That win the best
Squadre sovraniste e alieni nascosti
Gareth Bale sa, ma non ha le prove. Il principe Filippo non avrebbe potuto fare il calciatore oggi
Il nudista a Granada, quei razzisti dello Slavia Praga e l'allenatore ungherese che farebbe meglio a farsi i fatti suoi
Brindo subito (con quattro Guinness da anniversario) a Olmo Garcia, che giovedì sera ha dato un senso ai quarti di finale di Europa League più brutti della storia: sconosciuto ai più ma noto a Granada per il suo – chiamiamolo per quel che è, direbbe Draghi – esibizionismo, ha fatto irruzione nudo sul campo durante la sfida tra la squadra di casa e il Manchester United. Più veloce di Arthur durante una costruzione dal basso della Juventus, Olmo ha attraversato il prato correndo senza mutande e senza mascherina. Nella mestizia delle partite viste quella sera, el señor Garcia ha fatto certamente più bella figura del portiere dell’Ajax (ma ve lo ricordate il grande Ajax per cui tutti gli esperti di calcio un paio d’anni fa si toccacciavano, pronti a giurare che i fasti di Cruijff stavano per tornare?).
Mi tocca elogiare per la seconda settimana di fila l’avversaria di una inglese: poiché ormai un’accusa di razzismo non si nega a nessuno (ed è bellissimo che succeda mentre per ricordare il Principe Filippo, che Dio lo abbia in gloria, ridiamo divertiti delle sue battute che dette da chiunque altro sarebbero considerate razziste e le definiamo gaffe), dopo l’eliminazione dei Glasgow Rangers ai sedicesimi di finale di Europa League, il difensore dello Slavia Praga Kudela è stato accusato di avere rivolto epiteti razzisti a un avversario di colore, Kamara. Kudela sarebbe stato per questo aggredito a calci e pugni nel tunnel verso gli spogliatoi. Nessuno sembra avere sentito niente (e per i calci e pugni, chissenefrega, saranno mica gravi), l’Uefa ha aperto un’inchiesta (anche questa non si nega a nessuno), e allo Slavia Praga sono girate le balle: giovedì sera quando arbitri e giocatori dell’Arsenal si sono inginocchiati prima del fischio iniziale, la squadra ceca ha scelto di rimanere in piedi (e no, non sono tutti biondi caucasici i calciatori dello Slavia).
In attesa che la grande ondata democratica faccia pulizia di tutti questi sovranisti xenofobi dell’Europa dell’est, segnalo la reazione invero leggermente eccessiva del governo ungherese che ha convocato l’ambasciatore tedesco dopo il licenziamento di Petry. L’allenatore dei portieri dell’Herta Berlino in un’intervista aveva criticato la campagna a favore dei matrimoni gay del portiere dell’Ungheria Gulacsi con un reazionarissimo “mi concentrerei più sulle questioni sportive”, subito prima di parlare di “Europa cristiana” e dire che criticare l’immigrazione non significa essere razzisti. Nessuno ha ovviamente difeso Petry, anzi tutti si sono affrettati a dire che l’Herta Berlino può fare quello che vuole. Giusto così, è Petry che non doveva dire quello che pensa se voleva tenersi il lavoro. Le squadre di calcio non praticano più sport, fanno comunicazione e servono a educare il popolo, e chi non abbraccia le giuste campagne è costretto a fare come gli alieni secondo Gareth Bale: “Esistono, ma li nascondono”. (Abbiate fede: torneremo a parlare di calcio giocato. E a brindare con le nostre bionde).