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Gli aristosportivi
Lo sport nacque aristocratico, divenne popolare. Ora i nobili che si cimentano nelle discipline sportive sono una rarità. Nello sci continua a gareggiare il messicano Hubertus Rudolph von Furstenberg-von Hohenlohe-Langenburg. Ha 62 anni e ha disputato lo slalom gigante di Cortina 2021
Mondiali di sci a Cortina d’Ampezzo. Slalom gigante, prima manche. Con il pettorale 99 al cancelletto di partenza lentamente scatta uno sciatore messicano. La sua prudente gara dura una ventina di secondi. Alla decima porta perde l’equilibrio su un lastrone di ghiaccio, cade e scivola a valle fino a incastrarsi nella rete di protezione. Era il meno giovane dei partecipanti: 62 anni. Ma non il meno titolato: non campione, ma principe. Hubertus Rudolph von Furstenberg-von Hohenlohe-Langenburg, figlio del nobile spagnolo Alfonso di Hohenlohe-Langenburg e dell’attrice italiana Ira von Furstenberg, imparentato con gli Agnelli ma anche con Alberto Tomba, è un veterano del circo bianco. Se l’importante è partecipare, lui si dimostra un fuoriclasse: 19 Mondiali e sei Olimpiadi. Il resto sono dettagli, quisquilie, statistiche. La sua pagina su Wikipedia raccoglie piazzamenti remoti, ma storici. E con lo stesso spirito Hubertus – ci permettiamo di chiamarlo con il solo nome per ragioni di spazio – si è esibito anche nel mondo della fotografia, della musica, della televisione e del cinema. Così, a occhio, senza problemi di budget e sponsor.
Lo sport era materia ed esercizio degli aristocratici prima ancora di chiamarsi sport. Karl Friedrich Christian Ludwig Freiherr Drais von Sauerbronn, semplificando Karl von Drais, anche lui senza problemi di budget e sponsor, era un barone tedesco nullafacente con l’hobby delle invenzioni. Aveva già escogitato un tritacarne, disegnato un estintore, progettato un riflettore a luce solare, addirittura ideato un sottomarino dotato di periscopio nonché perfezionato una macchina per scrivere a tasti che, non sapendo come chiamarla, aveva battezzato “pianoforte per scrivere rapido”, quando realizzò un mezzo a due ruote, quella anteriore leggermente più piccola di quella posteriore, con tanto di manubrio e sella, ma senza pedali. La etichettò “macchina per correre” perché, per andare, bisognava correre, ma a piedi. Solo più tardi gli fu regalato il beneficio della primogenitura ispirandosi al cognome e coniando il neologismo “draisina”, poi corretto in velocipede, infine mascolinizzato in biciclo e definitivamente battezzata bicicletta. Era il 1816.
Lo sport apparteneva solo a chi se lo poteva permettere: i ricchi, dunque, gli aristocratici. Poi si aprì al popolo: e il popolo se ne imposessò fino a esaltare e ricordare gli aristocratici come valorose eccezioni. Nel rugby si celebra la figura del principe principe russo Aleksandr Sergeevic Obolensky, a un anno portato dalla famiglia a Londra, a 18 cittadino britannico. Il 4 gennaio 1936, a neanche 20 anni, esordì come numero 14 – trequarti ala - nell’Inghilterra contro gli All Blacks, a Twickenham, 72 mila spettatori. Fra questi, nella centralissima tribuna d’onore, c’era anche Edoardo VIII, duca di Windsor e principe di Galles, scandalizzato dalla presenza di un giocatore russo nell’Inghilterra. Quando passò in rassegna le squadre, il principe di Galles chiese a Obolensky con quale diritto giocasse per l’Inghilterra. E il principe di Russia gli rispose, pacifico: “Studio a Oxford, Sir”. Obolensky segnò due mete, la prima volando per trequarti di campo. Il risultato finale fu 13-0 (e fu anche la prima volta nella storia che l’Inghilterra batté gli All Blacks). La folla lo acclamava “The Prince” e lo invocava “O-bo-O-bo-O-bo”, e chissà se a questo punto anche il principe di Galles si era lasciato andare con più affetto e gratitudine verso il collega dell’Est. Se volare è il destino di un’ala, lo si rivelò soprattutto per Obolensky. Arruolato nella Royal Air Force, squadriglia numero 54, pilota, Obolensky si schiantò il 29 marzo 1940, ai comandi di un Hawker Hurricane, al termine di una prova di addestramento.
Gli aristosportivi sono pochi eletti. Principe, se non delle maree, almeno delle onde è stato Costantino di Grecia, XIII nella linea degli imperatori bizantini, II in quella dei reali ellenici, ma I ai Giochi olimpici di Roma nel 1960. Era ancora principe ereditario, Costantino, quando sfilò allo Stadio Olimpico da portabandiera della delegazione greca e poi gareggiò nella vela, classe dragone, insieme con i meno titolati Odysseus (però, che nome mitico) Eskitzoglou e Georgios Zaimis. Fu, quella, la prima medaglia d’oro conquistata dai greci nelle Olimpiadi moderne. Le regate si disputarono nel golfo di Napoli: Costantino e corte su Nirefs si classificarono decimi nella prima prova, terzi nella seconda e nella terza, primi nella quarta, quarti nella quinta, secondi nella sesta e quarti nella settima e ultima, e così precedettero gli argentini di Tango e gli italiani di Venilia. E’ stato più eclettico come uomo di sport che non come politico, Costantino: nuotatore, cavallerizzo e cintura nera di karate, nonché dirigente del Comitato internazionale olimpico.
E che tifo per Zara Phillips all’Olimpiade del 2012. La figlia del capitano Mark Phillips e della principessa Anna, seconda nipote della regina Elisabetta II e diciottesima erede nella linea di successione al trono del Regno Unito, giocava, anzi, cavalcava in casa: a Londra. E nel concorso completo a squadre, in sella a High Kingdom, conquistò la medaglia d’argento nel Greenwich Park dietro alla Germania e davanti alla Nuova Zelanda. Nel dressage fu poco precisa, nel cross-country si riabilitò e nel salto ostacoli se la sbrigò egregiamente. Ad applaudirla, nella tribuna d’onore, c’era anche il marito, Mike Tindall, rugbista, trequarti centro, 75 partite nell’Inghilterra e campione del mondo nel 2003. Nel duello sportivo-familiare, Zara ha scavalcato Mike: nella sua cassaforte, anche un oro e due argenti mondiali e tre ori europei.
Un fine settimana di "altri sport"
Pallavolo donne: Conegliano alla vittoria numero 49 consecutiva. Pallavolo uomini: playoff, ottavi di finale, primo turno, Milano supera Verona, Piacenza batte Padova.
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Ciclismo: il 24 febbraio sarà presentato il Giro d’Italia 2021 (8-30 maggio, il via da Torino).
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Tennis: Nolan Djokovic domina Daniil Medvedev e conquista il suo nono Australian Open e il suo diciottesimo titolo dello Slam.