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Il gioco delle sedie attorno ai tormenti di Lionel Messi

Giovanni Battistuzzi

Negli ottavi di Champions League il Barcellona incontrerà il Paris Saint-Germain in una sfida che potrebbe segnare anche il calciomercato della prossima estate

Sabato fuori dal Camp Nou, Lionel Messi ha risposto con un alzata di spalle e un allargamento delle mani alla domanda giornalista del Mundo Deportivo che chissà come era riuscito a intrufolarsi nei sotterranei dello stadio del Barcellona che porta al parcheggio dei bus delle squadre. Nessuna parola, solo un gesto a chi gli chiedeva se la partita di Champions League di martedì contro il Paris Saint-Germain potesse essere per lui una sorta di assaggio di futuro. In Catalogna si dice, nemmeno più bisbigliando, che il numero 10 l'anno prossimo raggiungerà l'amico Neymar a Parigi. C'è un telefono senza fili che scorre tra i tifosi, tra quelli "informati", voci che si inseguono e si rincorrono, che si ingigantiscono e raccontano di case già acquistate, di precontratti già firmate, addirittura di un viaggio segreto conclusosi nella casa di Leonardo per pianificare il prossimo mercato. C'è niente di vero, o quantomeno nessuna conferma da parte di giocatore e club, E non ci può essere per due motivi semplici, quasi banali: Messi non sa cosa farà e il Paris Saint-Germain neppure. Il primo non ha deciso, il secondo non sa se potrà permettersi l'attaccante argentino.

  

Perché le possibilità economiche della squadra parigina sono sì ingenti, ma meno di un tempo (secondo l'Equipe la pandemia ha fatto perdere oltre 200 milioni di euro alla società della capitale francese), il presidente Nasser Ghanim Al-Khelaïfi ha ricevuto ordine dal Qatar di non lasciarsi andare a follie e la UEFA non ha allentato le cinghie del fair play finanziario. Insomma i soldi bisogna trovarli e li si possono trovare solo guardando ciò che si ha in casa e rinunciando a qualcosa. E per avere un giocatore costoso come Messi serve più di un piccolo taglio. E se Neymar è intoccabile e insostituibile, almeno secondo l'area direttiva del Paris Saint-Germain, l'uomo a cui rinunciare dovrebbe essere Kylian Mbappé, che ancora non sa se rinnoverà e che non considera Parigi la meta finale della sua (giovane) avventura calcistica. Un'ipotesi che i tifosi però non sembrano apprezzare molto: secondo un sondaggio condotto da RTL e Winamax il 73 per cento dei tifosi parigini ritiene controproducente vedere l'attaccante francese per acquistare Messi. Anni fa un sondaggio del genere sarebbe stato del tutto trascurato dalla dirigenza. Ora invece il direttore generale Jean-Claude Blanc ha iniziato a non ignorare la volontà popolare. A fargli cambiare idea una circolare del Qatar Investment Authority, il fondo proprietario del club: serve un cambiamento del sistema di sostentamento del club, l'immissione di denaro esterno è sempre più complicata per i parametri UEFA. E il nuovo piano prevede anche quello di assecondare, almeno in parte la ciò che pensano i tifosi, specialmente quelli più facoltosi e disposti a investire nel club.

    

Il direttore sportivo Leonardo a France Football ha detto che "quattro mesi sono lunghi", che le vie per portare Messi a Parigi "sono una questione non prioritaria", ma che se si aprisse un grande tavolo sul futuro dell'argentino la nostra sedia sarebbe già prenotata". Insomma ha detto tutto e niente, sottolineato che Messi interessa, soprattutto perché non ci sarebbe esborso di denaro per il suo cartellino. ma che al momento, come vuole la prassi, non se ne discute. Un gioco delle sedie. Si aspetta la fine della musica per lasciare qualcuno in piedi. Soldi permettendo. Anzi, tanti soldi permettendo.

  

Dall'entourage del dirigente brasiliano filtra comunque un moderato ottimismo. Non tanto per l'arrivo del numero 10, quanto per la retromarcia dei proprietari della società parigina sui fondi a disposizione per rinforzare la squadra, soprattutto dopo aver perso la possibilità di ingaggiare il difensore francese del Lipsia, Dayot Upamecano, che il prossimo anno vestirà la maglia del Bayern Monaco.

  

Lionel Messi domani, martedì 16 febbraio, scenderà in campo al Camp Nou con addosso la maglia del Barcellona, quella che aveva chiesto di non vestire più l'estate scorsa, quella che si è ritrovato suo malgrado addosso questa stagione, quella che i populisti del calcio hanno sostenuto abbia contribuito in modo significativo a rovinare con le sue ingiuste ed esose pretese economiche (qui Maurizio Crippa spiegava perché non è stato Messi a rovinare il Barcellona). Davanti si troverà il Paris Saint-Germain che sino all'anno scorso avrebbe fatto di tutto per acquistarlo, che forse lo tessererà, ma non più facendo di tutto. Il passato si intreccia con il presente e il futuro, segna vie parigine e un abbraccio con l'amico stimato Neymar. E vie che lo potrebbero condurre al di là di Parigi, oltre la Manica, a risalire Albione sino a Manchester, dove un altro pezzo di quello che è stato dimora. Anche il Manchester City però tentenna, prende parte al gioco delle sedie, sornione, sapendo che questo gioco è esclusivo, gli invitati sono pochi, la sedia una e non è detto che si liberi davvero.

 

Lionel Messi intanto non parla, non saprebbe d'altra parte cosa dire, che parole potrebbe trovare per spiegare cosa sta succedendo? "La stagione dell'addio è sempre la più tormentata. Pensieri che abbracciano il passato intrisi di malinconia offuscano le visioni di un futuro incerto di sogno e incertezza. I vecchi che dicono che quel che c'è non è per forza peggiore di ciò che ci sarà e che quel che sarà molto spesso è una trappola soltanto che i nostri occhi non riescono ancora a osservare. Il presente fugge tra un passato che si allontana e un futuro che inizia a cavalcare. E ci si ritrova fermi in mezzo a una desolata prateria dove i punti cardinali si sono estinti e ci ritroviamo solo in noi in un baccano che ci stringe il cuore. Silenzio, di un dannato silenzio avremmo bisogno", scriveva il poeta Federico García Lorca all'amico torero Ignacio Sánchez Mejías nel novembre del 1929, alle prese con la decisione di abbandonare Cuba per ritornare in Spagna.