Da quando la cattiveria è diventata un valore? Come naturale e benvenuta forma di reazione al buonismo imperante, diranno in molti, a vario titolo infelici. Ma “cattivo” è un aggettivo positivo? E nello sport, la cosiddetta “cattiveria agonistica” – quella che ti fa chiudere la partita al primo match point o ti fa segnare alla prima occasione da gol – ha qualcosa a che spartire con la cattiveria tout court, lo sguardo truce, la frase sprezzante, l’entrata pesante, la gomitata ben assestata lontano dagli occhi dell’arbitro?
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