafi”. Barche che stanno appassionando gli italiani, che fanno passare notti davanti al televisore non solo agli esperti, agli amanti del diportismo o delle regate. Le regate del Round Robin sono state seguite su Sky Sport in media da 200 mila telespettatori. Semifinale, ora in corso tra Luna Rossa e American Magic, e finale, ne richiameranno altri. “Ma così sono gli italiani, si appassionano dello sport, non solo di uno sport. Apprezzano il bello, le sfide. E queste sfide sono appassionanti, mi sto divertendo tantissimo”, conclude Guido Meda.
Sconfitta in Eurolega
A Berlino l'Alba è nera per l'Emporio Armani
olive s3 e10