Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza
Coppamara
A rappresentare l'Italia nell'Europa del calcio è rimasta solo la Roma
Se è vero, come sostiene Gasperini, che ogni squadra ha un suo linguaggio che si esprime attraverso il modo in cui i calciatori si passano la palla, il discorso, è il caso di dire, si fa parecchio articolato, oltreché interessante. L’Atalanta parla chiaro, sia in Europa, dove è stata eliminata da una grande squadra con un grande pennello (il potere politico), sia in Serie A, campionato nel quale la sua voce si fa sentire con franchezza. I bergamaschi giocano infatti in maniera molto diretta, sviluppando in verticale la manovra, alla ricerca della conclusione in porta con un numero non troppo elevato di passaggi. Quello che è successo a Sportiello è stato un incidente, un eccesso di sintesi più che un errore di sintassi. Il portiere dell’Atalanta, forse poco concentrato, ha tirato debolmente in una zona occupata dagli avversari, ma cercando la fascia lontana. Niente a che vedere con la classica ripartenza da dietro, vera e propria fissazione di alcuni allenatori, ma non certo di Gasperini.
E torniamo al linguaggio per l’appunto.
La Juventus è uscita dalla coppa per una parola fuori posto tra Bentancur e Szczesny, cercando in seguito di rimediare con discorsi parecchio confusi. Come gioca la Juventus, come si esprime? Al momento è difficile capirlo. Qualcuno scorge in questa sostanziale inintelligibilità, la cifra stilistica di Pirlo. Insomma la Juventus parla come il suo allenatore: poco, a bassa voce e con uno sguardo enigmatico. Questa maniera di comunicare, potrebbe in futuro rappresentare la sua forza, ma al momento è come un’eco nella grotta, un rimbalzo di voci che disorienta.
La Lazio, terza ad uscire dalla Champions per mano dei suoi fortissimi detentori, si sta ritrovando lentamente senza voce. Garbava molto il suo modo di essere, così distesa, con le gambe lunghe, capace di parlare con un frasario semplice senza troppi fronzoli e uno sguardo ammiccante. E’ stato poco più di un anno fa quando, prima della pandemia, Inzaghi si era messo a vincere senza fermarsi. Oggi la Lazio balbetta, trovando ogni tanto l’acuto in qualche stornello romano. Ha perso di ambizione, anche se c’è il tempo per rimediare almeno un po’.
Resta la Roma, ma nella “bassa” Europa. I giallorossi giocano bene, un fraseggio forbito. A volte hanno paura di guardare negli occhi l’avversario più forte. E’ successo in campionato, non è accaduto a Donestsk. Il Milan è uscito dal vecchio continente, senza sapere bene perché. Gli è mancato il punto nella frase. Senza molti giocatori, i quattro d’attacco hanno farfugliato parecchio prima che entrasse l’uomo alto col pizzetto, ma non è bastato. Ibra, in queste settimane, è stato dio, cantante e conduttore. Se torna a fare bene il calciatore, tutto può ancora succedere. Anche se il meglio – sensazione – è stato dato. Anzi – licenza – parlato.